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GAZA. Tre adolescenti palestinesi uccisi da un raid israeliano

29 ottobre 2018, Nena News
Per l’esercito, le vittime “si erano avvicinate alla barriera di sicurezza e piazzato un esplosivo improvvisato”. 

La loro uccisione ha scatenato la protesta di centinaia di gazawi che hanno chiesto vendetta ad Hamas e alla Jihad islamica. Qualche ora prima, 200 israeliani delle comunità a confine con Gaza avevano protestato a Tel Aviv per la risposta “debole” del governo Netanyahu al lancio di razzi dalla Striscia.

Ancora sangue nella Striscia di Gaza dove ieri sera tre adolescenti palestinesi sono stati uccisi da un raid israeliano vicino al confine con Israele. Il ministero della salute di Gaza ha reso noto i nomi delle vittime: Khaled Bassam Saeed (14 anni), Abdul Hamaid Abu Zaher (13) e Mohammed Ibrahim al-Sattari (13).
In una nota l’esercito israeliano fa sapere che i tre palestinesi “si erano avvicinati alla barriera di sicurezza nel sud della Striscia per danneggiarla piazzando apparentemente un esplosivo improvvisato. Per risposta, l’aviazione li ha sparati”. Versione diversa è stata offerta dal movimento islamico Hamas. Secondo il suo portavoce Salah al-Bardawil, “l’aviazione sionista ha assassinato 3 bambini, ma secondo i loro media erano 3 terroristi che mettevano gli esplosivi”. Bardawil ha anche attaccato il partito rivale Fatah accusandolo di “affamare” i gazawi e di “normalizzare i suoi rapporti con l’assassino [Israele]”. L’uccisione dei tre giovani ha scatenato le immediate proteste di centinaia di palestinesi che ieri notte hanno chiesto vendetta alle fazioni palestinesi manifestando vicino alle case dei leader della Jihad islamica e di quello di Hamas, Ismail Haniyeh.
La situazione è tesa da giorni nel piccolo lembo di terra palestinese dove tra venerdì e le prime ore di sabato sono stati sparati verso il sud Israele una trentina di razzi a cui sono seguiti 95 attacchi aerei da parte di Tel Aviv (l’offensiva maggiore israeliana dalla scorsa estate). Il gruppo palestinese della Jihad islamica aveva rivendicato la responsabilità del lancio dei missili motivandoli come rappresaglia per l’uccisione da parte israeliana di 6 palestinesi venerdì durante le proteste della “Marcia del ritorno”. Tuttavia, la stessa Jihad, per bocca del suo portavoce Daoud Shehab, aveva annunciato poche ore dopo una tregua mediata dall’Egitto promettendo di rispettarla “a patto che l’occupazione farà lo stesso”.
Secondo il canale 2 della televisione israeliana anche Hamas sarebbe d’accordo ad uno stop agli attacchi contro le comunità israeliane del sud a condizione che Israele gli dia 15 milioni di dollari al mese. La proposta è stata immediatamente respinta dal premier israeliano: “Ieri abbiamo ascoltato un ‘ultimatum’ di Hamas a noi. In alcun modo lo accetteremo. Israele continuerà ad agire secondo i suoi interessi israeliani, per la sua sicurezza”. Parole che non hanno convinto però 200 israeliani residenti nelle comunità a confine con Gaza che ieri hanno protestato a Tel Aviv per la risposta “debole” del governo contro i gruppi armati palestinesi della Striscia.
Alcune ore prima delle uccisioni di ieri sera, il coordinatore speciale per il Medio Oriente dell’Onu Nickolay Mladenov aveva espresso un moderato ottimismo per la situazione a Gaza: “Con il funzionamento della terza turbina della centrale elettrica della Striscia, la popolazione riceverà energia fino a 8 ore. Una opportunità che non deve essere sprecate per ridurre il conflitto, risolvere tutte le questioni umanitarie e riunire i palestinesi sono sotto un unico, democratico, governo nazionale”. Pia illusione come avrebbero dimostrato le ore successive.