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Il ribaltone andaluso riporta la Spagna a destra e a un voto forse anticipato

Bobo Craxi 03/12/2018
Un errore politico abbastanza vistoso commesso dalla presidente della Regione Andalusa che ha anticipato le elezioni autonomiche porta sull’orlo delle elezioni anticipate l’intera Spagna, mette in grave difficoltà la presidenza di Pedro Sanchez e apre a una prospettiva piena di incognite sull’unità della nazione avendo la destra popolare, quella liberale e quella estrema di stampo franchista la parte vincitrice delle elezioni che si sono tenute ieri.

Per i Socialisti Spagnoli l’Andalusia è stata grossomodo ciò che Milano rappresentava per i Socialisti e l’Emilia per i comunisti, quarant’anni di dominio ininterrotto, la regione del Sud che ha dato i natali ai grandi leader del Psoe (Felipe Gonzalez in testa) un modello di buongoverno che non ha retto alle ondate degli scandali che hanno logorato il partito locale né all’ondata della destra nazionale che si è accesa in particolare dopo i fatti catalani.
Solo che il bipolarismo che rappresentava l’equilibrio stabile della politica spagnola con la capacità di contenimento delle grandi forze tradizionali di segno europeo ha dovuto fare spazio prima alla novità rappresentata da Podemos che ha raccolto la sinistra radicale tradizionale e la nuova insorgenze del voto giovanile che raccoglieva i disagi del precariato generato dalla crisi e poi successivamente alla presenza di due movimenti sostanzialmente anti-politici, il primo Ciudadanos che si è configurato subito con un timbro di modernità liberista e nazionalista per poi retrogradare verso una posizione più tradizionalista della destra spagnola in antitesi al Partito Popolare e ora, quello che desta più preoccupazione, l’affermarsi di un Partito di Ultra-destra tradizionalista, in definitiva conservatore, machista, razzista di nostalgia franchista che porta il nome di VOX animato perlopiù da vecchi quadri del Partito Popolare di orientamento aznarista che hanno contestato in questi ultimi anni l’indolenzimento delle posizioni di Rajoy e del PP di fronte alla sfida Catalana che ha nesso a rischio l’unità della nazione.
L’Andalusia povera che è stata la prima regione a temere l’eccessivo autonomismo concesso dalla Costituzione del 1978 alle Regioni è stata in prima fila da sempre a contenere le spinte innanzitutto di carattere economico che le concessioni di sussidiarietà nell’investimento pubblico avrebbe penalizzato una regione così grande ma anche per tanti versi arretrata.
Sembra incredibile, ma non lo è, come il Fronte Nazionale in Francia, Alba Dorata in Grecia, in parte cinquestelle e Lega, ma la rivolta delle periferie urbane e delle zone rurali penalizzate dai vincoli europei ha trovato nella estrema destra appunto una nuova voce ed essa sarà decisiva per la formazione di una nuova Giunta nonostante la presidentessa sconfitta Diaz richiami le forze “costituzionaliste” alla responsabilità di costituire un argine comune.
Sanchez non si aspettava un tale rovescio, nonostante abbia partecipato nei ritagli dei tempi istituzionali alla campagna elettorale, pur paventando i rischi di una flessione elettorale non immaginva la perdita della maggioranza assoluta peraltro mai messa in discussione dai sondaggi.
La sconfitta andalusa può rimettere in moto la disfida catalana senza attendere i primi verdetti ai processi dei Leader Indipendentisti (che hanno avviato uno sciopero della fame contro i ritardi del Tribunale che impedisce loro di poter avviare un procedimento dinnanzi al Tribunale europeo che riconosca loro di aver visto i propri diritti violati) e senza attendere le elezioni comunali ed europee.
La rivolta “gialla” parigina muove delle suggestioni nuove, così come il rischio dell’arrivo di una destra assai più aggressiva che non farebbe alcuno sconto all’irridentismo catalano arrivando a rimettere in discussione l’autonomia della Regione così come ormai all’unisono invocano le tre formazioni di Centrodestra e Ultra-destra d’accordo nel veder nuovamente applicabile quell’art.155 che di fatto scioglie l’entità autonoma della Catalogna.
Questa tappa andalusa non ci voleva per il governo Socialista che pure stava avviando un pacchetto di misure economiche popolari senza sforare nei budgets dimostrando un nuovo protagonismo politico di una forza tradizionale della socialdemocrazia europea in un momento di crisi e stallo di tutti i vecchi partiti.
Il voto comunica che c’è molta strada da fare per contenere le spinte nazional-populiste che infestano tutta l’Europa, esse producono delle spinte e delle scosse che anziché condurre a delle soluzioni durature determinano le crisi istituzionali e il caos.
Ma forse è proprio questo che serve a tutti coloro che sull’instabilità europea hanno puntato tutte le loro fiches e incominciato a raccogliere dei congrui interessi politici, economici e geo-strategici.