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YEMEN. Tregua violata, ma l’Onu ci crede ancora

26 novembre 2018, Nena News
Diversi raid aerei della coalizione saudita hanno colpito ieri alcune aree della città di Hodeidah. L’inviato delle Nazioni Unite, tuttavia, continua a tentare di riavvicinare le parti. Un drone Usa attacca al-Qa’eda: 6 presunti jihadisti uccisi.

Chi credeva che la tregua raggiunta la scorsa settimana tra le fazioni rivali in Yemen potesse durare si è dovuto ricredere ieri quando la coalizione saudita ha ripreso a bombardare le aree controllate dai ribelli houthi ad Hodeidah. Poco importa che due giorni fa nella città portuale yemenita, principale centro per l’arrivo di cibo e aiuti umanitari nel Paese, era arrivato l’inviato dell’Onu in Yemen Martin Griffiths per valutare la situazione umanitaria nell’area in previsione dei “negoziati di pace” che dovrebbero avere luogo il prossimo mese in Svezia.
Stando a quanto riferiscono fonti locali, i raid di ieri hanno colpito alcuni convogli di rifornimento dei ribelli all’entrata nord e nella parte sud della città. Secondo il portavoce degli houthi, Mohammed Abdessalam, ci sono stati “35 raid nelle ultime 12 ore ad Hodeidah accompagnati dai bombardamenti dell’artiglieria”.
In realtà a infrangere la tregua erano già stati alcuni sporadici colpi di fuoco sparati ai confini orientali e meridionali della città. Senza poi dimenticare che il fragile cessate il fuoco raggiunto tra houthi e la coalizione saudita la scorsa settimana non ha mai preso in considerazione lo stop agli altri bombardamenti che, di tanto in tanto, si registrano nel Paese: quelli statunitensi contro al-Qa’eda. L’ultimo raid contro l’organizzazione terroristica è avvenuto ieri: sei presunti jihadisti sono stati uccisi da un attacco con un drone nella provincia centrale di al-Bayda. Tra le vittime, sostengono le fonti yemenite, ci sarebbero stati anche due leader del gruppo estremista islamico che, approfittando del caos della guerra iniziata dai sauditi nel marzo del 2015, hanno esteso il loro controllo nell’area sud est del Paese.
Le notizie delle violenze in Yemen giungono negli stessi giorni in cui l’inviato Onu Griffiths sta compiendo un vero e proprio tour di force diplomatico nel tentativo di riavvicinare gli houthi e la coalizione guidata dall’Arabia Saudita. Se venerdì, infatti, Griffiths ha visitato Hodeidah, sabato l’alto diplomatico ha incontrato a Sana’a il capo dell’Alto comitato rivoluzionario houthi, Mohammed Ali al-Houthi. Oggi, invece, discuterà a Riyadh con il governo yemenita riconosciuto internazionalmente.
Le Nazioni Uniti sanno che non c’è più tempo da perdere vista la gravissima situazione umanitaria nel Paese. Un dato su tutti: 14 milioni di persone sono attualmente a rischio carestia. Senza dimenticare poi il numero di morti: 10.000 per le Nazioni Unite, ma secondo i gruppi umanitari almeno 50.000. Non passa giorno inoltre senza che queste associazioni lanciano nuovi allarmi inquietanti. Mercoledì è stato il turno di Save the Children che ha detto che 85.000 bambini sotto i cinque anni d’età possono essere morti nel periodo che va dall’aprile del 2015 all’ottobre del 2018 per malnutrizione o malattia.