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La tregua impossibile in Yemen che condanna alla catastrofe 14 milioni di persone

Antonella Napoli 21/12/2018
In tanti avevano scommesso che il cessate il fuoco in Yemen tra i ribelli Houthi e l’esercito yemenita, sostenuto dalla coalizione militare a guida saudita, potesse reggere.

E invece proprio le forze armate di Riad e dei suoi alleati, che tanto avevano spinto (a parole) per i colloqui di pace in Svezia, hanno infranto la tregua raggiunta il 15 dicembre bombardando, la scorsa notte, una base aerea delle milizie antigovernative a Sanaa.

Secondo Al Arabiya, l’obiettivo era la postazione del gruppo sciita vicino all’aeroporto internazionale della capitale. Durante l’operazione, che ha causato decine di vittime tra gli houthi che possono contare sull’appoggio dell’Iran, sono stati distrutti anche un lanciarazzi e un drone.
L’impegno a rispettare i termini dell’accordo sottoscritto da entrambe le parti è stato mantenuto per qualche giorno, dando la possibilità di tirare il fiato ai residenti delle zone sotto il controllo dei ribelli.
La mediazione dalle Nazioni Unite aveva permesso di garantire assistenza ai feriti più gravi della città di Hodeida, principale fronte della guerra in Yemen, e di consentire che i rifornimenti umanitari raggiungessero tutti i residenti. Ma le segnalazioni di alcune violazioni della tregua, entrata in vigore lunedì sera, sono iniziate già il giorno dopo. Una fonte dell’esercito saudita ha riferito che il bombardamento della scorsa notte è stato una risposta alle azioni delle ultime ore degli houthi che avrebbero violato il cessate il fuoco almeno 21 volte.
L’Onu, nel frattempo, ha annunciato l’arrivo nella città portuale di un comitato composto da rappresentanti delle parti in guerra guidato da un responsabile indicato dal segretario generale del Palazzo di vetro António Guterres, per monitorare la situazione e l’effettiva ritirata dei miliziani dell’area.
Intanto nel paese la situazione umanitaria è alla catastrofe e senza un impegno serio della comunità internazionale per milioni di persone, che hanno disperato bisogno di tutto, non c’è speranza di sopravvivenza.
Dal 2015 il conflitto ha causato almeno 10mila vittime, anche se le organizzazioni parlano di cifre molto più alte, e tre quarti della popolazione, circa 14 mila persone, vive in costante emergenza. Gli ultimi dati forniti da Oxfamrilevano che oltre mezzo milione di yemeniti sono in fuga dai combattimenti e sono senza cibo.
“Sono soprattutto donne e bambine che si trovano in questo momento a dover sopravvivere senza riparo, al gelo dell’inverno”, è l’allarme della Ong che evidenzia come il tutto si svolga in un contesto in cui si contano 3 milioni di sfollati e una persona su due è sull’orlo della carestia. Di questi 1,8 milioni sono bambini (400mila sotto i 5 anni) e 1,1 milioni donne incinte. Inoltre in 16 milioni, di cui 11,6 in modo grave, continuano a non avere accesso all’acqua potabile.
Un popolo ridotto allo stremo delle proprie forze da tre anni di conflitto che non ha risparmiato nessuno e che ora deve affrontare il freddo dell’inverno senza adeguate forniture di carburante per proteggersi dalle temperature destinare ad abbassarsi oltre lo zero. Oxfam, lanciando un appello alla comunità internazionale, rileva che l’emergenza più immediata riguarda “530mila sfollati che vivono nelle zone più interne e montagnose in rifugi di fortuna, senza nessun riparo dal freddo e dalla pioggia, e almeno in 20mila non hanno più cibo”. Per tentare di portare aiuti in queste aree è necessario che la tregua regga.
Per questo la Gran Bretagna, nel tentativo di salvare il salvabile, proporrà al Consiglio di sicurezza dell’Onu di votare una risoluzione in settimana per tenere in vita l’accordo sul cessare il fuoco in Yemen. La rappresentanza britannica a New York proporrà al tavolo dei 15 di riprendere i lavori su un progetto di risoluzione che solleciti tutte le parti a rispettare quanto era stato convenuto la settimana scorsa in Svezia.
Il testo che sarà sottoposto al Consiglio nelle prossime 48 ore “avalla i termini dell’accordo, autorizza le Nazioni Unite a sorvegliare la sua applicazione e definisce delle misure urgenti per attenuare la crisi umanitaria”, ha spiegato il ministro degli Esteri del Regno Unito.
Il tempo, intanto, corre e per la popolazione allo stremo ne è rimasto davvero poco. Purtroppo, come anticipato da questo blog due mesi fa, nessun Paese al mondo negli ultimi 100 anni è stato esposto a una carestia devastante come quella che si è abbattuta sullo Yemen. Senza lo stop ai raid della coalizione guidata dall’Arabia Saudita e la fine degli scontri con i ribelli, oltre 14 milioni di persone saranno destinate alla fame e, molti di loro, a una fine di stenti.