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GAZA. Pescatore ucciso dalla marina egiziana, rabbia nella Striscia

9 novembre 2018, Nena News
Mostafa Abu Audeh è morto sotto i colpi dell’esercito del Cairo, che nega. Haniyeh ai funerali si dice sorpreso, ma non è la prima volta: con la salita al potere di al-Sisi, l’Egitto ha lanciato una dura campagna contro la Striscia.

Mostafa Abu Audeh è morto mercoledì notte, sotto i colpi della marina egiziana. Era pescatore ed è stato ucciso sul suo piccolo peschereccio al largo delle coste di Rafah, nel sud della Striscia di Gaza. Aveva 32 anni.
La rabbia sta crescendo a Gaza. Stavolta a sparare sono stati gli egiziani e non è affatto la prima volta: a gennaio lo stesso era accaduto al 30enne Abdullah Zidan e a novembre al 16enne Firas Miqdad. Il ministro della Salute della Striscia, Ashraf al-Qedra, ne ha annunciato la morte ma è stato il coordinatore del sindacato dei pescatori, Zakareya Bakr, a dire come. Alla Reuters fonti dell’esercito egiziano negano di aver aperto il fuoco. Ma a smentirle sono i quattro pescatori che erano con lui in mare e che all’agenzia indipendente egiziana Mada Masr raccontano che la barca di Abu Audeh è stata colpita quando si trovava dentro la zona di pesca. Prima spari di avvertimento e poi il fuoco.
“Una nave egiziana si è avvicinata alla barca – ha raccontato il padre, Khader Abu Audeh – e ha aperto il fuoco sui pescatori a bordo, uccidendo Mostafa con tre proiettili”. E ha aggiunto:“Le ultime parole di Mostafa sono state ‘Siamo solo poveri pescatori, non abbiamo fatto niente di sbagliato’. Questo è inaccettabile, potevano arrestarlo se stava facendo qualcosa di illegale, non ucciderlo”.
La madre, che ha perso un figlio nell’operazione israeliana Piombo Fuso del 2008-2009, racconta della difficile vita a Gaza e della mancanza di lavoro, dei quattro figli di Mostafa e delle immense difficoltà nel portare a casa il pane. Nella Striscia, la pesca – una delle principali attività – ha subito negli ultimi undici anni di assedio una vera e propria devastazione: il pescato continua a diminuire, ogni anno, più che dimezzato dagli anni 2000 e il numero dei pescatori si è radicalmente ridotto, poco più di 3mila contro i 10mila di due decenni fa.
Per protesta i pescatori hanno deciso di scioperare fino a questa mattina. Ieri si sono tenuti i funerali a cui ha partecipato anche il leader di Hamas, Ismail Haniyeh: “Quanto successo al pescatore Abu Audeh è sorprendente e fuori dal contesto dei nostri accordi con gli egiziani”. Non proprio: è vero che Hamas è in contatto da mesi con l’Egitto per raggiungere un cessate il fuoco con Israele, ma è anche vero che il regime del generale al-Sisi ha fin da subito, dal luglio 2013 quando ha preso il potere, avviato una durissima campagna contro il movimento islamista a Gaza, membro di quella Fratellanza Musulmana duramente repressa in Egitto.
Centinaia di tunnel distrutti, una zona cuscinetto lungo il confine che ha visto la demolizione delle case di migliaia di egiziani, pattugliamento in mare contro i pescatori. Quello a cui si riferisce Haniyeh è l’ampiezza della zona di pesca autorizzata, che dovrebbe tornare alle 20 miglia nautiche dalla costa di Gaza – come previsto dagli Accordi di Oslo del 1993, ma che Israele ha sempre unilateralmente ridotto.
O forse si riferisce all’intesa raggiunta martedì, il giorno prima dell’uccisione del pescatore: dopo aver monitorato le proteste lungo le linee di demarcazione tra Gaza e Israele, una delegazione egiziana nella Striscia aveva annunciato in una conferenza stampa congiunta con Hamas che Israele avrebbe permesso l’arrivo di fondi.