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«Per i palestinesi in Israele è tempo di un nuovo attivismo»

Michele Giorgio 11 aprile 2019
Parla Sawsan Zaher, vice direttore dell’ong Adalah: «La frustrazione è la causa della bassa partecipazione al voto degli arabo israeliani ma ha pesato anche la fine della Lista araba unita. La legge che ha proclamato Israele Stato degli ebrei avrà un forte impatto in Cisgiordania».

Un mix di preoccupazione e indifferenza percorreva ieri le strade dei centri abitati arabi in Israele dopo la vittoria elettorale che ha assegnato a Benyamin Netanyahu il quinto mandato da premier. Pesano sul dibattito che si è aperto il netto calo dell’affluenza alle urne della minoranza palestinese e le ripercussioni che ciò ha avuto sulla rappresentanza araba alla Knesset oltre alle ipotesi che si fanno sul programma nel “settore arabo” del futuro governo di destra. Ne abbiamo parlato con Sawsan Zaher, vice direttore di Adalah, centro per l’assistenza legale alla minoranza palestinesee una delle espressioni più autorevoli della società civile araba in Israele.
Una percentuale di votanti palestinesi così bassa non si registrava da molti anni.
Non mi ha sorpreso. La legge che l’anno scorso ha proclamato ufficialmente Israele Stato della nazione ebraica, l’appello al boicottaggio lanciato da settori ed esponenti della minoranza araba, la disillusione nei confronti del ruolo dei deputati arabi alla Knesset e la fine della Lista araba unita, sono alcune delle ragioni della frustrazione che alberga nella nostra gente. Chi non è andato a votare lo ha fatto per scelta ideologica o per disinteresse totale verso le elezioni. E chi ha votato lo ha fatto con poca convinzione.
Quanto hanno pesato le telecamere introdotte da attivisti del Likud in 1.300 seggi elettorali nei centri abitati arabi?
Tanto soprattutto da un punto di vista psicologico. Sebbene quelle telecamere siano state scoperte presto e in gran parte rimosse, comunque hanno spinto tante persone a non votare. Essere filmati mentre si entra nel seggio e ci si prepara ad esprimere il proprio voto, è qualcosa che molti non possono accettare. La commissione elettorale ha annunciato che saranno svolte delle verifiche. I partiti arabi hanno protestato con forza ma non sono a conoscenza di una richiesta formale per l’avvio di un procedimento penale sull’accaduto.
Di fronte al risultato delle elezioni come viene giudicata la scelta dei dirigenti politici arabi di andare al voto divisi e di porre termine all’esperienza della Lista araba unita che aveva conquistato 13 seggi nel 2015
Penso sia riduttivo confinare l’attivismo dei palestinesi in Israele alla sola presenza nella Knesset. Tuttavia la spaccatura occorsa prima delle elezioni è un tema centrale in queste ore. Sui social i militanti dei partiti arabi chiedono di rivedere le decisioni prese a inizio anno e di pensare a nuove e più efficaci forme di attività politica, diverse dai modelli visti sino ad oggi e forse non più adeguati. Il boicottaggio delle elezioni e della partecipazione alle istituzioni politiche è cresciuto in modo significativo dopo l’approvazione della legge su Israele Stato degli ebrei e ciò, esortano molti, deve spingere i palestinesi (d’Israele) a comprendere meglio il loro presente e a guardare con più attenzione al loro futuro. La fine della Lista araba unita è avvenuta non su temi politici ma a causa di interessi di parte. E i risultati si sono visti. La presenza araba alla Knesset è minore rispetto al 2015 e, anche per questo, non escludo che in futuro i leader di partito possano ritrovare un terreno comune per l’azione politica.
Netanyahu formerà una nuova coalizione di destra, che includerà forze estremiste, dichiaratamente anti-arabe. E qualche giorno fa ha annunciato l’intenzione di annettere a Israele larghe porzioni di Cisgiordania occupata dove si trovano le colonie ebraiche. Cosa si attende per i cittadini palestinesi in Israele.
Mi attendo una escalation. Prevedo nei prossimi anni, forse già mesi, l’approvazione di nuove leggi, di restrizioni ulteriori per lo sviluppo edilizio nelle nostre aree, nell’istruzione e in altri settori. Mi attendo l’attuazione in termini pratici della legge su Israele Stato del popolo ebraico. Questa legge avrà riflessi anche in Cisgiordania, a maggior ragione dopo i propositi di annessione manifestati da Netanyahu, perché afferma il diritto esclusivo degli ebrei su tutta la (biblica) Terra di Israele e sancisce che il diritto all’autodeterminazione in questa terra appartiene solo agli ebrei. Inoltre riconosce e incoraggia le attività di insediamento coloniale e le annessioni di terre palestinesi, soprattutto in Cisgiordania. Il nostro impegno civile e politico perciò dovrà raddoppiare.