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Quando Bolsonaro e Netanyahu sono ‘fratelli’: Perché il Brasile dovrebbe evitare il modello israeliano

Ramzy Baroud – Tradotto da Maria Chiara Starace 13/01/2019
Il Presidente brasiliano di recente insediato, Jair Bolsonaro, è pronto a essere l’arcinemico dell’ambiente e delle comunità indigene e svantaggiate del suo paese. Ha anche promesso di essere amico dei leader di estrema destra di tutto il mondo che la pensano allo stesso modo.

Non sorprende, quindi, vedere un genere speciale di amicizia che sta fiorendo tra Bolsonaro e il Primo Ministro israeliano, Benjamin Netanyahu.


“Abbiamo bisogno di fratelli buono come Netanyahu,” ha detto ha detto Bolsonaro il 1° gennaio, giorno del suo insediamento, a Brasilia.

Bolsonaro è un “grande alleato (e) un fratello”, ha risposto Netanyahu .

Però, mentre Bolsonaro vede in Netanyahu un modello – per ragioni che dovrebbero preoccupare molti brasiliani – il paese certamente non ha bisogno di “fratelli” come il leader israeliano.

La militanza di Netanyahu, l’oppressione nei confronti del popolo palestinese indigeno, il fatto che prenda di mira gli immigrati africani di colore, e le sue persistenti violazioni della legge internazionale non sono affatto quello di cui un paese come il Brasile ha bisogno per fuggire dalla corruzione, per creare un’armonia comune, e dare inizio a un’era di integrazione regionale e di prosperità economica.

Netanyahu, naturalmente, è stato entusiasta di assistere all’insediamento di Bolsonaro, che è probabile che passi alla storia del Brasile come una giornata infame, dove la democrazia e i diritti umani hanno subito la loro minaccia più grave da quando il Brasile ha dato inizio alla sua transizione democratica nei primi anni del 1980.

In anni recenti, il Brasile è emerso come un sensato potere regionale che difendeva i diritti umani palestinesi e sosteneva l’integrazione dello “Stato della Palestina” nella più ampia comunità internazionale.

Frustrato dalla documentazione del Brasile riguardo alla Palestina e a Israele, Netanyahu, un politico scaltro, ha visto un’opportunità nel discorso populista, ripetuto a pappagallo da Bolsonaro durante la sua campagna elettorale.

Il nuovo presidente brasiliano vuole invertire la politica estera del Brasile riguardo alla Palestina e a Israele, allo stesso modo in cui vuole invertire tutte le politiche dei suoi predecessori circa i diritti degli indigeni, la protezione della foresta pluviale, tra le altre questioni urgenti.

Ciò che è veramente preoccupante è che, Bolsonaro, che è stato paragonato a Donald Trump – almeno a causa della sua promessa di “rendere grande il Brasile” – è probabile che mantenga le sue promesse. Infatti, solo poche ore dopo il suo insediamento, ha emesso un ordine esecutivo che prende di mira i diritti fondiari delle popolazioni indigene in Brasile, per la gioia delle lobby agricole, che sono desiderose di abbattere molte delle foreste del paese.
Confiscare i territori dei popoli indigeni, come Bolsonaro intende fare è qualcosa che Netanyahu, il suo governo e i suoi predecessori hanno fatto senza rimorsi per molti anni. Sì, è chiaro che l’affermazione di “fratellanza” si basa su un terreno molto solido.

Ci sono, però, altre dimensioni nella “storia d’amore” tra entrambi i leader. Si è investito molto lavoro nel trasformare il Brasile con un governo presumibilmente pro-Palestina, a una politica estera del genere di quella di Trump.

Nella sua campagna, Bolsonaro ha aperto un dialogo con i gruppi politici conservatori, le forze armate che non erano mai veramente e le chiese Evangeliche, tutte con lobby potenti, programmi minacciosi e influenza inequivocabile. Questi gruppi hanno storicamente condizionato, non soltanto in Sud America, ma negli Stati Uniti e anche in altre nazioni, il loro appoggio politico per qualsiasi candidato al cieco e incondizionato supporto di Israele.
Questo è il modo in cui gli Stati Unti sono diventati i maggiori benefattori di Israele ed è precisamente il modo in cui Tel Aviv mira a conquistare nuovo terreno politico.

