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Minori stranieri, le distorsioni di un sistema che accoglie i figli e non i padri

Lidia Baratta 25 Settembre 2018
Antonio Sangermano, procuratore per i minorenni a Firenze, dice: “Ci sono i ragazzini africani che scappano dalla guerra e dalla fame, ma anche tanti ragazzi albanesi vestiti di tutto punto accompagnati dai genitori che stanno qui un anno e poi spariscono. Dobbiamo unire accoglienza e legalità”.

Sono migranti, minorenni e senza genitori. Da quando è passato il messaggio che l’Italia accoglie i figli ma non i padri, i ragazzini che si mettono in viaggio da soli verso le nostre coste o lungo i nostri confini sono tanti. Sono i cosiddetti Minori stranieri non accompagnati, Misna. E partono non solo dai Paesi dell’Africa – Gambia, Egitto, Eritrea – ma anche e soprattutto dall’Est Europa, in primis dall’Albania, facendo sorgere più di un sospetto sull’uso non proprio virtuoso del canale privilegiato riservato all’accoglienza dei minori.
Ad oggi, i Misna accolti in Italia sono 12.457, più della metà 17enni. «Il fenomeno è statisticamente in aumento», spiega Antonio Sangermano, Procuratore della Repubblica del Tribunale per i minorenni di Firenze, intervenuto a Bologna in occasione dell’Oci InsolvenzFest. «Noi abbiamo dedicato un intero comparto del nostro ufficio all’accoglienza dei minori stranieri. Ci sono due ragioni dietro questa crescita: uno, questi ragazzi provengono da Paesi in crisi, fuggono da fame, guerre e povertà; due, per un minore è più facile essere accolto».
Procuratore, cosa sta accadendo?
Abbiamo un nuovo fenomeno che io definirei di “rescissione della genitorialità”: i genitori abdicano al più importante dei loro sentimenti, l’amore verso i figli, in nome di una prospettiva che viene consegnata a questi ragazzi. I genitori non hanno soldi per garantirsi il viaggio per tutti e lo garantiscono a un ragazzo minore, anche perché sanno che è più facile che venga accolto. Affidano ai minori questo compito, nella speranza che poi invieranno le rimesse, raggiungendo altri parenti in giro per l’Europa o rimanendo in Italia.
Quanti anni hanno i minori non accompagnati che arrivano in Italia?
Abbiamo i ragazzi che provengono dall’Africa che in genere vanno dai 14 anni in su. Parliamo di ragazzini che hanno attraversato il mare soli, che sono passati anche dai campi libici, riportano segni di stress post traumatico e segni e cicatrici di tortura. E poi ci sono tanti giovani che vengono dall’Est Europa, in particolare dall’Albania, che sono più grandi. E in questo secondo caso ci potrebbe essere qualche distorsione.
(Fonte: Viminale)
Il sospetto c’è: la nazionalità albanese, al 12%, oggi è la più rappresentata tra i Misna. Il Comune di Faenza ha addirittura chiesto risarcimento a due ragazzi albanesi appena diventati maggiorenni. 
In effetti non sempre sono persone che hanno stringente bisogno. Ci sono ragazzini albanesi che arrivano in pullman o accompagnati direttamente dal padre. Si consegnano al commissariato con i documenti, magari vestiti di tutto punto, dicono che sono senza genitori e vanno a vivere in una comunità d’accoglienza. Ma sono fenomeni distorsivi, che non escludono il nostro dovere, che è quello di accogliere i minori.
Cosa prevede il percorso di accoglienza oggi in Italia?
La nuova legge Zampa ha disciplinato il settore, imperniandosi sul principio dell’accoglienza umanitaria, inserendo la presunzione di minore età, l’accertamento con sistemi multidisciplinari e non solo con la radiografia al polso. La legge delinea un percorso di inserimento e accoglienza del minore basato sull’integrazione. Si vara un progetto socio-assistenziale e il minore viene dotato di un permesso di soggiorno, con la possibilità di prorogare il percorso fino a 21 anni. Un progetto ammirevole, che però si deve anche confrontare con la realtà: siamo di fronte a un fenomeno epocale che pone la politica di fronte al dilemma di coniugare integrazione e legalità.
