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Niente case per i gay: basta un filtro e le possibilità di affitto si riducono al lumicino

Lidia Baratta 13 Settembre 2018
Succede che a settembre in tanti cerchino una casa o una stanza in affitto. Soprattutto in città universitarie come Milano, Roma e Bologna. 

E succede che su Idealista.it, una delle principali piattaforme di annunci online, sia possibile selezionare ancora il filtro “gay friendly”, oltre a quello “bagno privato”, “fumatori”, “aria condizionata”, “ascensori” e “bambini ammessi”. Ma una volta flaggata la casella, gli annunci si riducono magicamente. Senza il “filtro omosessualità”, le stanze libere disponibili a Milano sono 793; con il filtro le possibilità calano a 22. A Roma si passa da 3.688 a 92 annunci. A Bologna da 129 a sole due stanze, entrambe fuori città. Succede anche questo a chi è alla disperata ricerca di un appartamento da condividere, nel cuore dell’Italia del 2018, e con i prezzi alle stelle.

Idealista è l’unica delle grandi piattaforme a dare ancora agli inserzionisti la possibilità di inserire il filtro “gay friendly” quando pubblicano un annuncio. Anche Immobiliare.it lo prevedeva, ma poi lo ha eliminato. «Nel 2005 stavamo cercando di capire come aiutare la comunità Lgbt nella ricerca della casa, così abbiamo avuto frequenti incontri con utenti omosessuali che ci chiedevano un filtro per trovare alloggi “gay friendly” da condividere con altre persone rispettose della diversità di genere», spiega Jesús Encinar, fondatore e ceo di Idealista.
Nel 2005 in Spagna, dove la società è nata, il matrimonio tra persone dello stesso sesso diventava legale sotto il governo Zapatero. E Idealista ha voluto contribuire alla causa. «Abbiamo pensato di inserire questo filtro», continua Encinar, «per consentire sia agli inserzionisti che agli utenti di optare volontariamente per una casa dove una persona Lgbt non abbia problemi a causa del suo orientamento sessuale». La funzione del “filtro gay” per Idealista, che al bollino ha dedicato addirittura uno spot e partecipa puntualmente alle sfilate del Gay Pride di Madrid, sarebbe quindi quella di evitare episodi di discriminazione una volta affittata la stanza.
Il mercato degli affitti sta vivendo una seconda vita. Ormai non ci sono solo gli studenti universitari tra chi è alla ricerca di una stanza in affitto. Secondo un nuovo sondaggio elaborato proprio da Idealista, oggi l’età media dei coinquilini che vivono nelle grandi città è di 30 anni. I prezzi alti (451 euro il prezzo medio per una singola a Milano), il non interesse (o la possibilità) di una casa di proprietà e la voglia di non vivere da soli portano tanti a optare per la convivenza con altre persone.
Ma, in un mercato così saturo, il filtro per coinquilini gay rischia di avere anche l’effetto opposto. Non solo uno strumento anti-discriminazioni, come Idealista vorrebbe, ma anche un modo per discriminare chi non è eterosessuale. Considerato che l’offerta degli annunci “gay friendly” a disposizione cala drasticamente rispetto a quelli gender free, senza orientamento sessuale. E un omosessuale finisce così per trovarsi davanti interi quartieri in cui nessuna casa è stata contrassegnata dal bollino “gay friendly”. Certo, non è detto che chi non flagga il filtro sia necessariamente un omofobo. Magari non l’ha visto, o la ha ritenuto superfluo. O se l’ha visto, ha preferito comunque evitare – “che non si sa mai” – senza esporsi neanche alla possibilità di avere una persona gay, lesbica o trans come coinquilino.
Per assurdo, così, succede anche che nel quartiere Porta Venezia di Milano, il “quartiere gay” per eccellenza della città, non compaiano annunci flaggati come “gay friendly”. Il bollino a tanti potrebbe ormai sembrare superato e ghettizzante. Nella scelta di una casa in cui andare a vivere di sicuro sembra più importante avere un “bagno privato”. Meglio un coinquilino gay che un bagno in comune, no? Su Idealista la finestrina da flaggare per un water tutto nostro si trova proprio sotto quella “gay friendly”. In fondo a sinistra.