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L’Appiattimento del seno nelle camerunensi e nigeriane. La prima segnalazione per l’Italia.

Pia Grassivaro Gallo e Roberta Tartaglia
L’Appiattimento del seno, praticato sulle pre-adolescenti, è una cultura del West Africa, praticamente sconosciuta, indagata con una sola ricerca in Camerun nei primi anni del 2000. 

Oggetto della nostra indagine è la prima segnalazione di tale cultura nelle donne camerunensi e nigeriane presenti in Italia, che potrebbe essere coinvolta nel fenomeno con la presenza fino a qualche centinaio di camerunensi, trattate in patria, e con altrettante ragazze a rischio. Non abbiamo trovato evidenza della cultura eseguita in Italia, anche se non si può escludere la tendenza, per lo meno per le nigeriane, di continuare con la tradizione anche in diaspora. 

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https://scienzaonline.com/scienza-generale/etica/item/2102-l%E2%80%99appiattimento-del-seno-nelle-camerunensi-e-nigeriane-la-prima-segnalazione-per-l%E2%80%99italia.html 
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Ringraziamenti : alla Dr.ssa L. Catania, che per prima ci ha parlato della pratica suscitando il nostro interesse; al Dr. B. Felluga, che ci ha dato preziosi suggerimenti bibliografici; alla Prof.ssa G. de Bernardo, alla sudanese Amna Yassin e a quanti ci hanno assistito nelle interviste; a M.Trevisan, del personale tecnico della Fac. di Psicologia dell’Università di Padova, per la sua speciale collaborazione. 
Premessa 
In tutta l’Africa occidentale e centrale sono comuni alcune pratiche tendenti a modificare il seno delle ragazze in vari modi e momenti della vita, realizzate dalle donne della famiglia (pag.23). Di queste, quella più antica sembra essere il “massaggio al seno”, usato tradizionalmente per correggerne dimensioni e forma. La pratica viene attivata o per indurre il flusso del latte materno nell’allattamento o per ridurne il flusso nello svezzamento. Si ipotizza che questa stessa potrebbe essere stata riproposta in epoca più recente dalle Cam.si anche per appiattire i seni in crescita delle ragazze (pg.23) (App.). Un’altra pratica distinta dalla precedente, ma spesso associata all’App., é la “spazzolatura del seno”; come pure la “fasciatura dei seni”, che spesso è utilizzata come modalità aggiuntiva anche per ottenerne l’appiattimento. Oltre a queste pratiche, in Camerun esiste anche la Mutilazione Genitale Femminile (Esther Ayuk, com. pers., Internat. Seminar FGM/C :from medicine to critical anthropology , Rome, 24-5 Nov. ,2017), rappresentata dall’escissione, praticata prevalentemente dalle popolazioni musulmane; essa può essere presente con l’App. (caso3),…avevo un’amica che aveva subito contemporaneamente escissione e App., inoltre sul volto presentava cicatrici etniche. Le pratiche, di cui sopra, sole od associate, sono rappresentate in modo esemplare da quella più conosciuta dell’”Appiattimento del seno”., che è stata oggetto di indagine in anni recenti solo in Camerun (Tabscott, 2012; Rampoldi, 2014 ). Oltre inuadra Oltre al Camerun, questa pratica si diffonde in un’ampia regione dell’Africa occidentale e centrale nei paesi della Guinea Bissau, Chad, Togo, Benin, Guinea Conacry, Costa d’Avorio, Kenya, Zimbawe (pag.15); in Italia la sua conoscenza è stata riferita anche da donne Nigeriane. Non esistono indagini per questi paesi, per cui le informazioni sono solo anedottiche. In Camerun, la prima ricerca risale al 2005, sostenuta dalla ONG locale RENATA (Reseau Nationale des Associations de Tantines), supportata dalla GIZ, società tedesca per la cooperazione internazionale. Il consistente studio quantitativo ( 5661 interviste, espletate in tutte le regioni del paese) è rimasto inedito. Ma se ne conoscono alcuni risultati: l’App. si esegue su bambine tra gli 8 e i 12 anni; l’esecutrice è la madre o donne della famiglia; circa ¼ di tutte le ragazze/donne in Camerun ha subito una qualche forma di stiramento del seno; esso, più comune nella fascia litorale (53% delle donne lo hanno subito), è presente in tutto il paese, ma si riduce al 7% nella regione del nord (pagg. 14-15). A seguire, una seconda indagine, supportata dal Centro Internazionale Feinstein (FIC), dall’Università Tufts, con il patrocinio delll’ONG per lo sviluppo Plan Camerun. Il lavoro sul campo è stato condotto nella regione nord occidentale del Paese e nella capitale Yaoundè. L’indagine qualitativa consta di 75 interviste, ma sintetizza anche i risultati di altri studi accademici inediti in Camerun e del predetto studio quantitativo della GIZ. I risultati sono stati resi pubblici nel 2012 (Tapscott; tradotto in lingua italiana da Rampoldi M.), e nel 2014 (Rampoldi M.) Questo, sottolineo ancora, è l’unico lavoro esistente sull’App. in Camerun ed è quello cui noi abbiamo fatto riferimento per la nostra ricerca; ogni riferimento a questo lavoro è riportato nel corpo del dattiloscritto indicando le pagine tra parentesi. 
