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Si svela al mondo il volto tirannico e sanguinario del principe saudita incensato dai media occidentali

Luciano Lago – Ott 15, 2018
La macabra vicenda della scomparsa e dell’omicidio del giornalista saudita riformista Jamal Khashoggi, assassinato e fatto a pezzi all’interno del consolato di Istanbul è l’episodio che ha rivelato clamorosamente al mondo la natura tirannica e sanguinaria del regime dell’Arabia Saudita ed in particolare del principe ereditario Mohammed bin Salman.

Da notare che questo personaggio era esaltato ed indicato come “riformatore” dai governi occidentali e dai media europei che gli attribuivano volontà di” aperture” e cambiamento del suo regno tirannico, intollerante e oscuratista.

Si tratta in realtà soltanto dell’ultimo di una serie di sviluppi che hanno gettato seri dubbi sull’immagine mediatica del principe, costruita per far apprire “gradevole” l’alleanza di ferro costituita dall’Amministrazione Trump e di Israele con l’Arabia Saudita, alleanza a cui si erano accodati i paesi atlantisti con in testa Gran Bretagna e Francia.
Risulta che il principe ereditario 33enne, Mohammed bin Salman, figlio di King Salman, da quando questi ha scavalcato dozzine di cugini più grandi e più esperti per diventare il leader della prossima generazione dell’Arabia Saudita nel 2015, è passato da un errore all’altro.
Per volontà dello stesso principe, l’Arabia Saudita si è lanciata in una guerra distruttiva e di sterminio contro lo Yemen per portare al potere un fantoccio al suo servizio, impantanando le sue forze armate in un conflitto sanguinoso costellato di rovesci militari, nonostante la superiorità di forze . Lo stesso principe aveva richiesto un inutile blocco del vicino Qatar che si è rivelato un’altro fiasco grazie all’intervento della Turchia e dell’Iran a sostegno del piccolo stato rivierasco.
Bin Salman ha ordinato la detenzione ed esecuzioni capitali di centinaia di giornalisti, ecclesiastici, attivisti, funzionari e uomini d’affari, tra cui, fra gli altri, l’arresto del primo ministro libanese, Saad Hariri, attirato in una trappola e poi liberato grazie alla reazione internazionale. Il medesimo principe tirannico ha supervisionato una rottura diplomatica con il Canada in una furiosa reazione eccessiva a critiche piuttosto ordinarie.
Tuttti episodi poco menzionati, ignorati o minimizzati dal compiacente apparato dei media filo atlantisti, alcuni (quelli britannici) persino finanziati dalle ricche elargizioni finanziarie del principe, interessati a non danneggiare l’immagine del governante saudita.Giornalista saudita Jamal Khashoggi assassinato dai sauditi
Ciò non toglie che, nel caso dell’omicidio del giornalista Khashoggi, l’ambizioso principe ha commesso una errore di calcolo: questi non solo è stato uno scrittore di rilievo per l’influente pagina del Washington Post – che ha alzato il tono nelle sue richieste di responsabilità – ma Khashoggi era noto a Capitol Hill come uno dei principali riformatori sauditi. Questo ha fatto smuovere l’indignazione di Membri del Congresso USA, inclusi repubblicani di spicco come il presidente degli Esteri Bob Corker del Tennessee e persino il famigerato Lindsey Graham, sostenitore delle guerre in Medio Oriente.
Sembra solo ieri che il giovane leader saudita veniva festeggiato nelle pagine editoriali e nei salotti di politica estera di Washington, di Londra e di Parigi come un “riformatore visionario” che voleva decisamente trascinare il suo paese nascosto nel 21 ° secolo.
Nessuna menzione delle stragi di civili che l’aviazione saudita stavano conducendo da tre anni nello Yemen, tranne quando un missile saudita ha centrato in pieno un bus scolare con l’uccisione di 41 bambini yemeniti,episodio troppo grave per poterlo passare sotto silenzio ma presto dimenticato come un “danno collaterale”.
