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Tanzania, è caccia al gay: arresto, deportazione, rischio morte

FULVIO BELTRAMI – 5 NOVEMBRE 2018
Paul Makonda, Governatore della capitale economica della Tanzania, ha dato il via ad una vera e propria caccia al gay che inizia il 5 novembre.

Paul Makonda, Governatore della capitale economica della Tanzania, Dar es Salaam, fervente cristiano e amico personale del Presidente John Magufuli, ha dato il via ad una vera e propria caccia al gay che inizierà oggi, lunedì 5 novembre. L’obiettivo è ripulire Dar es Salaam dal ‘male occidentale’ che offende i valori morali dei tanzaniani e delle due più importanti comunità religiose in Tanzania: cristiana e mussulmana. A questo scopo sarà creata una task force composta da esperti di cybercrime della polizia e agenti dei servizi segreti che avranno il compito di intercettare comportamenti sul web, chat su WathsApp, Messanger, e conversazioni telefoniche che rivelino atteggiamenti o pratiche omosessuali.
Una volta individuati, i ‘deviati’ saranno arrestati e processati in base ad una legge in vigore dall’epoca coloniale britannica che considera l’omosessualità un reato penale grave, punibile con pene severe che possono arrivare all’ergastolo se il colpevole è recidivo. Sarà istituito anche un numero verde, dove gli ‘onesti e pii’ cittadini della capitale economica possono denunciare i loro vicini sospettati di atti omosessuali. Il numero verde si chiama ‘Give me their names’ (datemi i loro nomi). La Polizia afferma su quotidiani locali che assolverà in pieno il compito assegnatole.
Una prima lista di sospetti omosessuali, lesbiche e transgender sarebbe stata già redatta e le forze dell’ordine faranno scattare arresti di massa. «Se questa feccia vuole evitare la giustizia ha tempo tre giorni per lasciare il Paese. Tutti i froci che rimarranno subiranno le conseguenze dei loro perversi atti secondo la legge in vigore», ha affermato, venerdì 2 novembre, un poliziotto ad un giornale scandalistico di Dar es Salam.
La caccia al gay voluta dal Governatore Makonda sembra riscontrare un entusiasta supporto popolare presso la capitale economica della Tanzania e la benedizione del Presidente Magufuli, che dalla sua nomina, nel 2015, ha promosso una politica omofobica con il supporto attivo dei principali media tanzaniani. Vari attivisti dei diritti delle minoranze sociali sono stati invitati a lasciare il Paese. Alcuni sono stati arrestati. Le cliniche di prevenzione del HIV/AIDS sono state chiuse in quanto accusate di promuovere l’omosessualità.
Nel 2017, Magufuli ha pubblicamente affermato che è sacrosanto dovere di ogni onesto cittadino di condannare l’omosessualità avvertendo che il Governo stava studiando serie misure per fermare questa mostruosità che mina i valori della società. Misure che avrebbero compreso arresti di massa, deportazione e privazione della cittadinanza. La caccia al gay decisa a Dar es Salama ha molte probabilità di essere un test. Se i risultati saranno soddisfacenti, gli arresti di massa e le deportazioni potrebbero scattare su tutto il territorio nazionale.
Il provvedimento del Governatore Makonda ha creato il panico tra i cittadini tanzaniani omosessuali. «Quando ho appreso la decisione di Makonda sono fuggito dalla mia abitazione e mi sto nascondendo in attesa di lasciare il Paese. Mi guardo sempre le spalle per il timore che la polizia venga ad arrestarmi. Non è un timore infondato. Ci sono molte tensioni create contro la comunità gay in Tanzania. Non solo a Dar El Salaam ma in tutto il Paese. Tutti noi siamo terrorizzati», testimonia un giovane tanzaniano di 24 anni alla ‘Reuters’.
Immediate sono state le reazioni delle associazioni in difesa dei diritti umani. Amnesty International ha definito la decisione del Governatore Makonda una grave violazione dei diritti civili. «È molto preoccupante che la Tanzania abbia deciso di attuare una simile misura contro una fascia dei propri cittadini già marginalizzati e perseguitati. L’idea di istituire una task force anti gay deve essere immediatamente abbandonata, in quanto è controproducente per la pace e la sicurezza del Paese, essendo istigatrice di odio sociale», afferma Joan Nanyuki, Direttore regionale di Amnesty International. Il Presidente della Società degli Avvocati del Tanganika, Fatma Karume, ha definito la task force anticostituzionale e un serio pericolo per i cittadini di Dar es Salaam e per la Tanzania in generale.