L’indagine in Italia 
Con questa prima segnalazione dell’App. nelle Cam.si e nelle Nigeriane ci siamo proposti alcuni scopi, che cerchiamo di sintetizzare di seguito. – Dal punto di vista demografico: abbiamo cercato di stimare le donne Cam.i in Italia; quelle con App. subìto in patria e le bambine/ragazze a rischio. – Dal punto di vista antropologico e socio-sanitario: abbiamo indagato sulle modalità di intervento subìto, ricordate dopo molti anni; le sequele contestuali, a medio, a lungo termine, riferite in diaspora; l’opinione delle donne sulla validità dell’App., in Italia; la pratica eventualmente attuata su soggetti in Italia; ci siamo preoccupati di pensare a come aumentare la consapevolezza della dannosità della pratica nelle comunità Cam.si. Ci auguriamo che la nostra indagine possa essere di stimolo per il Ministero della Sanità a prendere in considerazione anche l’App, tra le pratiche nocive alla salute femminile presenti nel nostro Paese, ed aggiungere un loro richiamo nella legge n.7 del 9/01/2006, contenente le “Disposizioni concernenti il divieto delle pratiche di mutilazione genitale femminile” (MGF). Per i dati demografici abbiamo fatto riferimento all’ISTAT (2016; 2017). Per le restanti informazioni da raccogliere “sul campo”, abbiamo utilizzato interviste con donne africane e informatori “a conoscenza del fatto”. A tale scopo è stata preparata una “scaletta” per le interviste, ripresa da quella di Tabscott (2012: pp.89-90) e adattata alla situazione italiana. Essa si compone dei seguenti settori: dati anagrafici; appiattimento del seno; pubertà e sessualità; opinione e futuro dell’appiattimento del seno, in Italia; osservazioni personali (Questionario). 
Campione e Metodica 
Ci eravamo proposti: di fare le interviste personalmente, in francese, in italiano, in inglese, a seconda della diversa lingua parlata del soggetto; di iniziare prima dalla città di Padova, dove le donne Cam.i residenti sono 287 (ISTAT, 2017) e successivamente di espanderci all’esterno, seguendo la rete di conoscenze /amicizie, indicataci dai primi referenti. Purtroppo, il contatto con 2 associazioni di Cam.i (l’Associazione degli Studenti Camerunensi di Padova e le donne Cam.si che fanno riferimento alla Missione Africana di S. Gaetano -Terranegra) ha dato modestissimi risultati: le rappresentanti, pur disponibili personalmente, non sono riuscite ad estendere il contatto con altre donne conterranee, perchè queste non danno nessuna importanza alla pratica e hanno paura di parlarne. Fuori di Padova, abbiamo contattato l’Associazione dei Medici Camerunensi in Italia, presente a Parma, senza ottenere alcuna risposta ed altre 3 nel Veneto, con gli stessi risultati. Così pure la comunità camerunense di Firenze, contattata indirettamente da due colleghi. Abbiamo pensato allora di riferirci a terze figure, che si interponessero tra noi e le donne da intervistare: potevano essere mediatrici culturali, osservatrici socio-sanitarie (OSS), infermiere specializzate, personale italiano inserito in progetti con i rifugiati. I pochi contatti diretti si sono realizzati attraverso la catena di amicizie/conoscenze che avevamo costituito, nel Veneto -a Padova, a Bassano, a Belluno, a Verona-; in Lombardia, a Milano; in Sicilia, a Siracusa. Siamo così riusciti ad ottenere un piccolo “gruppo occasionale” di 15 donne:10 camerunensi (di cui 7,i casi: 2,4,10,11,12,13,14 francofone; 2 casi: 3,7 anglofone) e 5 nigeriane (anglofone), che ci ha permesso di stendere questa prima segnalazione dell’App. nel nostro Paese. Le donne intervistate, sono generalmente giovani (di età compresa tra i 22 e i 45 anni); emigrate in Italia: da 9 mesi a 12 anni; 7, nubili e 8, sposate; di professione varia, che si distribuisce tra: studentessa, impiegata, parrucchiera, infermiera, casalinga e cuoca; 11 hanno subito l’App. in patria, – all’età di 9-11anni -, 4 sono “non App.”. La loro età al menarca, si distribuisce tra i 9 e gli 16 anni. ( Presentiamo il gruppo nell’ Allegato 2) 
Risultati a) Interviste b) Dati demografici 
a) Interviste 
Appiattimento del seno (App.): come si esegue 
