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Nuova Zelanda: chi è Brenton Tarrant, l’autore della strage ispirato da Breivik

SkyTg24 15 marzo 2019
Il 28enne australiano che ha ucciso 49 persone in due moschee a Christchurch, prima del massacro aveva scritto un manifesto anti-migranti di 74 pagine. Si descrive come “timido e introverso” e definisce l’attacco “una vendetta contro gli invasori”.

Brenton Tarrant, il 28enne australiano che ha seminato terrore e morte nelle due moschee di Christchurch in Nuova Zelanda, uccidendo 49 persone e ferendone altre 20, dichiara di essersi ispirato al terrorista di estrema destra Anders Behring Breivik. Nell’introduzione del suo folle manifesto intitolato “The Great Replacemen”, “La Grande sostituzione etnica”, pubblicato su Internet prima del massacro, Tarrant si descrive come “un uomo bianco timido e introverso” e spiega di aver preso spunto nel compiere la sua strage – definita “una vendetta contro gli invasori” – dal terrorista norvegese che nel luglio del 2011 uccise 77 persone a Oslo e sull’isola di Utoya. Con lui, o con l’ordine templare di cui faceva parte, Tarrant scrive nel documento di aver avuto “un breve contatto” (IL VIDEO DELL’ARRESTO).

L’ossessione per l’Islam

In 74 pagine farneticanti trapela un’ossessione del killer per l’Islam e l’intenzione di creare “un clima di terrore per i musulmani”. “Vorrei solo aver potuto uccidere più invasori e traditori”, dichiara nel suo delirio prima ancora di aver compiuto la strage che, rivela, programmava da due anni. Tarrant, che racconta di aver avuto un’infanzia normale, si descrive etno-nazionalista e fascista, ma anche “timido e introverso”. “Ho scelto le armi da fuoco per l’effetto che avrebbero avuto sui media e sulla politica degli Stati Uniti e quindi del mondo”, scrive.
Elogi per la Cina, Trump e la Brexit
Quanto al suo di mondo, quello tratteggiato nel documento è un universo di rabbia e odio in cui si confondono temi ed ideologie. Minaccia di morte la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente turco Recep Tayyip Erdogan e il sindaco di Londra Sadiq Khan. Elogia la Cina, definita una “nazione con i valori politici e sociali più vicini ai miei”, e Donald Trump, come “simbolo di una rinnovata identità bianca”, ma non come leader politico. Scrive di essere favorevole alla Brexit, ma non per i “motivi ufficiali” bensì come un baluardo “contro l’immigrazione di massa, lo sradicamento culturale, la globalizzazione”. Un video circolato sui social network rivela che poco prima di fare irruzione nella prima moschea Tarrant stava ascoltando la canzone nazionalista serba ‘Serbia strong’ in cui si cita Radovan Karadzic, l’ex capo politico dei serbi di Bosnia riconosciuto colpevole per il genocidio di Srebrenica e condannato per crimini di guerra a 40 anni di carcere (IL VIDEO DELL’ASSALITORE PRIMA DELLA STRAGE).
“Radicalizzato durante un viaggio di 7 anni”
I suoi riferimenti culturali il killer li ha scritti a caratteri cubitali sui caricatori delle sue mitragliatrici: Luca Traini, autore dell’attentato a Macerata lo scorso anno, ma anche Marcantonio Bragadin, Sebastiano Venier, il re Carlo Martello. E la scritta “Remove kebab”, un insulto anti-musulmano usato sul web. Chi lo conosce, in Australia, lo ha descritto come “educato e di buone maniere”. Alcuni abitanti di Grafton, la sua città natale, hanno raccontato che dopo il liceo era andato a lavorare in una palestra. Ma dopo la morte del padre per un cancro nell’aprile del 2010, Tarrant aveva deciso di partire per un viaggio in giro per il mondo destinato a durare sette anni. È stato durante questo girovagare, secondo alcuni dei suoi ex amici, che il giovane si è “probabilmente radicalizzato” (LE PAROLE DELLA PREMIER).