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ISRAELE. Netanyahu fa appello alla destra unita contro Lapid-Gantz

Michele Giorgio 22 febbraio 2019
L’alleanza elettorale centrista mette in serio pericolo la vittoria del premier uscente.

Un sondaggio diffuso ieri sera dalla tv Canale 12 dava la nuova formazione a 36 seggi su 120 della Knesset contro i 30 del Likud. Ufficiale la scissione in due gruppi della Lista Araba Unita.
Benny Gantz «è un generale di sinistra che finge di essere di destra…lui e Yair Lapid contano sul sostegno dei partiti arabi intenzionati a distruggere Israele».
Benyamin Netanyahu ieri sera in diretta tv ha scelto lo slogan abituale del “pericolo arabo” per rispondere allo scossone dato qualche ora prima alla campagna elettorale dall’annuncio della lista elettorale centrista nata dall’accordo tra “Resilienza per Israele” (Hosen L’Yisrael) dell’ex capo di stato maggiore Benny Gantz e “C’è Futuro” (Yesh Atid) del giornalista e uomo politico Yair Lapid.
Netanyahu ha lanciato un nuovo e più forte appello a compattare i ranghi a destra del suo partito, il Likud, dove rivalità e rancori hanno partorito una galassia di formazioni ultranazionaliste e sioniste religiose, alcune delle quali destinate a non superare la soglia elettorale del 3,25 per cento. «Se non convinciamo la gente a non disperdere il voto con partiti che non superano la soglia – aveva ammonito nel pomeriggio Netanyahu – siamo in pericolo».
La vittoria della destra, sempre più estrema, è a serio rischio. E Netanyahu, rabbini sionisti, coloni e rappresentanti vecchi e nuovi dell’ultranazionalismo hanno invocato il voto utile e l’unità. Appello accolto da “Casa ebraica”, “Unione nazionale” e da anche “Potere ebraico” (Otzma Yehudit) erede del partito razzista “Kach” del rabbino Meir Kahane dichiarato fuorilegge una ventina di anni fa per la sua continua istigazione all’uso della violenza contro i palestinesi, anche quelli con cittadinanza israeliana.
“Blu e bianco”, la lista annunciata da Gantz e Lapid – che se vinceranno si alterneranno alla guida dell’esecutivo -, il 9 aprile potrebbe/dovrebbe superare il Likud, il partito di Netanyahu. Un sondaggio diffuso ieri sera dalla tv Canale 12 dava la nuova formazione a 36 seggi su 120 della Knesset contro i 30 del Likud. Se ciò fosse confermato dal voto reale, il premier uscente non riceverà l’incarico di formare il nuovo governo. Alla conferenza stampa convocata in serata, Gantz, leader non ufficiale dell’alleanza, ha insistito sulla necessità di arrivare alla «riconciliazione nazionale» contro la politica divisiva svolta da Netanyahu. Ma la sua idea di riconciliazione «per il bene di Israele» si fonda sulle solite cose: sicurezza, difesa, sviluppo economico.
Non a caso della lista fanno parte altri due ex comandanti delle forze armate, Moshe Yaalon e Gabi Askenazi. Per questo la chiamano il “partito dei generali”. Prosciugherà oltre ai voti dell’area di centrosinistra, quelli dei laburisti in particolare già crollati nei sondaggi da 24 a cinque-sei seggi, anche quelli del Meretz (sinistra sionista). Tanti saranno tentati dal voto utile pur di chiudere l’era di Netanyahu.
Il premier, allo scopo di metterli in cattiva luce presso un elettorato in maggioranza conservatore e di destra, presenta Gantz e Lapid come leader di sinistra. Non è vero. I due alleati non sono neanche di centro come affermano. Tendono a destra e non sono dei pacifisti amici dei palestinesi. L’ex capo di stato di maggiore ha cominciano la sua campagna a fine gennaio con un video elettorale che snocciolava i numeri – morti, feriti, case distrutte – della sua “lotta al terrorismo” a Gaza dove nel 2014 ha guidato l’offensiva militare “Margine protettivo”.
Lapid non si è mai espresso a favore dell’indipendenza palestinese e ha sempre invocato il pugno di ferro per difendere la sicurezza di Israele. E i due non hanno alcuna intenzione di fermare la colonizzazione israeliana dei Territori occupati anche se non escludono di poter sgomberare alcuni insediamenti. Sono però disposti a rilanciare il dialogo con l’Anp di Abu Mazen tagliato di netto dal governo in carica.
Dare per spacciato Netanyahu sarebbe un errore gravissimo. Il leader della destra è un politico abile, carismatico, capace di compattare nelle prossime settimane la maggioranza degli elettori di destra. Sa di poter formare una coalizione di governo con più facilità rispetto ai suoi avversari. Più di “Blu e bianco” a preoccuparlo in questo momento è una possibile incriminazione per corruzione e frode. L’ufficio del procuratore Avishai Mandenblit potrebbe annunciare una decisione prima del voto.
Intanto, a poche ore dalla scadenza della presentazione delle liste elettorali – ieri alle 22 – i partiti arabi Ta’al e Hadash dei leader palestinesi Ahmad Tibi e Hyman Odeh si sono accordati per una lista unica. Una decisione che in qualche modo mette una pezza alla precedente scissione della Lista Araba Unita, nata alla precedenti elezioni politiche israeliane del 2014: il laico Balad e l’islamista moderato Ra’am sono usciti nei mesi scorsi dalla coalizione per unirsi in una lista a due e lo stesso aveva fatto Tibi. I sondaggi li danno, divisi, con tre seggi in meno dei 13 ottenuti dalla Lista Araba Unita, terzo gruppo parlamentare in Israele.