L’Appiattimento del Seno (App.) viene applicato in Cam.um alle ragazze prepuberi, dagli 8 ai 12 anni (pag.14). Dalle donne west-africane intervistate, non gli viene attribuito alcun nome in idioma locale, ma viene indicato, dalle anglofone come breast ironing o flattenig (casi : 8,9); dalle francofone (repassage/massage des sein (caso 6); dalle italiofone, come stiramento, massaggio al/appiattimento del/ seno (casi 2, 5). Tra queste ultime espressioni, noi preferiamo quella più neutrale, di “appiattimento del seno”, perché non implica la formulazione di alcun giudizio su chi utilizza la pratica (…). Perché si fa questa pratica? La risposta immediata e semplicistica viene fornita sempre dalle donne intervistate: …per evitare alle ragazze prepuberi l’interesse precoce dei loro coetanei; … è una sorta di protezione (caso 5) ; per rendere meno attraente la figlia da eventuali uomini molesti (caso 6) ; per rallentare lo sviluppo mammario, quando si prevede sia troppo precoce (caso 2); il seno deve rimanere piccolo per non essere notato dagli uomini (caso 12). Cioè si cerca di togliere la ragazza all’interesse inopportuno del sesso maschile. In chiave tragica attuale, per il Nord della Nigeria abbiamo ottenuto questa risposta: per evitare che le ragazze siano preda degli estremisti islamici di Boko Haram (caso 5). La pratica consiste nel prendere uno strumento di uso comune, riscaldarlo sul fuoco, applicarlo sul seno, massaggiarlo, batterlo, premerlo per appiattirlo. Questo schema generale prevede molte variazioni a seconda delle regioni e degli individui; non sembra invece esserci connessioni con il livello socio-economico, l’ambiente urbano o rurale, la religione o l’etnia delle popolazioni (pagg. 13-14). Dalla modalità di esecuzione della pratica si può risalire alla esecutrice e responsabile, forse anche all’inventrice della cultura; si tratta sempre della donna, molto spesso la madre della ragazza, che può essere sostituita da altre figure femminili della famiglia (pag.31) (casi 2,3,5,6,7). L’uomo, anche se ne è a conoscenza (caso7), generalmente rimane estraneo a tutta l’organizzazione (casi: 3,6,8,9). Per l’uomo non è importante questa pratica,non è una cosa di cui si interessa (caso10). La responsabilità femminile si evince anche da alcuni indizi ricavati dalle interviste: la casa – in cucina- (caso 3), è il luogo dove viene eseguito l’intervento; lì si trovano gli strumenti usati, che sono anche quelli che servono per preparare i cibi tradizionali, di consistenza morbida: il pestello, per preparare il fufu; la pietra per macinare, per ridurre in pasta il peperoncino ed altre spezie. La modalità e gli strumenti potrebbero anche essere legati tra di loro da una coincidenza (pag.27); sicuramente non è estranea la praticità di essere gli elementi immediatamente più disponibili per la donna, ma noi preferiamo piuttosto ipotizzare che anche la paternità della pratica ricada tutta sulla stessa. Per gli strumenti usati, può trattarsi di: pietre levigate per macinare le granaglie (casi: 3,4,7), utensili in legno (caso 6) (piloni, pestelli, etc.); cui si aggiungono fasce elastiche (casi 1,3); salviette bollenti (casi: 8,9) e stoffe calde riempite di erbe (casi 4,5). La stoffa veniva riscaldata con dentro le erbe e veniva usata per schiacciare il seno, per 2 minuti. Poi venivo fasciata per un paio d’ore. La seduta si ripeteva più volte (caso 5). La sera i seni si fasciano con una cintura. Tutte le sere per un mese (caso11). L’utensile viene riscaldato nel fuoco: solo moderatamente, in modo da poter essere impugnato dalla mano nuda della esecutrice (casi: 3,2); o fino a diventare rovente (caso 0), e allora è la mano stessa che si protegge per usarlo. Comunque sia, quando è ancora caldo viene portato a contatto con il seno (caso 6), per massaggiarlo; lo si fa agire ruotandolo o rotolandolo, così da appiattirlo; si insiste sul nocciolo duro al centro dell’areola mammaria, fino ad ammorbidirlo (caso 2). La durata e la frequenza delle sessioni di App. variano (pagg. 28-29): forse per un mese intero (caso 2); per non molto tempo, ma viene ripetuto più volte (caso 6); era questione di due minuti ..per un paio di giorni alterni per evitare di sottoporre la zona ad irritazioni (caso 5); una volta per settimana, ma se fai la doccia, la si ripete (caso 3); per 3 volte, ognuna di 15’ (caso 7). Nessuna consapevolezza di quello cui veniva sottoposta, aveva la bambina prima del trattamento: non davo peso a quello che mi stavano facendo, ero piccola (caso 5); non potevo rifiutarmi (caso 3); si doveva fare (caso 6). Ho tentato di scappare durante la pratica, ma sono stata comunque costretta a subirla (caso 11). L’applicazione o meno della pratica alla ragazza sembra essere decisa in ambito familiare (dalla madre o chi per lei) a sua discrezione, probabilmente dopo la consultazione/suggerimento di amiche/conoscenti. L’elemento che “a vista” può determinare l’intervento (pag. 33), è la precocità nella ragazzina nell’ingrossamento del seno, confrontato con quello delle coetanee. Così per es.:poteva avvenire all’età di 9 anni (caso 6). Trattandosi di un gruppo della stessa famiglia: non a tutte veniva applicata la pratica (pag.32) , ma solo ad alcuni soggetti, generalmente ai più precoci (casi 1,2,12,13,14: alla sorella più piccola; caso 4: alle cugine). 
