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ALLUVIONI. In Siria colpiti i campi profughi, in Iran evacuati 70 villaggi

3 aprile 2019, Nena News
Le piogge torrenziali che da due settimane stanno devastando il Medio Oriente hanno già provocato 86 morti e decine di migliaia di sfollati. Teheran accusa gli Usa: le sanzioni, dice, impediscono di acquistare mezzi di soccorso.

Le piogge torrenziali che stanno colpendo il Medio Oriente da due settimane hanno effetti devastanti dalla Siria all’Afghanistan. Almeno 86 i morti tra Iran, Iraq, Siria e Afghanistan a causa delle forti piogge e delle alluvioni che hanno provocato lo sfollamento forzato di decine di migliaia di persone, soprattutto in zone rurali già povere.
In Siria la zona più colpita è il nord-ovest e la provincia di Idlib, già disastrata per la presenza di gruppi jihadisti che di fatto controllano la zona e per i milioni di rifugiati che negli anni sono arrivati, in fuga dalla guerra o a seguito di accordi tra il governo di Damasco e le opposizioni radicali. Le inondazioni hanno distrutto le tende dei campi profughi, trasformando rifugi già precari in aree disastrate. Il clima, freddo di giorno e gelido di notte nonostante la primavera, peggiora la situazione.
Secondo la portavoce del World Food Programme in Siria, Marwa Awad, sarebbero almeno 40mila le persone e 14 i campi sfollati colpiti. Le strade chiuse e impraticabili rendono ancora più difficile portare aiuti: l’Onu sta distribuendo con grande difficoltà cibo e coperte e ha messo a disposizione scavatori per rimuovere il fango.
Situazione drammatica anche in Iran: qui ad essere colpite sono le province occidentali del paese, 400 villaggi e città colpiti e la pioggia che non accenna a frenare. I morti sono almeno 45, decine di migliaia le famiglie rimaste senza casa. Ieri le autorità di Teheran hanno annunciato l’evacuazione di 70 villaggi nella provincia di Khuzestan per evitare altre morti ma i blackout elettrici e le strade bloccate rallentano l’arrivo degli aiuti o lo impediscono del tutto: centinaia di ponti sono stati letteralmente trascinati via dalle alluvioni con 140 fiumi usciti dagli argini, migliaia le strade chiuse. 
Le comunicazioni telefoniche e radio non funzionano e almeno 2.200 comunità non sono raggiungibili nemmeno via etere. Le autorità hanno emesso avvisi di evacuazione per il timore di rottura di alcune dighe
Non mancano le proteste: da tempo le province occidentali accusano il governo centrale di marginalizzazione delle comunità a maggioranza curda e araba. E il disastro naturale diventa motivo di scontro tra Teheran e Washington: ieri il ministro degli Esteri Zarif ha incolpato le sanzioni Usa della lentezza degli aiuti, perché impediscono alla Repubblica Islamica di acquistare elicotteri e mezzi di soccorso.
“La politica della ‘massima pressione’ dell’America sull’Iran sta impedendo gli sforzi della Mezzaluna rossa per aiutare tutte le comunità devastate da inondazioni senza precedenti – ha scritto lunedì sera su Twitter – Questa non è solo guerra economica: è terrorismo economico”. Stessa accusa viene mossa dalla Mezzaluna rossa iraniana: “Non c’è possibilità di trasferire denaro da altri paesi, compresi dalla federazione internazionale della Croce Rossa”, dice il presidente Ali Asghar Peyyandi.
In Afghanistan le vittime sono 41, 13mila le abitazioni completamente o parzialmente distrutte. A parlare ieri è stato il segretario generale della Mezzaluna rossa afghana, Nilab Mobarez: “Milioni di persone richiedono aiuti immediati, assistenza salva-vita. Le inondazioni sono solo l’ultimo disastro per un popolo già sul punto di rottura a causa della siccità”. Dalla mancanza d’acqua alle inondazioni, con raccolti uccisi prima dalla siccità e ora i campi inutilizzabili.