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Tra crimine e giustizia: un’analisi del rapporto Onu sulla Marcia di Gaza

Davide Tundo 5 marzo 2019
Israele, scrive la Commissione di Indagine delle Nazioni unite, ha dimostrato in passato di non voler condurre indagini indipendenti sui crimini commessi. Per questo dovrebbero intervenire gli Stati e la Corte Penale internazionale: per porre fine all’impunità.

Durante la 40° sessione ordinaria del Consiglio per i Diritti Umani dell’Onu[1], apertasi a Ginevra il 25 febbraio, è stato pubblicato il rapporto[2] della Commissione di Inchiesta (Commission of Inquiry)[3] istituita dal Consiglio[4] e relativo alla “Grande Marcia del Ritorno”, una serie di dimostrazioni in territorio di Gaza lungo il confine con Israele – iniziate il 30 marzo 2018 e non ancora concluse – per richiedere, in base alla risoluzione 194 dell’Assemblea Generale dell’Onu,[5] il ritorno dei rifugiati palestinesi nelle terre d’origine lasciate forzosamente nel 1948 in concomitanza con la nascita dello stato di Israele, e al tempo stesso richiamare l’attenzione sulle drammatiche condizioni di vita a Gaza dopo 11 anni di blocco da parte di Israele.[6]
La Commissione, il cui rapporto è in discussione il prossimo 18 marzo di fronte al Consiglio, aveva il mandato di “indagare tutte le presunte violazioni ed abusi del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario nei territori palestinesi occupati, compresa Gerusalemme Est, e in particolare la Striscia di Gaza, nel contesto degli attacchi militari contro le proteste di massa iniziate il 30 marzo 2018, sia prima come durante e dopo, stabilire fatti e circostanze, con l’assistenza di esperti rilevanti e relatori speciali, delle presunte violazioni ed abusi, incluse quelle che possano integrare crimini di guerra, individuare i responsabili, e proporre raccomandazioni, in particolare le misure in quanto a responsabilità, con la finalità di evitare e porre fine all’impunità ed assicurare le responsabilità legali, incluso di carattere penale individuale e le responsabilità di comando, per tali violazioni ed abusi, e le misure di protezione dei civili contro ulteriori attacchi”.
La Commissione di Inchiesta[7] é un meccanismo di accertamento fattuale (fact-finding in inglese)[8] con enfasi nella promozione delle responsabilità derivanti dalla seria violazione dei diritti umani e del diritto internazionale umanitario, disposta ad esempio in relazione alle situazioni in Burundi, Siria e già anche Gaza nel luglio del 2014, in relazione all’ultima operazione militare israeliana di grande scala ivi condotta, denominata “Margine di Protezione”,[9]che provocò più di 1-400 vittime tra i civili e migliaia di feriti, oltre a ingenti danni a infrastrutture, edifici pubblici e residenziali. Ancor prima, una missione fact-finding era stata istituita nel gennaio 2009 in relazione a un’altra operazione militare israeliana su Gaza, denominata “Piombo Fuso”.[10]
Israele, come nel 2014, non ha cooperato con la Commissione né autorizzato il suo ingresso nei territori palestinesi occupati.[11] Dopo 325 interviste con vittime e testimoni[12]e la disamina di più di 8.000 documenti di vario tipo,[13] la Commissione ha rinvenuto “ragionevoli motivi per ritenere”[14] che, in relazione agli incidenti analizzati durante il periodo in esame – 189 casi di vittime[15] e più di 300 casi di feriti da arma da fuoco su 6,103 tra il 30 marzo e il 31 dicembre 2018 – e con l’eccezione di due casi,“l’uso della forza letale da parte delle forze israeliane sia stato illegale..[..]..uccidendo e mutilando dimostranti palestinesi che non costituivano una imminente minaccia letale o di grave lesione ad altri al momento di essere sparati, né partecipavano direttamente in ostilità”.
Ciò vale anche in relazione a quei membri dei gruppi armati palestinesi per cui, in mancanza di tali presupposti e in assenza di ostilità, anche alla luce del carattere civile delle dimostrazioni come si dirà a seguire, non vale la mera affiliazione per essere un legittimo target.
Ciò è quanto in base al diritto internazionale dei diritti umani la Commissione ha dichiarato applicabile – senza peraltro escludere il diritto internazionale umanitario come lex specialis – avendo concluso che “le dimostrazioni della “Grande Marcia del Ritorno” hanno avuto carattere civile, con obiettivi politici per cui, malgrado alcuni atti di significativa violenza, non possono considerarsi come campagne militari o azioni di combattimento.
Secondo la Commissione, “alternative meno letali erano disponibili e sostanziali difese installate, rendendo l’uso della forza letale non necessario e sproporzionato, dunque non permesso”.
Oltre alle 189 vittime, in totale sarebbero stati feriti più di 23.000 palestinesi,[16]di cui 21 poi rimasti paralizzati, 122 amputati, di cui 98 agli arti inferiori. La Commissione ha stigmatizzato le regole di ingaggio dell’esercito israeliano – mai rese pubbliche ed avallate dalla Corte Suprema israeliana – in particolare in quanto permetterebbero di sparare un dimostrante non in base ai requisiti tassativi sopra citati bens in quanto “principale istigatore”, categoria inesistente nel diritto internazionale.[17]
Un soldato israeliano è stato ucciso, peraltro al di fuori del contesto delle dimostrazioni, e altri quattro avrebbero riportato ferite. Ingenti danni materiali a terreni agricoli in territorio israeliano sono stati arrecati da centinaia di aquiloni e palloni incendiari fatti volare dai dimostranti, su cui la Commissione – che non vi ha trovato vincoli con i gruppi armati palestinesi – ha richiamato le autorità di Gaza per non aver impedito tali azioni.