Appiattimento del seno (App.): aspetti comportamentali e significato sociale 
Prima di tutto sottolineiamo che l’App, per lo meno in Camerun e in Nigeria, non ha un nome. Tutti i soggetti intervistati l’hanno indicata traducendola nella lingua straniera conosciuta (in inglese, in francese, in italiano). Nell’indagine in oggetto la difficoltà più grande è stata quella di far parlare della pratica le donne avvicinate; è stata notevole la quantità di rifiuti che abbiamo ottenuto: circa il 50% dei soggetti e tutte le 5 associazioni cam.i sensibilizzate. Perché? Queste alcune risposte ottenute:“ le donne sanno che è una brutta cosa, e si vergognano”. “C’è molto imbarazzo a parlarne. E’ un tabù”.” L’App. è una pratica segreta; non se ne parla perché si è consapevoli della violenza che viene esercitata” (casi:3,11,12 rispettivamente). Questo anche se resta vero che il ricordo di un avvenimento spiacevole e lontano viene spesso rimosso o dimenticato, per chi lo ha subito (casi: 5,6), mentre è considerato banale da chi ne è solo a conoscenza (casi: 4,2) e che non ha assolutamente la consapevolezza della dannosità dell’intervento. Nello svolgimento della pratica le protagoniste sono connesse tra loro e con l’ambiente sociale circostante. L’App. si esegue sempre in casa: è la madre che lo programma ed esegue, “a protezione” della figlia (viene fatto per rallentare lo sviluppo prematuro delle ragazze e per farle rimanere fisicamente bambine – caso 6); sempre essa decide il momento di agire, sceglie “a vista “(pag.32) tra le figlie quelle su cui intervenire (casi:2,1), con il supporto di amiche/parenti, che possono approvare o meno (caso: 3) il suo agire. La figlia sottomessa, accetta supinamente: è troppo piccola per ribellarsi (casi:7,5), non è conoscenza di quello che le sta succedendo, sia per l’età, come per il fatto che poco o niente le viene spiegato (caso:9) (pag.30). La madre che dovrebbe, non sempre lo fà (perchè la ragazzina è troppo piccola e perchè è meglio che non sappia – caso 6). (Nessuno ci prepara a questo evento (casi 13,14); (nessuno te ne spiega il motivo – caso 12). A pratica conclusa, la neofita non viene solennizzata con una festa o cerimonia pubblica (per la società è una cosa normale- caso 10); non viene chiamata con alcun nome particolare, non le viene data alcuna educazione sessuale, specifica. Non sempre, le vengono fornite alcune indicazioni sommarie perché acquisisca un comportamento più maturo. (La ragazza non può mostrarsi in pubblico senza maglia; deve mettersi il reggiseno e coprirsi – caso 13).( La madre spiegava che ormai era diventata donna; doveva portare il reggiseno; non poteva parlare con l’altro sesso – caso 14). L’evento viene confinato e diventa un segreto di famiglia, spesso conosciuto solo dalle 2 protagoniste (pag.34). (“Si accordano madre e figlia, e la cosa viene tenuta nascosta”. “L’App. più che una cultura è un agire privato delle madri, che se lo tramandano reciprocamente (casi: 6,2) (eredità culturale). Esso è funzionale a scongiurare l’interesse maschile precoce, (Il seno deve rimanere piccolo, non appena si sviluppa, gli uomini lo notano e allora si deve intervenire- caso 12), ma contemporaneamente dà la possibilità alla ragazzina di allungare il tempo che la separa dal matrimonio, (pagg 64-65); così, può completare gli studi: presupposto che le permetterà di aspirare ad una vita futura migliore. 
Appiattimento del seno (App.): effetti sulla salute fisica (sofferenze e sequele). 
“Nessuno studio di tipo medico è mai stato eseguito per indagare sulle sequele immediate, a medio, a lungo termine imputabili alla pratica” (pag.38). Ci limitiamo quindi anche noi a trascrivere semplicemente le informazioni rese dai soggetti sottoposti ad intervista, con tutte le frammentarietà e le incongruenze, che presentano. Nei casi in cui sono state applicate anche fasce elastiche: …quando queste sono state tolte, prima del matrimonio, il seno è cresciuto in fretta” (caso 1), ricuperando la morfologia originaria. (Non rimane alcuna cicatrice. Solo inizialmente avviene la riduzione del seno con le bende: abbastanza dolorosa. Ma quando si toglie il tutto,il seno esplode e questo non è una cosa positiva- caso 10). La risposta che segue sembra addirittura vanificare lo scopo della pratica “ll seno ha continuato a crescere…solo che cresce molto morbido”(casi: 2,3) e ancora (Si è verificato l’effetto contrario – caso 10, 14), tanto è vero che anche oggi queste donne presentano un petto molto vistoso. Di contro il caso n.7 riferisce : …secondo la madre: così facendo, il seno non cresce. Così è avvenuto. Per altri casi (8,9) non si è verificata alcuna conseguenza, a parte il … dolore al momento della pratica; nessuna cicatrice ed esplosione del seno… all’età di 15 anni – caso 11). Ancora il caso n.5:.. la pratica viene espletata a giorni alterni per evitare l’insorgere di irritazioni. Il caso 12 ha ricordato invece questo avvenimento familiare: ..all’intervento, mia sorella maggiore piangeva per il dolore; una volta diventata mamma, il suo latte era giallo e il bambino si rifiutava di prenderlo. Per il suo realismo trascriviamo per esteso la seguente dichiarazione:… tutti conoscono la crudeltà della pratica. Ricordo ancora il dolore che ho provato. E’ stato molto traumatico. Non ho avuto alcuna conseguenza, a parte il dolore, che ricordo bene. Sentivo un forte calore attraversarmi la pelle. Ora, mi è rimasta una macchia nera sul seno di sinistra, ma non ho avuto alcun problema con l’allattamento, anche se ero molto preoccupata (caso n.6); non resta alcuna conseguenza, nessuna ustione, perché non viene usato il fuoco (caso: n.4). Chiudiamo la rassegna con il caso più inquietante – quello da cui siamo partiti: il n.0 -, che non abbiamo potuto approfondire ulteriormente per l’indisponibilità attuale del soggetto, che ha riferito davanti ad una assemblea di persone di essere stato appiattito con pietre roventi e di portare sul seno cicatrici tali, per cui continua a vergognarsi ogni volta che affronta, in Italia, l’ambiente ospedaliero per le motivazioni più disparate (comun. pers. della ginecologa Dr.ssa L. Catania). Ricordiamo a questo proposito che sequele così severe sono state verificate solo in 2 casi nella già citata indagine in Camerun (pag.38). Concludiamo questo paragrafo ricordando che le notizie qui riportate, per i motivi precedentemente detti, si devono ritenere come anedottiche. 
