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La radice dell’odio. Tifo assassino e razzismo frutti dell’estremismo politico

Ferdinando Camon 30 dicembre 2018
Tifo assassino e razzismo frutti dell’estremismo politico. Mentre scrivo, si sta giocando la serie A. 

Alcuni chiedevano di sospenderla, ma ha prevalso l’idea di continuarla. C’è appena scappato un altro morto nello scontro fra tifosi, e tutti ci domandiamo come farla finita con queste tragedie. Le nostre reazioni sono turbate, perciò confuse. Ovviamente, anche le mie. Non pretendo di aver ragione, ma alla domanda: ‘Gli insulti ai giocatori neri, sono o non sono razzismo?’, la mia personale risposta – che so condivisa dal direttore di questo giornale – è: ‘Sì, sono razzismo’.

L’offesa razzista la sente meglio la vittima, e qui c’è un ex giocatore nero, Boateng, che per dire come si sentiva il giocatore nero del Napoli, Koulibaly, coperto da scherni e insulti, dice: ‘Come sotto un treno’. La prima osservazione è questa: se è razzismo contro i giocatori neri, perché non rispondono, lasciando il terreno, tutti i giocatori neri sul campo, anche quelli della squadra avversaria? Qui bisognava che il giocatore nero che gioca nell’Inter, Asamoah, se ne andasse. Allora gli insultatori avrebbero capito che un insulto razzista non va su una persona, va su un intero gruppo di persone. Se insulti un giocatore nero della squadra avversaria, insulti i giocatori neri della tua squadra.
Stiamo aspettando che i giocatori neri del nostro campionato facciano fronte comune. È un loro diritto. Anzi, un loro dovere. Ai tempi in cui giocava Boateng, i cori razzisti contro i giocatori neri coinvolgevano 50 tifosi. Oggi, 10mila. Il razzismo dilaga. Nasce dal tifo? È figlio di uno sport malato? No, nasce nella società, e nello sport viene importato. Questi violenti prima di essere tifosi sono nazifascisti. Prima di radunarsi negli stadi, si radunano nelle sedi delle loro associazioni. Prima di inneggiare al primato della squadra, inneggiano al primato del Sangue e dell’Onore. Prima di procurarsi il biglietto, si procurano roncole, spranghe, martelli e coltelli. Prima di studiare come gioca la squadra avversaria, 4-4-2 o 4-3-3 o 4-3-1-2, studiano sul posto come arrivano i tifosi avversari, in quale spazio fra parcheggio e stadio sono più aggredibili. Loro comunicano fra gruppo e gruppo, e le procure delle due città che esprimono le squadre, in questo caso Napoli e Milano, comunicano via fonogrammi, dandosi tutte le informazioni. Le procure si dicono tutto 6-7 ore prima. Le pattuglie degli ultrà si presentano sul terreno due ore prima. Poi lo scontro a sangue durerà pochi minuti, stavolta 7.
Si chiama Blitzkrieg. Lo scontro dura 7 minuti, la tattica si prepara in due ore, ma la strategia è sempre in atto, anche mesi prima. Anni. Perché lo scontro è lo sfogo di un odio perenne, e l’odio è nell’uomo prima che nel tifoso, nell’uomo sociale, il suo gruppo, le sue associazioni, le sue idee politiche. Prima di essere teppismo sugli stadi, il fenomeno ultrà è estremismo in politica. Dunque va bene cercare i teppisti dentro gli stadi, ma andrebbe meglio cercarli nelle sedi dei loro club. Non è il tifo che va bonificato, è la società.