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ALGERIA. Le proteste non scemano, oggi la marcia del Milione

1 marzo 2019, Nena News
Oggi nuove manifestazioni contro il quinto mandato presidenziale di Bouteflika dopo una settimana di marce in tutto il paese. Ieri arrestati e poi rilasciati i giornalisti che si battono contro la censura.

Oggi l’Algeria vivrà la più grande manifestazione da decenni. E’ questa la previsione per il secondo venerdì di protesta contro il quinto mandato del presidente Bouteflika, a due giorni dalla sua annunciata candidatura alle elezioni del 18 aprile. Una settimana fa, sempre di venerdì, le piazze di tutto il paese si erano riempite spontaneamente, sorprendendo tutti. E sorprendendo la stessa Algeri, scesa in strada nei giorni successivi.
Sono seguite marce continue, ogni giorno. Gli avvocati, gli studenti universitari e medi e ieri i giornalisti che in centinaia hanno protestato contro la censura: dipendenti di media pubblici e privati, di giornali cartacei e agenzie online hanno manifestato contro gli editori e il governo, ritenuti responsabili del silenzio mediatico intorno alla sollevazione. La polizia è intervenuta, arrestando una decina di loro per rilasciarli poche ore dopo, mentre in piazza i colleghi chiedevano la loro liberazione immediata.
Quella di oggi, già rinominata la Million Man March, investirà la capitale ma anche le oltre trenta città che in questi giorni hanno manifestato contro l’ennesimo mandato di un presidente al potere dal 1999, malato, considerato il simbolo della corruzione e la mala gestione dell’economia che affligge il paese. Proprio la sua figura sta cementando l’Algeria, la sta unendo nel rigetto di una politica radicata e opaca, con i militari che continuano a mantenere un ruolo dietro le quinte ma centrale nell’amministrazione del paese.
L’esempio più recente: secondo molti osservatori, l’audio dato alla stampa ieri – una conversazione tra l’ex premier e ora manager della campagna di Bouteflika, Abdelmalek Sellal, e l’uomo d’affari Ali Haddad nella quale si discutevano delle proteste – sarebbe stato reso pubblico da quella parte dell’esercito che vede di buon occhio la rimozione del vecchio presidente.
Una conversazione che mette in difficoltà Bouteflika perché palesa gli stretti rapporti tra il governo e un’élite economica che da anni beneficia di appalti pubblici in modo molto poco trasparente. E, a dimostrazione dei rapporti tentacolati dell’attuale governo, a dare sostegno al presidente in questi giorni sono stati numerosi partiti politici e sindacati, compattati per interesse intorno alla sua figura.
Ma la spontaneità delle proteste, scoppiate in modo inatteso e senza una guida partitica o politica precisa, dà la misura della frustrazione del popolo algerino che ha sfidato senza timori il divieto di manifestare, in vigore dal 2001, nella capitale Algeri diventata in breve tempo il cuore della protesta. La mancanza di prospettive economiche e di lavoro, che affligge soprattutto i giovani, è ormai strutturale a seguito delle politiche di austerity assunte a partire dal 2014, tra i primi paesi a ridurre al minimo la spesa pubblica a favore delle classi basse e gli investimenti, poi seguito da Egitto, Tunisia, Marocco.
Intanto, in vista delle proteste di oggi, interviene Amnesty International che avverte il governo: nessun uso eccessivo e non necessario della forza contro i manifestanti, dice l’associazione internazionale dopo le aggressioni da parte della polizia contro i sit-in di questi giorni, lancio di gas lacrimogeni, manganelli e arresti. “Gli occhi del mondo sono sull’Algeria in questo momento e come come il governo deciderà di rispondere a queste manifestazioni sarà il test cruciale del suo impegno verso i diritti di espressione e la libertà di assemblea pacifica”, dice Magdalena Mughrabi, vice direttrice di Amnesty per Medio Oriente e Nord Africa.