Appiattimento del seno (App.): aspetti psicologici 
Reputiamo che l’aspetto psicologico sia molto interessante per l‘indagine in oggetto, perchè contribuisce a dare indicazioni sullo stato di disagio che permane nella donna west africana anche molti anni dopo aver subito la pratica, vivendo “tra noi” in un paese, come l’Italia, ove nessuno è a conoscenza del suo dramma. Anche per questi aspetti vale ciò che è stato detto per le sequele fisiche: mancano assolutamente dati di controllo obbiettivi, che dovrebbero essere ottenuti attraverso sedute specialistiche tra psicologo/a e vittima di App.; per cui anche noi ci limitiamo semplicemente a riportare le informazioni al proposito rese dalle donne, che hanno accettato l’intervista. Incominciamo dicendo che, un paio di soggetti “non–App. “ ricordavano a fatica l’esistenza della pratica, rimossa da molto tempo e si meravigliavano che a qualcuno in Italia volesse approfondire questo argomento. Inizialmente pensavano che il nostro interesse fosse diretto alle Mutilazioni Genitali Femminili, anch’esse presenti in Camerun; quando è stato chiarito l’equivoco, non riuscivano a capire la nostra attenzione rivolta una pratica così “banale”. Comportamento del tutto diverso: quello dei soggetti “App.” che, superata la prima diffidenza nei nostri confronti, si sono aperti nell’intervista a ricordare le sofferenze subite, precisandole anche in senso cronologico. La ragazzina (caso 2) provava …un senso di vergogna rispetto ai coetanei, per la propria precocità. Questo disagio è continuato trasformandosi negli anni….nella vergogna verso se stessa, per il proprio corpo; crescendo si fasciava per nascondere le forme; cercava sempre di vestire con indumenti di taglia più grande. Questo ultimo particolare è stato confermato anche nel caso 3: mi vergognavo e tentavo di coprirmi e nel caso 7: mi vergognavo con le compagne di scuola, di cui non sapevo se erano o non erano state appiattite. Con gli anni il dolore contestuale alla pratica si è trasformato in vergogna per le cicatrici ai seni, che in migrazione suscitavano domande in ambiente sanitario italiano (caso 0). Mentre, (nei casi 5 e 6),…il ricordo dell’evento è stato rimosso. Per finire abbiamo colto anche altre espressioni di un certo interesse: non l’ho mai raccontato a nessuno (caso 9); mi vergognavo a parlarne; la consideravo una violenza (caso 8); la pratica è una brutta cosa; le donne si vergognano (caso 3); è una violenza; il seno deve svilupparsi naturalmente (caso 11). Infine, anche il soggetto precoce quando non viene “appiattito” prova un senso di vergogna nei riguardi dei coetanei, per la sua prosperosità (caso 2). Concludendo, le sequele, soprattutto psichiche contestuali e a breve termine, nella ragazzina sono sottostimate proprio dalla famiglia e a distanza di tempo vengono riferite con noncuranza anche dalla donna (ex ragazzina). In diaspora, solo visite specialistiche con psicologhe potrebbero valutare ciò che rimane a distanza di questi disagi e/o sofferenze giovanili. 
Appiattimeto del seno (App.): opinione femminile e futuro della pratica in Italia. 
Facciamo riferimento alle domande del questionario specifiche: – La prima era rivolta a conoscere se la pratica fosse considerata positiva in Africa e in Italia: abbiamo ottenuto 7 risposte tutte negative; ma i casi 6, 10 hanno risposto in modo positivo per le donne anziane (madre e/o nonna) in Africa, precisando come segue:.. è una pratica così arcaica che credo debba essere proibita. In Africa è considerata positiva dalle donne anziane ( caso 10); in Italia credo che nessuno sappia cosa sia (caso 6). -Con la seconda domanda si voleva conoscere l’intenzione di trasmettere la pratica alle figlie presenti o eventuali, da parte delle madri. Tutte negative sono state le 13 risposte ottenute rispettivamente: da 9 madri, per le proprie figlie e da 4 donne non sposate, per l‘eventuale futura prole. Trascriviamo qualche espressione particolare con cui le intervistate si sono aperte: (caso 8) ..no perché credo sia una violenza; (caso 6).. non farei mai soffrire la mia bambina, senza motivo; credo sia inutile. – Ma, il quesito più interessante riguardava se la pratica si fosse svolta in Italia: abbiamo ottenuto 6 risposte tutte negative, nessuna donna ne ha mai sentito parlare; ricordiamo però che tra di loro non ne parlano mai :…Non ho mai sentito che sia stato praticata, il mondo è cresciuto, qui non si fa (caso 2); in Italia non credo sia praticata (caso 8 ); no, per noi camerunensi c’è molto imbarazzo a parlarne, perché è un tabù (caso 11). Altri 3 soggetti del gruppo non si sono espressi, in proposito. Riferiamo per finire queste informazioni inquietanti rese da 2 donne: il caso 10, è quello di una donna cam.se, che si trovava in mensa casualmente vicina a donne nigeriane: nella comunità nigeriana si parla di questa pratica, le donne vorrebbero applicarla alle figlie. Io penso che si rischi di andare in prigione; il caso 12, ancora una cam.se si è espressa come segue: …in Italia le nigeriane parlano di fare questa pratica. – Quanto ad una eventuale partecipazione diretta all’espletamento della cultura: 6 soggetti hanno negato il proprio coinvolgimento; per gli altri probabilmente la domanda non è risultata sufficientemente chiara. 
b) Dati Demografici 
L’App., conosciuto in tutta l’Africa occ., con l’emigrazione arriva anche nei Paesi sviluppati, sempre protetto da una coltre di silenzio, e circondato dalla nessuna consapevolezza delle donne coinvolte, come vittime o come referenti. Per questi paesi non esiste alcuna indagine sistematica, ma solo informazioni giornalistiche o dovute ad attiviste (Week UK, 2017). In modo aneddotico e spesso anche contradditorio, l’App. è stato indiziato: inGran Bretagna (in Inghilterra o a Londra, secondo le diverse fonti ) e a Birminghan. In Gran Bretagna, dove i Cam.i residenti sono stimati pari a 9.600 (Week UK, 2017), sarebbero 1000 le ragazze a rischio (Week UK, 2016). Nella stessa fonte bibliografica (Week UK, 2017) vengono confermati: “2 casi di App. rispettivamente a Birmingham e Londra, in anni recenti. Ma probabilmente la prevalenza è molto più alta”. Un’altra fonte (Hall,2013) ribadisce che a Birminghan è stata arrestata una donna per sospetto di aver eseguito l’ App. alla figlia. Ma è stata rilasciata perché “ questa era la sua cultura”. 
