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“Dimenticate i pregiudizi sull’Hiv”. Intervista agli esperti

Luciana Matarese 01/12/2018
Sono tra 125.000 e 130.000 le persone che nel nostro Paese convivono con l’Aids, tra 12.000 e 18.000 quelle sieropositive che non hanno ancora una diagnosi perché non hai mai fatto il test, nonostante almeno un terzo – circa seimila – abbia una situazione immunitaria compromessa.

I nuovi dati, diramati dal Ministero della Salute con l’Istituto di Sanità per la trentesima giornata mondiale contro l’Aids e aggiornati al 2017, confermano che la principale modalità di trasmissione resta quella dei rapporti sessuali non protetti. Le nuove diagnosi di infezione da Hiv riportate l’anno scorso sono 3443, che vuol dire 5,7 nuovi casi ogni 100mila residenti.

Numeri che al Centro operativo Aids dell’Istituto Superiore di Sanità non si aspettavano. Barbara Suligoi, direttrice del Centro, lo dice senza mezzi termini. “Le aspettative erano più rosee – spiega – pensavamo che la grande azione preventiva messa in campo negli anni ’90-2000 proseguisse la sua ricaduta. Invece oggi pare si sia arrivati a un livello di scarsa sensibilità. Il trend in diminuzione ha subìto un rallentamento”.
Molti, racconta Suligoi, siccome se ne è parlato per anni, credono esista già un vaccino, tanti pensano ancora che l’infezione da Hiv e l’Aids riguardino solo quelli che tecnicamente vengono definiti “sottogruppi di popolazione” e cioè omosessuali, prostitute, tossicodipendenti. “E invece riguarda tutti”, aggiunge la direttrice del Coa.
A quale altezza sia il livello di disinformazione si capisce anche dal fatto che al Telefono Verde Aids, attivo da più di 31 anni, arrivino ancora telefonate per chiedere se si può contrarre il virus attraverso il bacio o la stretta di mano, se l’Hiv possa essere tramesso dalle zanzare. “Circa il 32% delle oltre 12mila telefonate che abbiamo ricevuto nel 2017 è arrivato da persone che chiedevano quali sono le vie di trasmissione del virus”, conferma Anna Maria Luzi, direttrice dell’Unità Operativa Rcf (Ricerca comunicazione formazione) del Dipartimento Malattie infettive – nel quale si collocano Telefono Verde e il sito internet www.uniticontrolaids.it – dell’Istituto Superiore di Sanità.
Si è registrato un calo di telefonate da parte delle donne – oltre il 35% nel 1987, circa il 13% l’anno scorso. “Sarebbe necessario incentivare campagne di informazione e prevenzione mirate”, fa notare Luzi. Intanto quest’anno non ci sarà uno spot istituzionale durante la giornata contro l’AIDS: il ministro della Salute, Giulia Grillo, ha annunciato una campagna di sensibilizzazione nei prossimi mesi e ieri sera ha partecipato alla cerimonia durante la quale è stata illuminata di rosso la Piramide Cestia, sulla quale è stata proiettata la scritta “Stop Aids”. “Rispetto al passato ci sono meno fondi, è chiaro che tutto si ridimensiona – commenta Luzi – prevenzione, uso del preservativo e test restano fondamentali. Su Hiv e Aids si registra una forte riduzione dell’allerta”. Lo conferma anche la direttrice del Coa.
Dottoressa Suligoi, i decessi per Aids sono stabili, ma resta alta la percentuale di quanti scoprono di essere Hiv positivi solo pochi mesi prima di ricevere la diagnosi. Si può parlare di allarme?
“Sì, l’allarme esiste. Nei rapporti sessuali la stragrande maggioranza delle persone non prende precauzioni per cui non ci si accorge di aver contratto il virus né, dopo, si pensa a fare il test. Dopo anni, o durante un controllo casuale o quando compaiono i primi sintomi, si scopre di avere l’infezione da Hiv. Intanto, queste persone hanno vissuto con il virus, col rischio di infettare il/i partner e non sottoponendosi a terapie antiretrovirali che assicurano una buona qualità di vita e aspettative uguali a quelle delle persone Hiv negative”.
Dagli ultimi dati emerge che la maggior parte delle nuove diagnosi di Hiv riguarda persone di sesso maschile che hanno rapporti non protetti con persone dello stesso sesso. Questo potrebbe rafforzare lo stigma verso gli omosessuali? Ancora si pensa che la questione riguardi solo alcune cosiddette “sottocategorie”?
“Non è l’orientamento sessuale che determina la trasmissione del virus quanto, piuttosto, avere rapporti non protetti, e la storia di Valentino (l’uomo affetto da Hiv, condannato per epidemia dolosa e lesioni gravissime per aver contagiato decine di donne, ndr) lo insegna. Sulla questione dobbiamo compiere uno sforzo di maturazione”.
Cioè?
“Dobbiamo uscire dalla mentalità del gruppo a rischio, per cui se non appartengo a quelle che vengono indicate come determinate categorie ritengo di essere al riparo. E poi attraverso rapporti non protetti si può contrarre il virus Hiv, ma anche altre infezioni sessualmente trasmesse come Clamidia, condilomi, sifilide, che infatti sono in aumento e molto spesso, come l’HIV, non danno sintomi per anni. E a meno che non si faccia il test si possono trasmettere ai partner. I quali, a loro volta, sono tranquilli, continuano ad avere rapporti non protetti, ingannati dall’aspetto apparentemente sano del partner per loro sinonimo di buona salute. Ecco, vorrei aggiungere una cosa a tal proposito”.
Prego.
“Non facciamoci ingannare dall’aspetto. Un aspetto sano non è necessariamente garanzia di buona salute”.
Torniamo ai dati: l’incidenza di Aids è in lieve costante diminuzione negli ultimi 4 anni, i decessi sono stabili, ma resta alta la percentuale delle persone che scopre di essere Hiv positiva solo pochi mesi prima di ricevere la diagnosi di Aids.
“La diminuzione è stata molto evidente negli anni 2000, speravamo continuasse ma si è bloccata. E l’infezione continua a circolare soprattutto tra i giovani. L’incidenza maggiore di infezione è nella fascia di età tra 25 e 29 anni, vuol dire che questi giovani si sono infettati prima, meno che ventenni”.
Come si inverte il trend?
“Attraverso un’azione di informazione, formazione e educazione alla sessualità. Vorrei rivolgermi a tutti, ma in particolare ai giovani”.
Vuole lanciare un appello?
“Sì, vorrei dire loro: usate il preservativo. Oggi i ragazzi, in particolare le ragazze, si vergognano a usare o a proporre il preservativo e invece va utilizzato. Non vuol dire “Non mi fido di te”, al contrario significa “Rispetto te e me stesso”. E poi bisogna essere consapevoli”.
Cioè?
“Se in un momento in cui il livello di attenzione si era abbassato è capitato di avere un rapporto sessuale non protetto, bisogna fare il test, che è anonimo e gratuito ed è una garanzia sul proprio sierostato. Nel caso in cui si risulti Hiv positivi esistono terapie antoretrovirali, che consentono di tenere sotto controllo il virus, da iniziare a seguire subito. È vero che le morti per Aids restano stabili, ma ai circa 130.000 che convivono col virus, ogni anno si aggiungono circa 4000 persone che scoprono di essere infette. Come se versassimo nuova acqua nel vaso. È evidente che non può continuare così, bisogna agire per aumentare sensibilità e consapevolezza, proteggendosi e effettuando il test”.