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ARABIA SAUDITA. Restano in carcere attiviste torturate e minacciate di stupro

Michele Giorgio 4 aprile 2019
Sul banco degli imputati, tra le altre, ci sono Loujain al Hathloul, minacciata di stupro, le docenti universitarie Aziza al Yousef e Hatoon al Fassi, le giornaliste e blogger Eman al Nafjan e Nour Abdel Aziz, e Samar Badawi che da anni lotta contro il sistema del “tutore maschio” per le donne saudite.

Si sperava in altre scarcerazioni. Invece nessuna delle attiviste saudite per i diritti delle donne e per i diritti umani a processo ieri a Riyadh è stata rilasciata come il mese scorso era accaduto (in via temporanea) per tre di loro: la blogger Eman al Nafjan, la docente universitaria Aziza al Yousef e la predicatrice Ruqayya al Mohareb. Con evidente delusione l’ong saudita “Prigionieri di coscienza” ieri ha twittato: “La terza udienza del processo si è conclusa senza alcun verdetto contro di loro e senza alcun rilascio temporaneo”. La prossima udienza è stata fissata per il 17 aprile.
Le attiviste di cui invano i centri per diritti umani e altre parti internazionali hanno chiesto il rilascio, sono state arrestate circa un anno fa, poche settimane prima della revoca del divieto alla guida per le donne.
Sul banco degli imputati, tra le altre, ci sono Loujain al Hathloul – Amnesty International denuncia che è stata minacciata di stupro mentre era in detenzione da Saud al-Qahtani, un ex stretto consigliere del discusso erede al trono Mohammed bin Salman – Aziza al Yousef e Hatoon al Fassi, entrambe docenti universitarie, le giornaliste e blogger Eman al-Nafjan e Nour Abdel Aziz, e Samar Badawi che da anni lotta per far annullare il sistema del “tutore maschio” per le donne saudite.
Le attiviste sono sotto processo per accuse che includono contatti con media stranieri, diplomatici di altri Paesi ed esponenti dei diritti umani.
Le famiglie delle detenute denunciano di essere state intimidite da agenti dei servizi di sicurezza. “Siamo sotto pressione da tutte le parti, voglio farci rimanere in silenzio”, ha scritto su twitter Alia, sorella di Loujain al Hathloul. “Quando siamo rimasti in silenzio – ha aggiunto – sono state praticate le peggiori torture. Resterò zitta solo quando Loujain sarà con noi e coloro che l’hanno torturata saranno messi sotto processo”.
La scorsa settimana – ha riferito l’agenzia di stampa Afp – alcune delle donne sono crollate mentre testimoniavano, raccontando di aver subito torture e molestie sessuali in detenzione. Hanno riferito di essere state frustrate sulla schiena e sulle gambe e sottoposte a scosse elettriche da uomini mascherati. Torture e abusi sono avvenuti durante gli interrogatori l’anno scorso a Gedda prima di essere trasferite a Riyadh, dove le attiviste sono state processate. Almeno una delle detenute ha cercato di suicidarsi in seguito ai maltrattamenti subiti. Il governo saudita nega che le donne siano state torturate o molestate.
Durante le udienze ai giornalisti che lavorano per media stranieri, ai diplomatici e altri osservatori indipendenti non è stato permesso di entrare in aula. Il processo in corso aggiunge nuove accuse al regno saudita, in particolare principe ereditario Mohammed bin Salman, per gravi violazioni dei diritti umani, dopo l’indignazione globale per l’omicidio, lo scorso ottobre, del giornalista dissidente Jamal Khashoggi compiuto nel consolato saudita a Istanbul da agenti segreti inviati da Riyadh.