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L’ombra di Franco, girano ancora i libri amputati dalla censura

Elena Intra 
Sono passati esattamente 80 anni dalla fine della guerra civile spagnola, quando le forze populiste del generale Francisco Franco riuscirono a sconfiggere la resistenza di sinistra e sottomisero il Paese a una dittatura in piena regola. 

Decenni dopo la sua morte, Franco continua a gettare la sua lunga ombra sulla Spagna, dall’ascesa del partito di estrema destra Vox alle centinaia di fosse comuni di persone che sono morte durante la guerra e che stanno ancora aspettando di essere riesumate.

Un’altra eredità estremamente importante di cui poche persone sono a conoscenza è il continuo effetto del suo regime sui libri, sia in Spagna che in tutti i territori ispanofoni. Fino ad oggi, le traduzioni di molti classici mondiali e opere di letteratura spagnola sono state ristampate usando testi censurati approvati dai censori del dittatore – spesso senza che gli editori se ne rendessero conto, per non parlare dei lettori. Si tratta di una questione che ha avuto un effetto inquietante sulla libertà di parola nel corso degli anni e va affrontata con urgenza.
Tra il 1936 e il 1966, ogni singolo libro pubblicato in Spagna doveva essere sottoposto a un comitato nazionale di censura per essere esaminato. I censori decidevano se il testo dovesse essere vietato del tutto o fosse adatto alla pubblicazione, nel qual caso avrebbero stabilito le eventuali modifiche necessarie.
Dopo il 1966, quando una nuova legge che in parte liberalizzava la libertà di parola fu introdotta nel Paese, gli editori potevano decidere volontariamente se inviare un testo per la censura o meno. Tuttavia, le autorità mantenevano la possibilità di ritirare dalla circolazione qualsiasi libro ritenessero inaccettabile.
Le leggi della censura di Franco cercavano di rafforzare il cattolicesimo e promuovere l’uniformità ideologica e culturale. I censori imponevano valori conservatori, inibivano il dissenso e manipolavano la storia, specialmente il ricordo della guerra civile. Il materiale sessualmente esplicito era vietato, così come le opinioni politiche alternative, il linguaggio improprio e le critiche alla Chiesa cattolica.
La Spagna ha abbandonato queste politiche dopo la morte di Franco nel 1975, ma la maggior parte di quegli stessi testi sono ancora ampiamente disponibili oggi.
Ad esempio, Rosemary’s Baby di Ira Levin è disponibile in più di 20 diverse edizioni in lingua spagnola, compresa una versione elettronica, che non contiene due interi passaggi che secondo i censori glorificavano Satana. Gridalo forte di James Baldwin è disponibile solo in una versione che presenta tagli ai passaggi che fanno riferimenti al controllo delle nascite e dettagli sulla vita sessuale dei personaggi principali. La pubblicazione di questo testo censurato è sponsorizzata nientemeno che dall’UNESCO.
Molte opere letterarie di alcuni tra i più importanti scrittori spagnoli del XX secolo hanno incontrato destini simili, tra questi Ana María Matute, Camilo José Cela, Juan Marsé e Ignacio Aldecoa. In alcuni casi, come in Giorni in Birmania di George Orwell e Thunderball di Ian Fleming, le parti censurate sono sopravvissute in versioni ritradotte e restaurate.
Con nessuno attualmente sotto i 40 anni che fosse vivo durante gli anni della dittatura, poche persone sono consapevoli del problema. Le biblioteche pubbliche incoraggiano le persone a leggere migliaia di volumi senza rendersi conto che sono censurati. Molti di questi testi sono stati importati in America Latina, a volte addirittura ripubblicati in diversi Paesi con le parti censurate intatte. Significa che a una parte abbastanza ampia della popolazione mondiale viene regolarmente negato l’accesso alla letteratura come dovrebbe essere.
Perché la censura non è mai finita
È risaputo che gli spagnoli hanno difficoltà a confrontarsi con la loro recente storia traumatica. Il cosiddetto “patto dell’oblio“, una decisione tacita tra le élite politiche spagnole di non mettere in discussione o esaminare il passato, è stato visto da molti come vitale per rendere possibile la transizione verso la democrazia alla fine degli anni ’70 e nel corso degli anni ’80. Per anni, questo ha implicato un’amnesia generale sulle politiche culturali di Franco: anche quando i libri sono stati ritradotti per ripristinare le parti censurate, poche persone hanno detto qualcosa a riguardo.
La legge spagnola del 2007 per il recupero della memoria storica ha rappresentato un grande passo avantirispetto a questi anni di oblio. Ha condannato la dittatura e stabilito compensi per le persone che avevano subito violenza politica durante il regime. Ha inoltre avviato la rimozione di statue e altri simboli pubblici che glorificavano il regime di Franco. Tuttavia, altri artefatti culturali, come i libri, sono stati trascurati.
Il risultato è che il problema della censura letteraria spagnola è vivo e vegeto ancora oggi. A dire la verità, sta probabilmente peggiorando: è facile rilasciare versioni digitali di questi classici, quindi la mano di Franco si estende persino a kindle e tablet. Stiamo parlando di uno dei retaggi più duraturi, eppure invisibile, del suo regime.
L’effetto sulla cultura in Spagna e in altri Paesi ispanofoni è quasi incalcolabile. La censura ha certamente distorto la percezione di molte persone sulla guerra civile e le sue conseguenze. Molti lettori ignorano i reali punti di vista degli scrittori in merito a importanti questioni sociali come i ruoli di genere, il controllo delle nascite e l’omosessualità.
La domanda è come affrontare questo complesso problema – il partito Vox, (che comunque non ha superato la prova delle ultime elezioni, NdT) aveva promesso di abrogare la legge della memoria storica con la motivazione che manipola il passato.
Il compito più importante è sensibilizzare il pubblico dei lettori. Ciò richiede un chiaro sostegno da parte del Governo spagnolo, oltre a un impegno serio da parte dell’intero settore letterario, comprese biblioteche, case editrici, traduttori, archivi, pubblicazioni culturali e scrittori stessi. Le tecnologie che stanno dando nuova vita al problema potrebbero essere utilizzate invece per aiutare: un database pubblico di testi restaurati, ad esempio, potrebbe diventare uno strumento importante.
Il punto è che, anche se la Spagna sin dai primi anni del Duemila sta affrontando sempre più l’impatto del regime di Franco nella memoria sociale e storica del Paese, il processo del venire a patti con il passato è ben lungi dall’essere completo. Il patto dell’oblio non ha solo rovinato il progresso democratico della Spagna, ha anche danneggiato gravemente il patrimonio culturale del Paese.
La Spagna e il resto del mondo ispanofono non saranno liberi dall’ombra censoria di Franco finché questo problema non sarà affrontato pubblicamente e in modo decisivo. Con le figure in ascesa che invece preferirebbero tornare indietro, non c’è tempo da perdere.