La famosa piattaforma di informazione e denuncia delle persecuzioni sofferte a livello mondiale dalle minoranze sessuali ‘Advocate’, appartenete al network di informazione gay on line, Pride Media Digital Network, politicamente molto influente negli Stati Uniti, ha messo in gran risalto l’intervento sul tema della attivista gay Tsitsi Matekaire di Equality Now. «Le persone LGBT sono già frequentemente vittime di offese, soprusi, ingiustizie e violenze in Tanzania», denuncia l’attivista gay tanzaniano Peter Msigwa. «Arrestarle per i loro orientamenti sessuali significa legalizzare queste ingiustizie e violenze, aumentando la loro marginalizzazione sociale e mettendo a rischio la loro incolumità fisica in quanto il Governo sta creando un pericoloso sentimento anti gay tra la popolazione che potrebbe portare a drammatiche conseguenze. Dalla Tanzania si lancia un disperato appello al mondo intero affinché la Comunità Internazionale e le Nazioni Unite attuino le opportune pressioni per costringere il Governo tanzaniano ad abbandonare questa feroce campagna anti-LGBT. Nel frattempo deve essere loro assicurato il diritto d’asilo in quanto perseguitati per le loro tendenze sessuali e seriamente in pericolo”. 
«Gli arresti di per se sono illegali, anche perché non prevedono il rilascio su cauzione. I presunti gay saranno costretti a umilianti test anali e soggetti a violenze e abusi da parte della Polizia, delle guardie carcerarie e dei criminali comuni che facilmente abuseranno o linceranno il malcapitato all’interno delle celle comuni», prosegue Msigwa. «La campagna anti-gay in atto da diversi anni, e il provvedimento di Makonda, possono spingere la popolazione a picchiare a morte o a bruciare vivi con i copertoni i cittadini sospettati di essere gay o lesbiche. Questa giustizia di strada è all’ordine del giorno in Tanzania contro i ladri, quindi, applicabile anche contro la comunità gay a causa delle incessanti e martellanti campagne omofobiche promosse dal governo che dovrebbe difendere tutti i suoi cittadini», conclude Msigwa.
Il Governatore Makonda ha immediatamente risposto alle critiche e alle accuse rivoltegli. «Mi aspettavo tutte queste critiche per la coraggiosa e dovuta decisione presa. Preferisco attirarmi la rabbia degli occidentali che quella di Dio». Secondo alcuni osservatori regionali, Makonda ha architettato questa caccia al gay, che viola anche i diritti civili sanciti dalla Costituzione, per aumentare la sua popolarità politica in previsione delle prossime elezioni. Gli osservatori avvertono comunque dellapericolosità del provvedimento che potrebbe portare ad arresti di massa, detenzioni illegali e torture, in quanto Makonda sarebbe un convinto fanatico religioso e moralista oltre che un abile demagogo, quindi pericolosissimo.
Vari testimoni dalla Tanzania affermano che prima ancora che il numero verde ‘Datemi i loro nomi’ sia stato attivato, la Polizia ha ricevuto migliaia di denunce contro cittadini tanzaniani che risiedono a Dar El Salam sospettati di essere gay. Secondo alcune di queste denunce il sospettato è stato riconosciuto gay non in quanto si è a conoscenza del suo orientamento sessuale, ma in quanto emana il tipico e sgradevole odore corporale dei ‘froci’ e delle lesbiche. 
Il provvedimento di Makonda contro la comunità gay oltre che essere assurdo e pericoloso è fuorviante e contraddittorio. Il difensore della moralità nazionale non interviene sui reali crimini di origine sessuale che si compiono quotidianamente a Dar Es Salaam, tra i quali la fiorente industria del turismo sessuale, la pedofilia, la prostituzione forzata e il traffico di esseri umani. Il provvedimento di Makonda rappresenta il più feroce atto di persecuzione attuato in un Paese africano contro le minoranze sessuali dopo il Sudan.