Per la Francia, sino al 2013, non esiste alcun dato sul fenomeno “…tuttavia è molto probabile che delle ragazzine possano essere state vittime della pratica….che si attua nell’intimità familiare, per cui è molto difficile quantificarla” (Dounia Malki, 2013). Dal punto di vista internazionale, anche noi confermiamo che l’App. “è troppo poco noto e molto marginale rispetto alle altre mutilazioni e non è mai citato chiaramente dall’OMS” (Gamita, 2014). 
Per quanto riguarda l’Italia abbiamo tentato di stimare le donne cam.i e le ragazze a rischio, anche se eravamo del tutto riluttanti dal pensare che la pratica potesse avvenire nel nostro paese. La stima è stata eseguita con 2 modalità diverse: 1) Dai dati ISTAT (http://www.tuttitalia.it/statistiche/cittadini-stranieri/camerun/), sappiamo che, al 2017 i Cam.i residenti in Italia sono 13.307, di cui 6492 donne . (Nel Veneto in particolare: 1603; a Padova: 635, di cui 287 donne). Secondo Tabscott, (2012, pg.15) la % di App. in Camerun varia , a seconda delle regioni, dal 53% al 7% ; per cui in Italia potrebbero essere presenti da 3.441 a 454 donne, già “trattate” in patria. Sempre dalla stessa fonte: i minori ( 10-14 aa.) stranieri in Italia sono: 242.504 (il 4.8% del totale immigrati), di cui 116.805, ragazze. Per cui si può orientativamente dire che il 5% circa delle 6492 donne cam.i potrebbero essere ragazze cam.i a rischio App.: in tutto 325 circa. 2)Se facciamo riferimento ai dati riportati per l’Inghilterra (su 9600 Cam.i residenti in UK -The Week.,2017-, sarebbero 1000 le ragazze a rischio App. -The Week, 2016-, circa il 10%). Applicando questa % ai dati italiani: sarebbero 649 (il 10% di 6492) ragazze cam.i a rischio nel nostro Paese. Naturalmente questi valori, oltre che orientativi, sono anche in difetto, se si considera la presenza in Italia anche degli immigrati clandestini. Non dobbiamo dimenticare inoltre il contingente di 15.074 donne, rappresentanti di altre popolazioni dell’Africa Occidentale e Centrale (Costa d’Avorio, Togo, Benin, Kenya, Guinea Bissau, Ciad, Zimbawe), e quello delle donne nigeriane (individuate per la prima volta dalla nostra inchiesta), presenti in Italia (ISTAT, 2016), che conoscono e condividono la stessa pratica e che non sono mai state oggetto di alcuna indagine per l’App., neanche in Africa (Tapscott, pag.15, 2012). 
Commento e conclusioni Così come nelle altre forme di Mutilazioni Genitali Femminili , anche nel caso di App. ( che si può a pieno titolo comprendere tra le MGF) , si tratta eredità culturale che passa attraverso le generazioni trasmettendosi tra madre e figlia (Grassivaro Gallo e Catania,2015). . Come commento all’indagine svolta, intendiamo focalizzare la nostra attenzione sulle caratteristiche che assume la pratica dell’App. nel nostro Paese, lasciando in secondo piano le informazioni acquisite dalla bibliografia relative al Camerun, in buona parte confermate dai soggetti intervistati. Allo scopo abbiamo eletto come filo conduttore quello semantico, perché il linguaggio nelle sue diverse accezioni, espresso come non espresso, riflette il mondo in cui la gente si trova a vivere e riesce a raccontare una realtà incredibile solo da immaginare; e perchè anche lo strumento di indagine utilizzato – l’intervista – sempre della parola si avvale. Per prima cosa, almeno in Cam.un e in Nigeria, l’App., non possiede un nome (solo raramente si usano espressioni pittoresche locali, tipo: “rimandare indietro il seno da dove viene”, schiacciare il nocciolo del seno, che sta sbocciando- pagg.16, 17); né esiste appellativo, atto a distinguere la ragazza, che ha subito, da quella che non ha subito l’App. Per tentare una spiegazione di questa anomalia, abbiamo formulato alcune ipotesi. Può essere che non ci sia bisogno di specificare una pratica, che la donna realizza a livello familiare senza indicarla. Per es.: come nel nostro linguaggio quotidiano possiamo dire: faccio da mangiare, metto in tavola, etc. In italiano preferiamo indicarla con “Appiattimento del seno”, perché tale espressione non implica un giudizio nei riguardi delle donne che la praticano. Torniamo ancora al quesito: secondo P. Benincà, linguista padovana da noi consultata, se la pratica non ha nome: 1) significa che non ce n’è bisogno. 2) Trattandosi, nel caso di specie, di argomenti inerenti al sesso, questi possono essere coperti da tabù (infatti secondo le donne cam.i intervistate, si tratta di una pratica di cui non se ne parla in casa; così come avviene tra le conterranee in Italia); anche le spiegazioni contestuali, date alle ragazze dalla donna operatrice (madre/nonna/zia) in patria, sono laconiche e non puntuali. Se portiamo il confronto con le nostre popolazioni, termini come “mestruazioni” in un passato abbastanza recente non venivano usati, ma si ricorreva a sostituti: le “sue cose”, “il marchese”, etc..Solo con la nostra generazione, dai genitori sono state sostituite con termini medici. 3) Nel parlare colloquiale le “cose del sesso” si possono sostituire anche con termini ridicolizzanti, capiti direttamente dagli interlocutori: in Italiano- il pisellino, la farfallina, etc.