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Dopo quanti morti scatta la pietà?

Fabio Luppino 19/01/2019
Qual è la cifra della pietà? Quanti morti devono esserci in mare per tacere, per evitare dirette Facebook, prese di posizione ostinate comunque? 

Donne, uomini e bambini in fuga dalla morte hanno trovato la morte in mare, una morte feroce: undici ore in balìa di un gommone che all’improvviso si è sgonfiato e in 117 sono annegati davanti alle coste della Libia, Mar Mediterraneo, davanti alla nostra porta di casa.

Abbiamo deciso che non ci riguarda più? Il ministro degli Interni ha individuato i colpevoli: i trafficanti di uomini, le Ong. Persone fuggono dai loro Paesi perché c’è sempre qualcuno pronto a raccoglierli in mare, costi quel che costi? Cosa sappiamo davvero, come vigiliamo? Basta dire porti chiusi e volgere lo sguardo dall’altra parte, mostrare le cifre di ingressi di migranti quasi ridotti allo zero? Certo, l’Europa non ha speso una parola sull’ennesima strage. La stessa Europa non è riuscita a trovare una voce sola per dare accoglienza a 49 migranti pochi giorni fa, 49 non 500. E’ giusto dire, non è un problema solo nostro. E’ giusto sbattere i pugni sul tavolo su chi fa ipocrite morali su tutto, ma riduce l’umanità a contabilità.
Ma la pietà è un’altra cosa. Le regole antiche del mare dovrebbero essere, comunque, guida anche per gli uomini di governo, di potere. E quando 117 persone muoiono, senza speranza, senza aiuto, in un mondo in cui se si vuol vedere si vede tutto con grande anticipo ogni parola in più rispetto all’umana pietà è solo sale su una cicatrice immane.