Le reazioni dell’Unione Europea non si sono fatte attenere. Sabato 4 novembre Bruxelles ha richiamato il proprio rappresentante, Roeland Van De Geer, per discutere sulla situazione in Tanzania. Una notizia confermata dalla responsabile stampa della Delegazione Europea, Susanne Mbise. Questo inaspettato e forte gesto diplomatico si collega anche alla preoccupante violazione degli spazi democratici dell’opposizione che ha portato il Governo di Magufuli a palesi violazioni dei diritti civili, tra le quali l’attentato assassinio del parlamentare d’opposizione Tundu Lissu, le persecuzioni contro attivisti dei diritti umani e dissidenti e i sempre più fievoli spazi di libera espressione.
Le reazioni degli Stati Uniti (dove forte è la lobby gay) sembrano al momento miti, in quanto, al contrario dell’Amministrazione Obama, il Presidente Donald Trump promuove l’omofobia e supporta i gruppi omofobici religiosi degli Stati Uniti. Nell’ottobre 2017 Trump è stato il primo Presidente americano a supportare il movimento conservatore Family Reasearch Council (un movimento composto da estremisti religiosi, razzisti di razza bianca e attivisti dell’estrema destra Americana), nominando alcuni dei suoi leader membri della Commissione sui Valori. «I valori morali devono avere un peso sulle scelte elettorali che gli americani sono chiamati a fare nella nostra democrazia. Questi valori sono le fondamenta che hanno permesso di rendere l’America una grande Nazione. Tra questi valori vi è la difesa della famiglia e il dovere morale di lottare contro ogni aberrazione sessuale e promozione di comportamenti satanici e fuorvianti che mettono in pericolo la famiglia attraverso atti sessuali contro natura», afferma Tony Perkins, residente del Family Research Council.
«L’omosessualità in tutte le sue forme è dannosa per la persona che la pratica e per la società in generale. È innaturale e negativa per la salute fisica e psicologica. Seppure considerando che l’attrazione per lo stesso sesso può avere origini complesse e che non vi siano sufficienti prove che l’omosessualità sia qualcosa di genetico, i tentativi degli attivisti gay di equiparare l’omosessualità alla eterosessualità sono inaccettabili. Così come il diritto di matrimonio tra due uomini o due donne che costituisce una radicale ridefinizione e falsificazione giuridica della istituzione familiare. Simpatie e supporto devono essere rivolte a tutti coloro che combattono l’attrazione verso lo stesso sesso e ogni aiuto deve essere rivolto a tutti coloro che soffrono di questa attrazione affinché ridiventino normali», questo è il credo del Family Research Council.
Sempre nell’ottobre 2017, il Presidente Trump ha firmato un decreto legge che nega il visto a tutti i diplomatici stranieri e impiegati delle Nazioni Unite che abbiano tendenze omosessuali o che non siano ufficialmente sposati con il loro partner di sesso opposto. Nel budget federale per il 2019 il Presidente Trump ha proposto di diminuire drasticamente i fondi destinati alla ricerca, cura e prevenzione del HIV/AIDS, un provvedimento (se attuato) che colpirà in particolar modo le fasce più povere della popolazione, le minoranze etniche e i LGBT americani. Trump ha inoltre firmato un decreto che i soldati con tendenze omosessuali o trans devono essere immediatamente estromessi dal servizio militare.
Nello stesso giorno che l’Unione Europea ha richiamato il suo rappresentante dalla Tanzania, anche la Turchia ha richiamato il suo Ambasciatore dall’Uganda. Le due decisioni non sono collegate con l’attuale grave situazione di violazione dei diritti delle minoranze sessuali in Tanzania, ma con il tema dell’omosessualità. L’Ambasciatore turco a Kampala, Sedef Yavuzalp, in occasione della celebrazione della fondazione della moderna Repubblica turca, avvenuta nel 1923, per opera di Mustafa Kemal Ataturk, lo scorso 29 ottobre, si è fatto fotografare durante la celebrazione presso l’Ambasciata turca vestito da antico greco e la sua assistente da Elena di Troia, la mitica figura Omerica causa della guerra tra le Città Stato greche e Troia (ubicata nella moderna Turchia). Il Governo turco ha considerato questo atteggiamento una grave offesa alla Repubblica, e un grave scandalo in quanto l’Ambasciatore avrebbe indirettamente promosso il famoso e ‘detestabile” antico vizio greco…