- In Cam.um sembrano un po’ di questo tipo le due espressioni precedentemente richiamate – pagg.16, 17. Questa lunga digressione sul detto/non detto della pratica ci permette di capire anche la realtà, con cui ci siamo scontrati nell’indagine in Italia: la difficoltà a far parlare le donne della cultura, e il loro rifiuto a farsi intervistare e della loro mancanza di consapevolezza circa la nocività della pratica. Prevedibilmente questo ultimo dato si tradurrà in futuro nella difficoltà in ambito sociale di monitorare l’evoluzione della pratica in Italia, così come ha molto interferito sullo svolgimento della indagine attuale. Veniamo ora a dire come viene definita la pratica da parte dei singoli protagonisti. Per la madre, insieme organizzatrice/operatrice, é una protezione per la giovane. Così in Nigeria diventa strumento di difesa estrema per le ragazze contro i soprusi delle soldataglie di Boko Haràm. Altrettanto avviene anche in Somalia dove l’infibulazione è considerata una difesa della giovane contro le violenze occasionali , (Grassivaro GALLO, 2012, pg.44; GRASSIVARO GALLO, 1986, pg. 104). La ragazza e/o la donna, che non ha subito la pratica, definisce l’intervento una banalità, così pure la società in genere la considera una cosa normale, senza alcun festeggiamento o celebrazione per la ragazza “appiattita”. Anche in Somalia l’infibulazione è indicata come aadi ha “la normale” (Grassivaro, 2012, pg.43). La ragazza sottomessa, che non può rifiutare l’App., senza mancare di rispetto alla madre, ritiene che sia un dovere da compiere; ma, trascorsi anni dall’intervento, diventata donna e intervistata in Italia, non ha dubbi: è una violenza, che dovrebbe essere proibita. Solo di recente, le ragazze scolarizzate in Camerun, istruite da insegnanti sensibili, rifiutano di assoggettarvisi. Alla fine dell’intervista abbiamo raccolto l’opinione della donna riguardo alla pratica e soprattutto abbiamo indagato sulla sua intenzione di trasferire alle figlie, qui in Italia il costume, come segno di identità culturale. All’unisono tutte le donne contattate, che non sono molte, ci hanno risposto negativamente, e soprattutto le madri nella maniera più assoluta ci hanno assicurato di non aver trasferito la pratica alle giovani figlie. Però 2 donne cam.i, intervistate separatamente, ci hanno fatto intravvedere la possibilità che la pratica possa essere eseguita anche in Italia da parte delle nigeriane, che sarebbero trattenute nel loro intento solo dal timore di sanzioni. Tale indizio inquietante troverebbe conferma negli incerti, e qualche volta contraddittori indizi bibliografici, relativi alla supposta presenza della pratica effettuata in Francia, nel Regno Unito e in America. L’Italia, quindi, non sfuggirebbe al destino comune ai suddetti paesi, considerando anche il notevole numero delle immigrate west africane, stimato dai dati ISTAT. A questo proposito, ricordiamo che un’attivista cam.se M. Nyuydzewira, cofondatrice di CAWOGIDO, (Came Woman and Girls Develomment Organisation), un’associazione che sostiene campagne contro l’App. in Gran Bretagna, si esprime così: “… Noi africani portiamo la nostra cultura dovunque andiamo. Io sono sicura che la pratica avviene in Gran Bretagna e in America. La comunità che la pratica, sa che questo avviene e che viene espletato a casa. Si sa che viene fatto, ma non vedrai mai alcuno farlo” (Week UK, 2017). Se così fosse, il controllo che potrebbe provare l’esistenza della pratica in Italia, si potrebbe svolgere durante le visite mediche eseguite nell’ambito scolastico sulle ragazze west-africane (questo è il parere del Dr. Patriche Mimche, camerunense, che professa in Padova). Attualmente questo difficilmente si può realizzare, poiché la pratica è assolutamente sconosciuta ed quindi anche il personale scolastico è impreparato al compito. Ricordiamo che anche il WHO (2008) non fa alcun riferimento all’Appiattimento del seno nella sua più recente classificazione delle mutilazioni genitali femminili . 
Allegato N°1 : Questionario utilizzato nelle interviste. 
Dati anagrafici 
Età: 
Etnia: 
Stato civile : 
Figli 
Sorelle, App. e non-App : 
Distretto di residenza: 
Distretto di nascita e Paese 
Etnia del partner 
Professione : 
Livello di istruzione
In Italia da quanti anni? : 
Appiattimento del seno 
Tu hai subito l’A.?: 
Nella tua famiglia, chi l’ha subito? 
Come viene chiamato l’App. nella tua lingua: 
Come viene chiamato in francese o in inglese? 
L’espressione è unica per tutti ? 
Quali sono le altre espressioni correnti che conosci, per indicarlo? “Massaggio”? o altro 
L’App. e’ una cultura solo del Camerun o anche di altri paesi africani? 
Questa cultura è praticata ancora oggi? Nei distretti urbani? In quelli rurali? 
E’ in disuso? 
Qual è la modalità attuata tipica della tua zona, dove sei cresciuta 
(strumenti,durata,volte al giorno,luogo,momento della giornata)? 
Chi la pratica? 
Il rituale era preceduto da una festa o un avvenimento familiare specifico? 