Tanti i casi di vittime citati nel rapporto e relativi a tre giorni specifici – i più sanguinosi del periodo preso in esame – e in particolare di individui che godono di una protezione giuridica speciale, quali bambini, persone con disabilità, personale medico e giornalisti “chiaramente contraddistinguibili”, facendo dunque credere alla Commissione che siano stati colpiti intenzionalmente, integrando così possibili crimini di guerra e contro l’umanità che dovranno essere investigati da Israele in forma indipendente e in tempi celeri, accertando tutte le responsabilità – anche di comando – e riconoscendo alle vittime i rimedi previsti dalle leggi internazionali.
La Commissione prende atto che al momento solo in 5 casi siano state aperte indagini penali, mentre altri incidenti abbiano potuto essere stati analizzati attraverso meccanismi interni al Ministero della Difesa di Israele.
In ogni caso, secondo la Commissione e in relazione alle passate operazioni militari israeliane su Gaza[18], Israele ha sostanzialmente inadempiuto tali obblighi di giustizia celere e indipendente, mentre recenti leggi e giurisprudenza israeliane sembrano limitare fino ad escludere i rimedi di giustizia alle vittime di Gaza in quanto “residenti di un territorio ostile”.[19]
E´per questo che la Commissione ricorda che tutti gli Stati parte della IV Convenzione di Ginevra del 1949 hanno l’obbligo (art.1) di fare rispettare il diritto internazionale umanitario nei territori palestinesi occupati, incluso attraverso l’esercizio dell’azione penale (art. 146), perseguendo i responsabili dei possibili crimini internazionali descritti nel rapporto.
Su questo punto, la Commissione sollecita l’invio del rapporto e tutto il materiale raccolto all’ufficio del Prosecutor della Corte Penale Internazionale, impegnato da tempo in un “esame preliminare” della situazione in Palestina. Infine, la Commissione chiede la fine del blocco israeliano di Gaza, giá qualificato in sede Onu come una possibile forma di punizione collettiva, proibita dal diritto internazionale.[20]
*Davide Tundo (Laurea in Giurisprudenza, Universitá degli Studi di Milano, Master en Estudios Internacionales, Universidad de Barcelona, MSc in Human Rights and International Politics, University of Glasgow)
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[1] Il Consiglio per i Diritti Umani delle Nazioni Unite é un organismo intergovernamentale i cui membri sono eletti dall´Assemblea Generale delle Nazioni Unite, con il mandato di rafforzare la protezione e promozione dei diritti umani globalmente. Per maggiori informazioni, https://www.ohchr.org/en/hrbodies/hrc/pages/home.aspx
[2] Disponibile (in inglese) su https://www.ohchr.org/Documents/HRBodies/HRCouncil/CoIOPT/A_HRC_40_74.pdf
[3] Composta da tre esperti independenti: Santiago Carón (Argentina), Sara Hossain (Bangladesh), Kaari Betty Murungi (Kenya). Maggiori informazioni sono disponibili su https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/CoIOPT/Pages/Members.aspx#canton
[4] Risoluzione del 18 maggio 2018, A/HRC/RES/S-28/1
[5] Disponibile su https://web.archive.org/web/20150702150304/http://unispal.un.org/UNISPAL.NSF/0/C758572B78D1CD0085256BCF0077E51A
[6] Per maggiori informazioni, A/73/420, del 10 ottobre 2018.
[7] Essa é indipendente dall´Ufficio dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, a cui vengono solitamente richieste funzioni di segretariato.
[8] Per ulteriori informazioni sui meccanismi ONU di fact-finding, https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/Pages/COIs.aspx
[9]https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/CoIGazaConflict/Pages/CommissionOfInquiry.aspx
[10]https://www.ohchr.org/EN/HRBodies/HRC/SpecialSessions/Session9/Pages/FactFindingMission.aspx
[11] Anche l’Egitto non ha dato accesso attraverso il valico di frontiera di Rafah con la Striscia di Gaza, come giá nel 2014, citando motivi di sicurezza probabilmente legati alla instabile situazione nel Sinai.
[12] Nel suo rapporto, la Commissione informa di aver svolto riunioni in Amman e Istanbul.
[13] Compresi referti medici, deposizioni scritte, opinioni legali, rapporti di varie fonti, materiale fotografico e video. Una compilation é disponibile su https://www3.unog.ch/untvunog/Exchange/OHCHR_Shooting_Compilation_MASTER_22_Feb.mp4
[14] Come standard probatorio giá usato in altre occasioni, si veda , per esempio, il rapporto della Commissione di Inchiesta sull’Operazione “Margine di Protezione” a Gaza del 2014, A/HRC/29/CRP.4, paragrafi 19-20.
[15] Tra cui 35 bambini, 3 paramedici e 2 giornalisti.
[16] OCHA oPT, www.ochaopt.org/content/2018-more-casualties-and-food-insecurity-less-funding-humanitarian-aid
[17] Per maggiori informazioni, http://www.mezan.org/en/post/22875/Israeli+Supreme+Court+fully+adopts+Israeli+army%E2%80%99s+position%2C+gives+green+light+to+continued+use+of+live+fire%2C+snipers+against+Gaza+protesters
[18] Si veda, per esempio, A/HRC/35/19 del 12 giugno 2017, A/HRC/37/41 del 19 marzo 2018.
[19] Si veda, per esempio, http://www.mezan.org/en/post/23316/Israeli+court%3A+State+isn%27t+liable+for+damages+for+severely+wounding+Gaza+boy+in+2014%3B+new+law+grants+comprehensive+immunity+to+Israeli+military+in+Gaza
[20] Si veda, per esempio, A/73/420, del 10 ottobre 2018, paragrafo 7.