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Il sapere non è élite contro popolo, il sapere è l’identità di una nazione

Mila Spicola 24/01/2019
Il sapere non è élite contro popolo. Il sapere è identità nazionale. È l'”Infinito” di Leopardi che ci tramandiamo da madre in figlio, è il Colosseo, sono le formule di Enrico Fermi scritte sull'”Amaldi”. Sono i corridoi degli Atenei, gli studenti e la loro curiosità volenterosa.

Siamo tutti uniti intorno a una bandiera italiana cucita con le voci della nostra cultura: Manzoni, Dante, Cesare, Caravaggio, Raffaello, Sciascia. È con quelle voci che abbiamo conquistato il mondo, superando confini o frontiere. La nostra identità è la Cultura. Un Paese libero e forte perché colto, accogliente, aperto, con un Dna geniale e creativo. I valori europei nascono dalla nostra cultura.
Mi sembra suicida, incoerente, contraddittoria, la pretesa del sovranismo, tanto mediocre quanto debolissima, di far coincidere la rabbia contro chi ha usato i più deboli, con il rifiuto della cultura. La nostra sovranità più forte è la cultura.
Lo capisco, a volte è brandita con presunzione e ricatto, a volte la si usa per far passare cose che cozzano con la virtù, col bene comune, ma quella non è cultura, è distorsione del potere, che porta a eterogenesi dei fini, a confondere significati e significanti.
Quello è potere senza virtute, conoscenza senza virtute, non è conoscenza e viceversa, la virtù senza la conoscenza è vana; lo sappiamo tutti cosa significa, perché è il nostro lessico nazionale. Torniamo in noi.
E allora, chi la pensa come me, per una diffusione massima e democratica del “Sapere come Riscatto”, si attivi con me, per proporlo come proposta per l’Europa.
Un’Europa che promuova per tutti gli europei sapere e cultura democratica, da fornire a tutti e tutte con lo stesso rigore e qualità e che combatta i divari di offerta, prima che di risposta. Un’Europa che faccia guidare a virtute e conoscenza il progressismo, senza furbizie e senza scorciatoie di nessun genere.
E allora lo ridico forte e chiaro: siamo contro l’ignoranza, assolutamente sì, come siamo contro una cultura come ricatto di chi la usa come mezzo di potere, di presunzione o di oppressione. Siamo convinti che bisogna riaffermare una cultura come riscatto, individuale e collettivo, necessaria a tutti e tutte. Prima in Italia. Dentro i nostri confini, nelle nostre riflessioni, nei nostri confronti, nel nostro modo di proporci, prima di poter pensare di costruire progetti europei.
L’Italia deve riaffermare il suo ruolo di guida culturale in Europa con le scuole, col suo patrimonio, con la sua produzione artistica, con la sua cultura, con la sua ricerca. Essendo poi conseguenti: mettendoci per davvero teste e risorse, dandole il valore che le spetta, non rinnegando mai, mai, il percorso di riscatto e di libertà del singolo fondato sul sapere, con convinzione e senza ipocrisie o cooptazioni intollerabili o deroghe ingiustificabili.
Se non lo facciamo siamo come coloro che combattiamo. Se non lo facciamo coloro che abbiamo meglio accompagnato in quel percorso, se non vi trovano riscatto e realizzazione personale, semplicemente, se ne vanno altrove e se rimangono vanno a ingrossare le rabbie legittime.
L’Italia non si annulla nell’Europa, semmai l’Italia dà vita all’Europa, una nuova Europa, purché diventi motore culturale rigenerativo di sapere, saperi e di etica comune.
Ecco qual è il gravissimo danno che stanno facendo alla nazione italiana i sovranisti: deprezzando il sapere stanno rinnegando la sua identità, umiliando la sua storia. Non sono nazionalisti, sono degli invasori, sono degli stranieri a noi stessi; umiliando sapere, scuola, università, istruzione, competenze, stanno usurpando passato, presente e futuro alla nostra identità più vera.
La nostra vera identità basata sul sapere come riscatto è il terreno su cui costruire l’alternativa, dentro il Paese innanzitutto e fuori, in Europa, subito dopo.