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IL PONTE BALCANICO. Elezioni in Turchia: le reazioni nella regione

Marco Siragusa 8 aprile 2019
Le amministrative turche che si sono svolte la scorsa domenica hanno posto qualche dubbio sulla tenuta di Erdogan e del suo sistema di potere. Ciononostante, i leader balcanici si sono affrettati a mostrare il proprio sostegno e la propria vicinanza al “Sultano”.

Sebbene alle elezioni di domenica il Partito della Giustizia e dello Sviluppo (AKP) di Erdogan abbia ottenuto un maggior numero di voti rispetto ai partiti dell’opposizione, la perdita delle città più importanti del paese rischia di creare qualche problema all’attuale governo. La sconfitta nelle “due capitali”, Ankara e Istanbul, e in altre città importanti come Smirne e quelle del sud est filo-curdo non possono certo far apparire questa tornata elettorale come una vittoria per Erdogan e l’AKP. Eppure i leader balcanici sono stati i più accesi sostenitori di una lettura positiva degli esiti delle elezioni e, ancora prima dei risultati definitivi, si sono spesi in dichiarazioni di supporto e congratulazioni.
Il primo a complimentarsi con il presidente turco è stato il presidente serbo Alexsandar Vucic con una telefonata giunta mentre era ancora in corso lo spoglio dei voti ad Istanbul. Nel colloquio, Vucic ha ribadito la volontà del suo governo nel continuare a far crescere la collaborazione e la “vera amicizia” tra i due paesi. Il presidente serbo ha inoltre annunciato che prossimamente Erdogan visiterà ufficialmente la Serbia in occasione delle commemorazioni per i 140 anni dalla ripresa delle relazioni diplomatiche tra Belgrado e Ankara. La velocità e la nettezza con cui Vucic si è espresso in favore del suo omologo è facilmente comprensibile se si tiene in considerazione l’importanza degli investimenti turchi per il miglioramento e la crescita economica della Serbia. Proprio un paio di settimane prima delle elezioni, la Turchia aveva confermato il proprio impegno per la costruzione dell’autostrada Sarajevo-Belgrado. In occasione dell’annuncio dell’avvio dei lavori per il mese di giugno, il ministro delle Costruzioni, dei Trasporti e delle Infrastrutture di Serbia Zorana Mihajlovic aveva dichiarato che questo sarebbe avvenuto alla presenza di Vucic, Erdogan e del presidente serbo della Bosnia Milorad Dodik.
Nonostante le reciproche diffidenze legate alla questione delle possibili modifiche degli Accordi di Dayton, anche Dodik ha voluto esprimere il proprio supporto al premier turco. Tra i sostenitori e gli amici di Erdogan non poteva certo mancare Bakir Izetbegovic, leader del principale partito bosgnacco, il Partito di Azione Democratica (SDA), ex premier e amico personale di Erdogan. Izetbegovic, pur non ammettendo la sconfitta, ha parlato di un’opposizione sostenuta da elementi stranieri e che vuole a tutti i costi indebolire e far crollare la potente Turchia. Di risposta, Erdogan ha parlato dell’ex presidente bosniaco come di un “fratello” e, per far fede ad una promessa fatta al padre Ali Izetbegovic, di volerne tutelare l’incolumità. Bakir Izetbegovic possiede infatti una casa vacanze a Istanbul che, dopo le elezioni di domenica, Erdogan ha deciso di far trasferire nella città di Smirne, considerata più sicura per il suo ospite.
Infine, anche l’attuale premier albanese Edi Rama si è unito al coro di complimenti. L’Albania è l’unico paese europeo a maggioranza musulmana e la Turchia rappresenta un partner fondamentale per la crescita economica del paese. Il tentativo è anche quello di non perdere un importante alleato in un momento di grande difficoltà per Rama e il suo esecutivo, da mesi sotto costante attacco dell’opposizione e delle manifestazioni di piazza. Ancora una volta i leader dei Balcani si sono quindi mostrati fedeli alleati di Erdogan, prendendo in questo modo una precisa posizione contro coloro che tentano di spodestarlo e avviare un più profondo processo di democratizzazione del paese.