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IL PONTE BALCANICO. Zagabria-Tehran, una cooperazione minacciata da Trump

Marco Siragusa 20 dicembre 2018
I due paesi hanno stabilito negli ultimi decenni una sempre più intensa cooperazione politico-economica.

Ma la politica contro Tehran dell’amministrazione Trump mette discussione le intenzioni del governo croato che punta a fare dell’Iran uno dei suoi principali partner economici.
L’avvio delle relazioni bilaterali tra i due paesi risale all’aprile 1992 con il riconoscimento da parte di Teheran della dichiarazione di indipendenza croata dall’allora Jugoslavia socialista. L’Iran fu il primo paese musulmano a riconoscere la decisione di Zagabria, nonostante i difficili rapporti di quest’ultima con i musulmani della Bosnia-Erzegovina. Negli ultimi anni la cooperazione si è andata intensificando non solo in campo economico ma anche in quello politico, con il sostegno croato all’accordo sul nucleare raggiunto nel 2015.
Il legame tra i due paesi poggia su un’interessante teoria storica sull’origine etnica dei croati. Secondo studi iraniani risalenti alla fine del XVIII secolo, ripresi durante il novecento, i croati derivano da popolazioni iraniane che si trasferirono nella regione circa 1700 anni fa. La stessa parola Croato (in serbo Hravat) non sarebbe una parola serba, ma iraniana.Croato sembra, infatti, somigliare molto al nome persiano Choroatos o alla parola Khoravat traducibile con il termine “amichevole”. Questa teoria venne ripresa da alcuni teorici nazionalisti croati, durante la seconda guerra mondiale, per rimarcare la propria differenza rispetto agli altri popoli slavi considerati culturalmente inferiori.
Al di là delle possibili origine storiche, i due paesi hanno stabilito negli ultimi decenni una sempre più intensa cooperazione politico-economica. Dopo il raggiungimento della pace e la costituzione di un’alleanza militare antiserba tra croati e bosniacchi (musulmani bosniaci) nelle guerre jugoslave degli anni ’90, l’Iran trovò in Zagabria un importante alleato per il rifornimento di armi e di uomini alle truppe bosniache in guerra nonostante l’embargo imposto dalla comunità internazionale.
Durante la guerra, gli aiuti militari iraniani arrivavano illegalmente in Bosnia proprio attraverso la Croazia che tratteneva per sé una parte delle armi come forma di tangente per il sostegno dato.
Concluso il conflitto, gli interessi reciproci si concentrarono su una più ampia collaborazione in campo economico con il raggiungimento di accordi relativi alla promozione reciproca degli investimenti e al divieto di doppia imposizione in materia di imposte sul reddito e sul patrimonio. Per far fronte all’acuirsi della crisi economica globale, la Croazia si trovò costretta a cercare nuovi partner economici oltre i confini dell’Unione Europea e, dati i già buoni rapporti, l’Iran rappresentò un’ottima opportunità per la diversificazione degli scambi. Nel dicembre 2013 l’ex presidente croato Stjepan Mesić, accompagnato da una delegazione di imprenditori, incontrò a Teheran il vice ministro dell’energia iraniano Esmaeil Mahsouli che mostrò la disponibilità del del settore privato iraniano a costruire dighe, centrali termoelettriche e idroelettriche in Croazia.
La collaborazione si fece sempre più stretta soprattutto durante i colloqui per il raggiungimento dell’accordo sul programma nucleare iraniano, raggiunto nel 2015. In quell’occasione Zagabria, entrata a far parte dell’UE il 1º luglio 2013, sostenne apertamente l’accordo presentandosi come un importante alleato per Teheran. Durante la visita ufficiale in Iran, nell’ottobre 2015, il presidente del parlamento croato Josip Leko, ribadì l’intenzione di intensificare la cooperazione tra i due paesi nei campi della scienza, della cultura, dell’economia e della lotta al terrorismo internazionale. L’importante ruolo svolto dalla Croazia nel sostenere una distensione dei rapporti tra UE e Iran è stato sottolineato dallo stesso presidente Rouhani che, durante un incontro con la presidentessa croata Kolinda Grabar-Kitarović nel 2016, dichiarò che “la Croazia è una porta per le relazioni dell’Iran con l’Unione Europea”.
Poche settimane dopo l’incontro, dieci compagnie croate presentarono un piano per la partecipazione all’industria petrolifera iraniana attraverso la fornitura di servizi di manutenzione di petroliere, oleodotti e gasdotti. In cambio la Croazia si impegnava ad acquistare il greggio prodotto in Iran.
Negli ultimi due anni gli interessi si sono concentrati nel miglioramento degli scambi a livello bancario, un passo necessario per stimolare e semplificare gli investimenti reciproci. A marzo di quest’anno la presidentessa Kolinda Grabar-Kitarović ha ricevuto il ministro degli Esteri iraniano Mohammad Javad Zarif durante lo svolgimento di un Forum commerciale organizzato dalla Camera di commercio croata volto a sostenere gli investimenti e gli scambi in materia di energia, investimenti, industrie e formazione tecnica. A questo, ha fatto seguito un ulteriore Forum, questa volta svoltosi a maggio presso la Camera di commercio iraniana, che ha visto la partecipazione del ministro dell’Economia croata Martina Dalić e del governatore della Banca Centrale iraniana Valiollah Seif.
Nonostante le buone intenzioni e le promesse di maggiori investimenti, bisogna sottolineare come il livello degli scambi tra i due paesi sia ancora quasi del tutto inesistente. Secondo quanto riferito dal ministro dell’Economia Dalić nel 2017 le esportazioni verso l’Iran ammontavano ad appena 5,3 milioni di euro, con un aumento del 33,6% rispetto allo stesso periodo del 2016. Ben più sostenuta è stata però la crescita delle importazioni, pari a 52,8 milioni di euro a fronte dei 600 mila euro del 2016. Questi dati evidenziano come l’Iran sia riuscito ad ottenere i benefici maggiori dal miglioramento delle relazioni economiche bilaterali. Lo stesso non si può dire per Zagabria che sembra non esser stata in grado di sfruttare l’enorme mercato iraniano, con un potenziale di circa 80 milioni di persone, per l’esportazione delle proprie merci.
La decisione di Trump di ritirarsi dall’accordo sul nucleare e di imporre nuove sanzioni all’economia iraniana rischia di compromettere i passi avanti compiuti nella cooperazione tra i due paesi. Il governo croato ha provato ad opporsi al ritiro dell’accordo, dichiarando che continuerà ad impegnarsi per il suo pieno rispetto e per la sua effettiva attuazione. Le possibili ritorsioni americane, se concretamente attuate, rischiano però di far cambiare idea al governo dato che gli Stati Uniti rappresentano per il paese un partner ben più importante, in termini economici, rispetto all’Iran.
I rapporti tra Iran e Croazia sembrano quindi lastricati di buone intenzioni e tante promesse che, però, al momento non hanno trovato un serio riscontro nella realtà.L’estrema incertezza della situazione legata alla nuova politica dell’amministrazione Trump rischia di mettere in discussione quanto preventivato dal governo croato che puntava a fare dell’Iran uno dei suoi principali partner economici. Per riuscire a creare un clima favorevole agli scambi è necessario prima comprendere le reali intenzioni dell’UE nei confronti del paese medio-orientale. Per la Croazia i margini d’azione indipendente sono piuttosto ristretti e solo con un netto rifiuto europeo all’applicazione delle nuove sanzioni il paese potrà godere di una rinnovata, e ben più concreta, cooperazione con Teheran.