Ci sono anche tanti ragazzini che fuggono da questo circuito per andare a lavorare e inviare le rimesse.
Assistiamo a deviazioni dai progetti socio-assistenziali, ci sono minori che fuoriescono o si ribellano, ma ad oggi non è un fenomeno devastante. La maggior parte rimane.
Se ci sono soggetti albanesi che vengono qua a fare l’Erasmus, come qualcuno ironicamente dice rispetto a certi ragazzi che arrivano vestiti di tutto punto, si fanno un anno in comunità e poi si rendono obsolescenti, abbiamo impegnato soldi e non abbiamo fatto nulla di buono. La distorsione c’è sempre, ma non è dall’errore che si giudica una leggeAntonio Sangermano, Procuratore della Repubblica del Tribunale per i minorenni di Firenze
Proprio a Firenze è in corso un’indagine sulla possibile infiltrazione di estremisti tra una comunità per minori non accompagnati.
È emersa la possibile infiltrazione di soggetti radicalizzati o islamisti tra i minori, proprio perché facilitati nell’ingresso. È una ipotesi investigativa, circondata quindi dall’ipotesi di non colpevolezza. Ma non estremizzerei un rischio del genere, lo renderei cosciente. Le strutture d’accoglienza devono essere attente, dobbiamo creare una cinghia di trasmissione informativa virtuosa in maniera tale che eventuali segnali siano prontamente captati e valutati a livello investigativo.
C’è poi il permesso di soggiorno che viene concesso ai genitori in funzione dei loro figli minori. Quali sono le distorsioni in questo caso?
L’articolo 31 del Testo unico sull’immigrazione prevede un permesso di soggiorno che si dà ai genitori in funzione dell’assistenza del minore. I genitori, pur non avendone diritto, chiedono un permesso di soggiorno provvisorio. E qui è il magistrato che deve decidere. Ci sono storie significative di bambini malati, in cui i genitori chiedono di poterli assistere negli ospedali italiani. Ma ci sono anche situazioni di cittadini extracomunitari pluripregiudicati che occupano abusivamente immobili e che tentano di usare questo strumento che la legge offre per ottenere ciò che la legge non gli può dare per altra via. O anche padri che ricompaiono all’improvviso e si inventano una genitorialità che non hanno mai esercitato.
E in questi casi che si fa?
Io sono fautore di una istruttoria rigorosa. Se non vogliamo alimentare repulse indiscriminate e atteggiamenti massimalisti, dobbiamo trovare una giusta via in cui il rigore si coniughi all’umanità, l’integrazione alla responsabilità. Non dobbiamo dare regali, dobbiamo mettere riflessione e coscienza in ogni atto.
Qual è la sua ricetta?
Tra accoglienza indistinta e assoluta e il rigetto c’è un enorme spazio che spetta a una politica avveduta costituzionalmente orientata e responsabile. Fermo restando che in mare si salvano le persone e che il minore ha bisogno di una accoglienza assoluta, noi dobbiamo sempre essere rigorosi, per comprendere ad esempio se il minore ha la possibilità di essere istruito e mantenuto da soggetti già presenti in Italia. Se ci sono soggetti albanesi che vengono qua a fare l’Erasmus, come qualcuno ironicamente dice rispetto a certi ragazzi che arrivano vestiti di tutto punto, si fanno un anno in comunità e poi si rendono obsolescenti sul territorio nazionale, abbiamo impegnato soldi e non abbiamo fatto nulla di buono. La distorsione c’è sempre, ma non è dall’errore che si giudica una legge. Dobbiamo solo stare più attenti.