Il mondo occidentale in particolare, si sta rivolgendo a demagoghi dell’estrema destra per avere semplici riposte a domande complicate e a problemi intricati. Il Brasile grazie a Bolsonaro e ai suoi sostenitori, si sta ora unendo alla tendenza allarmante.

Israele sta sfruttando sfacciatamente l’ascesa totale del neo-fascismo e del populismo globale. Paggio ancora, quelle che una volta erano percepite come tendenze antisemitiche, sono ora interamente accettate dallo ‘Stato ebraico’ che sta cercando di ampliare la sua influenza politica, ma anche il suo mercato delle armi.
Politicamente, i partiti di estrema destra comprendono che, affinché Israele possa aiutarli a occultare i loro peccati passati e presenti, dovrebbero sottomettersi completamente all’agenda di Israele in Medio Oriente. Questo è ciò che sta precisamente accadendo da Washington, a Budapest a Vienna e…di recente, a Brasilia.
Però un altro motivo forse più convincente, è il denaro. Israele ha molto da offrire tramite la sua guerra distruttiva e la tecnologia per la ‘sicurezza’, una massiccia linea di prodotti che è stata usata con conseguenze letali contro i Palestinesi.

L’industria del controllo alle frontiere è fiorente negli Stati Uniti e in Europa. In entrambi i casi, Israele assolve al compito del modello di successo e del fornitore di tecnologia. E la tecnologia israeliana di “sicurezza”, grazie alla ritrovata simpatia per i presunti problemi di sicurezza di Israele, sta ora invadendo anche i confini europei.

Secondo Ynetews (sito israeliano in inglese di notizie del giornale Yedioth Ahronoth, n.d.t.), Israele è il settimo maggior esportatore di armi del mondo e sta emergendo come leader nell’esportazione globale dei droni da combattimento.

L’eccitazione dell’Europa per la tecnologia dei droni israeliani, è collegata alle paure, per lo più infondate che ha per i migranti e i rifugiati. Nel caso del Brasile, la tecnologia dei droni israeliani sarà impiegata per combattere contro le gang criminali e per altri motivi interni.

Per la cronaca, i droni israeliani fabbricati dall’azienda Elbit Systems, sono stati acquistati e utilizzati dall’ex governo brasiliano poco prima della Coppa del Mondo FIFA nel 2014.

Ciò che rende più allarmanti gli accordi futuri, è la improvvisa affinità dei politici di estrema destra in entrambi i paesi. Come previsto, Bolsonaro e Netanyahu hanno discusso a lungo dei droni durante la visita di quest’ultimo in Brasile.

Israele ha usato estrema violenza per contrastare le richieste palestinesi di diritti umani, inclusa la violenza letale contro le continue proteste pacifiche contro la recinzione che separa Gaza assediata da Israele. Se Bolsonaro pensa che riuscirà a contrastare con successo i crimini locali con folle violenza– invece che occuparsi della disuguaglianza sociale ed economica e dell’ingiusta distribuzione della ricchezza nel suo paese – allora non può che aspettarsi di esasperare un bilancio delle vittime già orribile.
Le ossessioni di Israele per la sicurezza non dovrebbero essere ripetute né in Brasile, né in nessun altro paese, e i Brasiliani, molti dei quali si preoccupano giustamente dello stato della democrazia nel loro paese, non dovrebbero soccombere alla mentalità militante israeliana che ha creato non la pace, ma molta violenza.
Israele esporta guerre ai suoi vicini e tecnologia di guerra al resto del mondo. Dato che molti paesi sono infestati da conflitti, che spesso sono conseguenza di enormi disuguaglianze di reddito, Israele non dovrebbe essere considerato come il modello da seguire, ma piuttosto come l’esempio da evitare.