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La malattia gli ha tolto braccia e gambe, non la determinazione di diventare coach nella Nfl

Gabriele D’Angelo 17/02/201
Rob Mendez, 30 anni, nato senza arti per una rara malattia genetica, sta diventando un’icona dello sport Usa.

Pesa meno di venticinque chili, è privo di braccia e gambe, il torso è allacciato a una sedia elettronica a rotelle. Rob Mendez, 30 anni, coach della squadra di football della Prospect High School, California, è nato senza arti per una rara malattia genetica, ma nella sua vita ha sempre sognato di allenare e ora sta diventando un’icona dello sport a stelle e strisce.
Dopo dodici anni di sforzi, è arrivato il suo momento: nella scorsa stagione ha guidato con successo la squadra junior, seduto sulla poltrona elettronica mobile che Mendez controlla con il movimento della testa. Nella prossima stagione vuole portare la squadra a vincere il Super Bowl giovanile. Espn gli ha dedicato un docufilm andato in onda in questi giorni.
Il giovane coach è una delle sette persone al mondo con questa sindrome, ma lui non ci crede: “Garantisco che sono molti di più, solo che sono meno attivi di me, per quello non appaiono”, racconta nel documentario. La madre scoprì la sindrome all’ottavo mese di gravidanza, troppo tardi per pensare all’aborto. Rob ha cominciato a studiare da coach fin da bambino. Con l’aiuto della tecnologia, scia, nuota, gioca a hockey come portiere, disegna e scrive usando il mento. Gli hanno offerto 25mila dollari per parlare a uno di quegli incontri motivazionali che in America vanno molto, ma ha detto no. “Voglio fare il coach di football”. Ha lavorato come assistente in cinque scuole, in attesa che qualcuno gli affidasse il ruolo di capo allenatore. La chiamata è arrivata ad aprile dell’anno scorso dalla Prospect High School.
“C’è una parola che mio padre non ha mai amato – racconta Mendez – la parola è speciale. Siamo tutti speciali, gli altri ragazzi sono speciali. Mio padre mi direbbe, tu non sei speciale, sei diverso. Ed essere differente non è così male, perché spingi i tuoi limiti”.