Qualcuno insegna alla ragazza durante e dopo l’App. come deve comportarsi? Qualcuno è incaricato di spiegare l’importanza di questa pratica, la sua logica, il suo fondamento culturale alla ragazza? 
Come viene chiamata la ragazza non App. 
Come viene considerata nella società: 
E quella che invece con App ? : 
Aspetti positivi dell’App. per la ragazza…; per la famiglia…. 
Conseguenze negative:a lungo termine; a breve termine; contestuali; fisiche; psicologiche; allattamento; forma/dimensioni/posizione del seno; cicatrici?. 
Hai consapevolezza di queste sequele? 
Pubertà e sessualità 
Età dello sviluppo del seno 
Età della prima mestruazione 
Età al 1° figlio 
E’ importante che la ragazza arrivi vergine al matrimonio?: 
Che cosa succede quando non arriva vergine?: 
Il marito poteva cacciarla per questo ? 
Quando un uomo sposa una ragazza di un’altra etnia, quella doveva praticare l’App? 
Opinione e futuro dell’App. 
L’App. è una pratica positiva, in Africa?e in Italia? 
Sei favorevole a trasmettere questa cultura a tue figlie? 
Se si. L’hai praticata su qualcuna in Italia? 
Conosci qualcuno che l’abbia praticata? 
Se si, come fai?Inviandole ,per es., in Africa, presso la tua famiglia o attuandola qui, in Italia?: 
OSSERVAZIONI PERSONALI 
Allegato N° 2 : presentazione del gruppo occasionale. 
SOGGETTO N° 
Distretto di nascita; Residenza in Italia 
Cam.; Belluno 
Cam.; Padova 
Cam.; Padova 
Cam.; Padova 
Cam.; Padova 
Lagos(Ni).; Bassano 
Douala(Cam.); Milano 
Cam.; Padova 
Lingua all’intervista 
francese 
francese 
inglese 
francese 
inglese 
inglese 
inglese 
Età in aa. ; Da quanti aa. In Italia 
/ ; alcuni aa. 
~ 30; 10 
40/45; alcuni aa. 
29; 9 mesi 
~ 25; alcuni aa. 
24; 10 
30; 12 
22; 9 mesi 
Professione 
OSS 
impiegata 
OSS 
commerciante 
studentessa 
studentessa 
infermiera 
parrucchiera 
Stato civile 
nubile 
sposata 
sposata 
nubile 
nubile 
nubile 
sposata 
nubile 
Figli 
no 
2 figlie 
Ha subito l’APP; a che età 
si 
no 
no 
si 
no 
si 
si; 9 aa. 
si 
Età sviluppo seno 
11 
8 / 9 
11 
Età prima mestruazione 
14 
15 
Età primo figlio 
22 
SOGGETTO N° 
10 
11 
12 
13 
14 
Distretto di nascita; Residenza in Italia 
Nigeria; Siracusa 
Nigeria; Siracusa 
Douala(Cam.); Verona 
Douala(Cam.); Verona 
Douala(Cam.); Verona 
Nigeria; Padova 
Nigeria; Padova 
Lingua all’intervista 
inglese 
inglese 
francese 
francese 
francese 
inglese 
inglese 
Età in aa. ; Da quanti aa. In Italia 
30; 11 
35; 11 
30; 13 
42; 18 mesi 
37; 12 mesi 
35; 9 
35; 9 
Professione 
cuoca 
casalinga 
badante 
badante 
badante 
cuoca 
cuoca 
Stato civile 
nubile 
sposata 
nubile 
sposata 
sposata 
sposata 
sposata 
Figli 
1 figlia 
2 figlie 
2 figlie 
Ha subito l’APP; a che età 
si 
si 
si 
si; 10 / 11 
no 
si 
si 
Età sviluppo seno 
10 
17 
15 
12 
16 
16 
Età prima mestruazione 
12 
11 
17 
15 
12 
16 
16 
Età primo figlio 
25 
29 
25 
25 
Bibliografia 
(1) Barbaric practice of “breast ironing” still practiced in Cameroon.The Week UK. Daily Reading for November 12th,2017-11-12. (httpt//www.catholic.org/bible/daily_reading/?select_date=2017-11-12). 
(2) What is breast ironing and how common it is in Britain?. The Week UK, 20/05/2016.) (http//www.theweek.co.uk/71429/what-is-breast-ironing-and-how-common-is-it-in-brit…20/05/2016. 
(3)Tapscott R. (Autrice)e Ramboldi M. (traduttrice) Capire lo “stiramento” del seno: uno studio sui metodi , le motivazioni e le conseguenze delle pratiche di appiattimento del seno in Camerun. Ed. Feinstein International Center & ProMosaik e V., 2012. Rampoldi M. Il mio seno è mio. Una ricerca sulla pratica dello stiramento del seno in Camerun , 2014, Epubli GmbH, Berlino. 
(6) Hall Ami Cameroons women call time on breast ironing . New Internationalist, 1/05/2013. http://newint.org/features/2013-05-1/tables-of-tal
(9) WHO, Female Genital Mutilation. Report of a WHO Technical Working Group, 17-19 July, 1995. Geneve, 1996 
(10) WHO (OHCHR, UNAIDS, UNDP, UNECA, UNESCO, UNFPA, UNHCR, UNICEF, UNIFEM) Eliminating Female genital mutilation- An interagency statement, 2008. 
(11) Grassivaro Gallo P. Vincere l’infibulazione si può. L’Harmattan-Italia, Torino, 2012. 
(12) Grassivaro Gallo P. La circoncisione femminile in Somalia. Franco Angeli Ed., Milano, 1986. 
(13) Grassivaro Gallo P., Catania L. Modificazioni espansive dei genitali femminili tra eredità e ambiente. Edizioni Altravista. Pavia, 2015