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FOCUS. Nigeria, il Paese dilaniato da conflitti

Federica Iezzi 12 gennaio 2019
Un 2019 ricco di appuntamenti per lo stato africano: quest’anno, infatti, ci saranno nuove elezioni presidenziali e sono attese una nuova legislatura federale e le nomine di nuovi governatori e legislatori statali.

Ma preoccupano le violenze di Boko Haram, le tensioni a est legate al Biafra e quelle interne tra musulmani e cristiani.

Nuove elezioni presidenziali, nuova legislatura federale e nuovi governatori e legislatori statali. È così che si apre il 2019 della Nigeria. Paese dalle tradizionali violente e infiammabili campagne elettorali. Particolarmente dure saranno le urne destinate all’attuale presidente Muhammadu Buhari e al suo principale rivale, l’ex vicepresidente Atiku Abubakar. Astio nelle relazioni tra l’All Progressive Congress, attualmente al governo, e il People’s Democratic Party, che dominò il Paese nei 16 anni precendenti l’era Buhari. Le proteste elettorali hanno precedenti travagliati: le manifestazioni dopo i sondaggi del 2011 si sono trasformate in attacchi alle minoranze nel nord della Nigeria, in cui morirono più di 800 persone.
La Nigeria è devastata contemporaneamente da una serie di conflitti. Nel nord-ovest, si combattono le milizie di Boko Haram. Nel Niger, si combatte il Movimento militante per l’Emancipazione del Delta del Niger. E nell’est del Paese si rinnova il sentimento separatista legato al Biafra. I livelli di criminalità violenta e di insicurezza generale restano elevati in gran parte del Paese.
I civili in alcune parti del nord-est sopportano il peso del brutale conflitto tra le truppe governative e gli insurrezionalisti di Boko Haram. La violenza tra pastori prevalentemente musulmani (Fulani) e agricoltori per lo più cristiani, nel centro del Paese, lo scorso anno ha raggiunto livelli preoccupanti, uccidendo circa 1.500 persone.Nel 2016, il conflitto aveva provocato la morte di 2.500 persone e una perdita di 13,7 miliardi di dollari di entrate. I continui soprusi hanno compromesso le relazioni intercomunitarie, specialmente tra musulmani e cristiani, in quelle stesse aree, che vedranno feroci scontri elettorali.
Ciò che manca è la prospettiva ambientale. La Nigeria si estende per oltre 1.000 km da un’area meridionale lussureggiante e tropicale, fino ai margini settentrionali del Sahara. I mandriani Fulani, che un tempo facevano affidamento sul lago Ciad, nell’estremo nord-est del Paese e oggi in gran parte prosciugato, sono costretti a spostarsi più a sud in cerca di pascoli e acqua per il proprio bestiame. E più a sud ci si muove, più la popolazione diventa cristiana, quindi nel momento in cui emergono conflitti di risorse, la trasformazione in conflitti religiosi è fulminea.
La risposta del governo Buhari ali scontri è stata vacua. Prestare al pascolo del bestiame dei Fulani, terre appartenenti ai contadini indigeni. Riportare il lago Ciad al grande sistema idrografico che è stato in passato. Secondo esami preliminari della Corte Penale Internazionale, oltre 1.300 persone sono state uccise e almeno 300.000 sono state sfollate a seguito di scontri tra pastori e agricoltori negli stati nigeriani di Plateau, Benue, Nasarawa, Adamawa e Taraba. L’escalation di violenze tra il 2017 e il 2018 è il risultato dell’aumento delle milizie etniche. E le sopravvalutate forze di sicurezza nigeriane sono spesso causa di conflitto. Lo scontro tra l’esercito nigeriano e la sua minoranza musulmana sciita è un esempio di come le forze di sicurezza sono una parte più grande del problema rispetto alla soluzione.
Nel sud-est del Paese continuano gli scontri tra comunità a Ebonyi e nello stato di Cross River. E sebbene al momento non si registra alcun conflitto in corso nel bacino del Delta del Niger, vi è il perturbante disordine economico, con il risorgere della militanza, nella maggior regione produttrice di petrolio, con continue minacce da parte di gruppi militanti.
Questi diversi conflitti hanno, in varia misura, contribuito allo sfollamento di più di due milioni di persone in Nigeria, secondo i dati dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni. Ciò ha causato un enorme calo della produzione agricola nella fascia centrale e ha accelerato l’enorme deriva rurale-urbana.
I diversi conflitti hanno messo a dura prova le capacità delle forze di sicurezza nigeriane: l’esercito nigeriano stesso si è schierato in 32 dei 36 stati del Paese a partire dal gennaio 2017, combattendo il terrorismo, la lotta tra agricoltura e pastorizia, i rapimenti e gli scontri etnici.