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FOCUS ON AFRICA. Studenti e opposizioni nelle piazze di Sudafrica e Benin

Federica Iezzi 4 maggio 2019
Prosegue il movimento studentesco sudafricano contro le elevate tasse universitarie, mentre a Cotonou si contestano le elezioni.

Nella nostra rubrica settimanale sul continente africano andiamo anche in Etiopia, alle prese con una rinnovata libertà di stampa e in Uganda con l’ennesimo arresto di Bobi Wine.
Etiopia
Solo poco più di un anno fa, l’Etiopia era conosciuta come uno dei peggiori Paesi per quanto riguarda la libertà di stampa, con l’egemonia di controllo dell’Ethiopian People’s Revolutionary Democratic Front’s (Eprdf), partito al governo dal 2015.
Il primo ministro Abiy Ahmed, che ha assunto la presidenza dell’Eprdf e la premiership nell’aprile del 2018, ha invertito la rotta sbloccando centinaia di siti web dissidenti e riammettendo di fatto nel Paese giornalisti in esilio.
Il nuovo governo etiope sta preparando una legislazione che imporrebbe fino a tre anni di carcere per coloro che diffondono discorsi di incitamento all’odio e notizie false.
In prospettiva delle elezioni nazionali nel 2020, l’Etiopia è alla ricerca di una rinnovata libertà di stampa. L’intera popolazione deve prendere decisioni informate, per evitare il ripetersi delle violenze delle elezioni nazionali post-2005 quando alcuni media sono stati accusati di contribuire agli scontri.
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Benin
Le forze di sicurezza nella più grande città del Benin, Cotonou, avrebbero usato violenza per disperdere la folla che protestava contro l’esclusione dei partiti di opposizione dalle imminenti elezioni parlamentari. Solo i due partiti, vicini all’attuale presidente Patrice Talon, hanno potuto schierare i propri candidati e spartirsi gli 83 seggi al parlamento. L’opposizione è stata totalmente esclusa dalla tornata elettorale.
Centinaia di persone continuano a scendere in piazza, invitando Talon a dimettersi. Le proteste sono iniziate ore dopo che i primi risultati hanno mostrato una bassa affluenza alle urne, che ha raggiunto appena il 22,9%.
I sostenitori dell’ex presidente Thomas Boni Yayi, che ha guidato le proteste contro i risultati del ballottaggio, hanno condotto i disordini in seguito alla decisione della commissione elettorale di impedire ai partiti dell’opposizione di partecipare alle elezioni perché non in grado di soddisfare i rigidi criteri previsti dalla nuova legge elettorale.
Secondo Amnesty International un’ondata di arresti arbitrari di attivisti politici e giornalisti e la repressione delle proteste pacifiche hanno raggiunto un livello allarmante.
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Sudafrica
Continua il movimento studentesco #FeesMustFall, esploso sul panorama politico del Sudafrica nel 2015 come protesta contro il costo dell’istruzione universitaria. Nell’ottobre 2015, irritati dagli annunci di un aumento del 10,5% delle tasse universitarie, gli studenti hanno protestato occupando la Johannesburg’s Wits University.
Le università sudafricane avevano inoltre scelto di assumere personale di supporto tramite appaltatori aziendali piuttosto che prediligere impieghi diretti: questo ha significato minori salari e la perdita di benefici come l’assistenza medica. Motivi questi dell’implemento delle proteste.
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Uganda
Il capo dell’opposizione e pop-star di successo ugandese Kyagulanyi Ssentamu, in arte Bobi Wine, è stato liberato su cauzione dopo aver trascorso tre notti in un carcere di massima sicurezza.
Accusato di disobbedire all’autorità statutaria, rimane in balia di un lungo processo. Wine è stato anche accusato di tradimento per aver guidato i giovani ugandesi verso una sfida alla leadership del presidente Yoweri Museveni, e ha lasciato intendere che potrebbe candidarsi alla presidenza nel 2021.
Il cantante, entrato in parlamento nel 2017 e riconosciuto da subito come critico principale di Museveni al potere dal 1986, ha rapito i giovani ugandesi con le sue canzoni sulla giustizia sociale.