Tanto meno i media occidentali parlavano della comprovata complicità del principe e del suo governo nel sostegno ai gruppi terroristici tagliagole e jihadisti che hanno massacrato migliaia di civili in Siria e in Iraq, evitando di dire che l’Arabia Saudita professa la medesima ideologia radicale islamica, quella wahabita e salafita, professata da questi gruppi e si occupa di diffonderla nel Medio Oriente ed in Asia.
I segreti nascosti del personaggio gli hanno fatto guadagnare l’appellativo “MBS”, come noto, creandogli una reputazione di un decisore molto impulsivo, persino spericolato, ma fino a oggi un “fidato amico” degli americani, di Israele e dell’Occidente in generale da contrapporre all’Iran ed alla Siria di Assad, i paesi dell’”asse del male”, sostenuti dalla Russia di Putin.Trump con principe saudita
Adesso, dopo il cruento assassinio del povero Khashoggi, tutto cambia e viene alla luce la reale figura sanguinaria e tirannica di questo principe e della Monarchia Saudita sostenuta dall’Occidente.
Mohammed bin Salman è un criminale di guerra dispotico, e ha presieduto la distruzione e la fame dello Yemen negli ultimi tre anni e mezzo. È responsabile di crimini di guerra contro migliaia e migliaia di yemeniti innocenti, come si è visto più che capace di ordinare l’omicidio di un importante critico delle sue politiche e di chissà quanti altri passati sotto silenzio.
Questa è la conseguenza di aver dato, a un governo distruttivo e destabilizzante, un assegno in bianco e un sostegno militare e diplomatico senza riserve. Gli Stati Uniti e la maggior parte degli altri governi occidentali hanno rifiutato di criticare il governo saudita per la sua condotta di guerra contro lo Yemen, le sue repressioni interne, le sue violazioni dei diritti umani e la crescente repressione sotto il governo di fatto di Mohammed bin Salman. L’enorme massa di denaro dei sauditi ha tappato gli occhi ai governi occidentali, ai media prostituiti ed agli intellettuali prezzolati sempre pronti a “starnazzare” a favore dei “diritti umani” quando si trattava dei nemici degli USA e di Israele: l’Iran, la Siria di Assad, la Russia di Putin, la Nord Corea.
Questo ha consentito al governo saudita di avere una immunità di fatto, garantita da Washington, da Londra e da Tel Aviv, di poterla fare franca, operando sempre e comunque secondo le sue inclinazioni sanguinarie e stragiste. L’Arabia Saudita ha fatto comodo fino ad ora agli USA ed alle potenze occidentali con il suo business miliardario di acquisti di armi e con il suo “lavoro sporco” che gli veniva affidato da americani e britannici per loro conto.
Ci sono adesso delle forti reazioni, molto tardive, e da più tardi si chiede, dopo tre anni e mezzo di guerra e di stragi, di blocco aereo navale e di colera, di mettere fine al supporto di USA e Gran Bretagna alla guerra saudita e persino, ad opera di alcuni senatori del Congresso USA, di decretare sanzioni contro il regno saudita.
Trump si è già opposto per non perdere i lucrosi affari con la vendita di armi e i neocon, da Mike Pompeo a John Bolton, sono costantemente al telefono parlando con il principe per concordare una linea di azione che permetta di occultare e far dimenticare presto l’episodio in modo da non perdere i favori del prezioso alleato, indisensabile per il progetto di guerra all’Iran a cui Washington sta alacremente lavorando.
La soppressione di un dissidente, in fondo, che sarà mai, non si contano quelli fatti sparire in passato nel silenzio di qualsiasi fonte, il clamore si placherà, basta un pò di tempo e il principe, come dicono a Napoli, “addà passà ‘a nuttata”.
Siamo facili profeti nell’affermare che tutto rimarrà sostanzialmente come prima.