General

L’emergenza minori e i temibili pasticci populisti

Aldo Premoli 17/12/2018
Lo scorso 11 dicembre 164 Paesi sui 193 che aderiscono all’Assemblea Nazioni Unite hanno approvato a Marrakech un documento che contempla 36 paragrafi miranti a proteggere i minori migranti.

Forse è proprio il Global Compact e non il Ddl 113/2018 convertito in legge dal Parlamento italiano qualche giorno prima che meriterebbe l’appellativo di “sicurezza”.
Tra il 2014 e il 2018 infatti oltre 1.200 minori migranti, (numero quasi certamente sottostimato) hanno perso la vita nel tentativo di raggiungere zone sicure. Non si tratta di cifre riferite alla sola funesta traversata del Mediterraneo, riguardano invece tutti i minori in movimento sul nostro pianeta. Nel 2017 solo tra i non accompagnati sono stati 300mila; costretti a fuggire da povertà estrema o guerre ed esposti al rischio di sfruttamento, abusi, tratta, detenzione, deportazione o addirittura di morte. Solo in Yemen quattro anni di guerra civile hanno prodotto 85.000 decessi di bambini, morti per fame o malattie.
Le sofferenze a cui questi fuggiaschi sono sottoposti nei paesi di arrivo, nell’ America centro-meridionale, in Australia, nei campi di detenzione libici, o a Lesbo di recente sono state segnalate in maniera inequivocabile dal Presidente di Medici Senza Frontiere Italia Claudia Lodesani.
I 36 paragrafi del Global Compact for safe, Orderly and Regular Migration riferiti ai minori sono dunque un obbiettivo raggiunto grazie a un accordo che è insieme storico e dovuto.
L’Italia a Marrakech però non c’era: il governo giallo-verde ha dribblato qualsiasi presa di responsabilità rispetto a un trattato che è pure molto prudente, per molti aspetti interlocutorio e in ogni caso non vincolante. Come escamotage per giustificare questa incomprensibile assenza i giallo-verdi hanno utilizzato la “democraticissima” scusa della necessità di una preventiva discussione parlamentare: al momento posticipata sine die.
Il Global Compact approvato Marrakech riconosce a tutti i bambini – indipendentemente da dove provengano e dove stiano andando – il diritto di essere protetti, di non essere separati dalle proprie famiglie (quando queste ci sono), di avere accesso ai servizi più basilari come sanità ed istruzione.
Prende anche in esame provvedimenti necessari per mitigare le problematiche che costringono i minori a lasciare i loro Paesi d’origine. È dunque una sfida che può essere vinta solo se tutti i paesi civili ne condivideranno le responsabilità.
Quali straordinarie eccezioni potrà mai avanzare il Parlamento italiano che non siano già state prese in considerazione da altri 163 paesi coordinati dall’Onu? Perché fuori dai giochetti della politica nostrana milioni di minori migranti – che delle aule di Montecitorio non hanno mai sentito parlare – continuano i loro viaggi inimmaginabili.
Stando ai dati raccolti da Save the Children la Spagna, che nel 2018 ha visto il maggior numero di arrivi tra migranti e rifugiati in Europa, ha registrato quasi 12.000 minori stranieri non accompagnati. In Italia a tutto settembre 2018, sono state registrate 12.112 presenze di minori, 3.485 dei quali, giunti nel nostro paese nell’ultimo anno.
L’Italia su questo fronte non è un Paese qualunque: piaccia o meno è di fatto un paese di transito e destinazione di potenti flussi migratori verso l’Europa. E dunque mentre la comunità internazionale decide di cooperare, la sedia vuota dell’Italia al tavolo delle trattative appare surreale.
Confusione e bullismo sono davvero un brutto mix.
C’è voluto il recente pronunciamento del Tribunale di Milano per imporre al Comune di Lodi a trazione leghista di riformare il regolamento che impediva nei fatti l’accesso alle agevolazioni per la mensa scolastica per le famiglie di origine straniera. E questo mentre i Nas rilevavano gravi carenze di qualità nell’offerta alimentare di un terzo degli Istituti scolastici della Penisola. Una situazione scoraggiante che si aggiunge a dati più che preoccupanti.
Nello scorso 2017, solo il 51% degli alunni della scuola primaria in Italia ha avuto accesso ad una mensa, con una distanza sempre maggiore tra Nord e Sud. Oltre l’80% in Molise e il 74% in Puglia non hanno refezione scolastica; sono l’81% in Sicilia dove solo il 2,60% vi accede a Palermo, lo 0,88% a Siracusa e lo a Catania – dopo la recente dichiarazione di dissesto – probabilmente più nessuno. A Roma accedono invece alla refezione il 96% dei ragazzini, a Milano il 99%, a Bolzano 100%.
La mensa è uno strumento efficace per combattere la dispersione scolastica. Nel nostro Paese ci sono 1 milione e 200mila bambini e adolescenti in condizioni di povertà assoluta e un’offerta alimentare adeguata permetterebbe di assicurare, almeno una volta al giorno, un pasto nutriente e bilanciato.
Ad aggravare questa situazione si aggiungono le più che probabili ricadute delle confuse enorme previste Ddl 113/2018. A questo proposito la Caritas ambrosiana ha manifestato preoccupazione per le sue conseguenze pratiche, destinate a moltiplicare la clandestinità tra gli stranieri presenti. Così appaiono estremamente preoccupati i gesuiti del Centro Astalli e decisamente contraria si è mostrato l’Associazione per gli Studi Giuridici sull’ Immigrazione che denuncia un depotenziamento del sistema di protezione (Sprar) che coinvolge interi nuclei familiari compresi i loro bambini.
Tra le ricadute che questo Decreto “ungherese” porta con sé, oltre al crollo dell’assistenza sanitaria nei Centri di Accoglienza (risparmio che denuncia una visione davvero corta della convivenza civile) ci sono i tagli di almeno 18mila posti di lavoro qualificati, svolti nella stragrande maggioranza dei casi da giovani che lavorano nel sociale e dedicano la loro professionalità all’assistenza dei più vulnerabili, siano essi anziani, bambini, portatori di handicap, stranieri o marginalizzati.
Giovani e meno giovani generalmente silenziosi, poco propensi a misurarsi con proclami e gesti clamorosi. Aiutare gli ultimi lascia poco tempo da trascorrere twittando sino a 280 caratteri…