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BAHRAIN. Respinto l’appello: ergastolo confermato per il leader sciita Salman

28 gennaio 2019, Nena News
Condannati in contumacia anche due collaboratori del capo di al-Weefaq, il maggior partito di opposizione dichiarato fuorilegge nel 2016.

Niente da fare per il leader d’opposizione shaykh Ali Salman: la Corte Suprema bahrenita ha oggi confermato il suo ergastolo. Salman, che guida il partito d’opposizione al-Wefaq, è stato condannato a novembre “per aver comunicato con ufficiali qatarioti nel tentativo di rovesciare l’ordine costituzionale”. Come accaduto e accade negli altri casi, i gruppi umanitari hanno definito l’intero processo una farsa.
Al-Wefaaq rappresentava la maggioranza sciita in parlamento prima che il partito fosse bandito nel 2016 da un ordine della Corte Suprema, frutto del clima di repressione istaurato dalla monarchia di re Hamad soprattutto dopo le proteste del 2011. Vietate anche le attività dell’altro partito d’opposizione, il laico Waad.
Confermato stamane dal massimo tribunale locale l’ergastolo (in contumacia) anche per due collaboratori di Salman, Ali al-Aswad e Hassan Sultan. Al-Aswad e Sultan erano due parlamentari di al-Wefaq e risiedono all’estero per sfuggire alla repressione di re Hamad.
Le accuse di cospirare a favore del Qatar sono state più volte respinte da Doha con cui Manama non ha rapporti diplomatici dal giugno del 2017 quando Riyadh – strettissima alleata del Bahrain – ha accusato i qatarioti di tramare “con il nemico Iran” e di “sostenere gruppi terroristici”.
L’appello perso stamane da Salman, al-Aswad e Sultan è solo l’ultimo esempio del clima repressivo che si vive nel piccolo arcipelago del Golfo retto dalla dinastia sunnita degli al-Khalifa (in un Paese a maggioranza sciita). Dalle proteste di Piazza della Perla del 2011, sono centinaia gli attivisti e leader politici finiti in galera o costretti all’esilio. Decine le vittime. A molti esponenti dell’opposizione è stata tolta la cittadinanza. Secondo le autorità bahranite a muovere le proteste è l’Iran. Accusa respinta da Teheran che nega qualunque sua intromissione nelle faccende interne locali.