Iran, è caccia agli avvocati. Così le autorità zittiscono il dissenso
Riccardo Noury 10 settembre 2018 |
Arash Keykhosravi, Ghassem Sholeh-Sa’di e Masoud Javadieh il 18 agosto; Payam Derafshan e Farokh Forouzan il 31 agosto; Hoda Amid il 1° settembre. L’elenco degli avvocati arrestati in Iran si allunga.
La strategia è chiara: non solo zittire il dissenso ma impedire lo svolgimento della propria attività professionale ai legali specializzati nel campo della difesa dei diritti umani.
Payam Derafshan, per esempio, era il difensore di Arash Keykhosravi. Prima di essere arrestato, Keykhosravi era stato il rappresentante legale della famiglia di Kavous Seyed-Emami, un ambientalista con doppio passaporto canadese e iraniano morto in circostanze oscure nel carcere di Evin, a Teheran, nel febbraio 2018.
Keykhosravi, Sholeh-Sa’di e Javadieh, quest’ultimo rilasciato su cauzione, sono accusati di “associazione per commettere reati ai danni della sicurezza nazionale”. Il loro “reato” è di aver protestato pacificamente, il 18 agosto, di fronte al parlamento per chiedere modifiche alle procedure di accettazione delle candidature ed elezioni libere e trasparenti.
Hoda Amid è tra le più note attiviste iraniane per i diritti delle donne. Alla vigilia delle elezioni parlamentari del febbraio 2016, era stata tra le promotrici di un manifesto per “cambiare il volto maschile del parlamento”. Insieme a un’altra attivista arrestata il 1° settembre, Najmeh Vahedi, era impegnata in una campagna di sensibilizzazione sulla tutela dei diritti delle donne nella vita matrimoniale e contro i matrimoni precoci e forzati.
La caccia all’avvocato dura almeno da giugno.
Il 13 l’avvocata di fama mondiale Nasrin Sotoudeh è stata arrestata per aver difeso le donne che alla fine del 2017 avevano manifestato contro l’obbligo d’indossare il velo, togliendoselo platealmente in luoghi affollati. È accusata di svariati reati contro la sicurezza nazionale, tra cui “offesa alla Guida suprema” e “diffusione di propaganda contro il sistema”. Il 25 agosto ha intrapreso uno sciopero della fame. Il 4 settembre è stato arrestato anche suo marito, Reza Khandan, per aver lanciato su Facebook una campagna per la sua liberazione.
Il 19 dello stesso mese è stata la volta di Zeynab Taheri, per aver denunciato le irregolarità nel processo contro un suo cliente, un sufi di nome Mohammad Salas, messo a morte giorni prima. Deverispondere di “diffusione di propaganda contro il sistema”, “pubblicazione di menzogne” e “disturbo dell’opinione pubblica”.
A luglio non è andata meglio.
Alla fine del mese l’avvocato Mohammad Najafi è stato condannato a tre anni di carcere e 74 frustate per “disturbo dell’ordine pubblico”. All’inizio dell’anno aveva denunciato un’altra morte sospetta in carcere, quella di Vahid Heydari nel carcere di Arak.
L’8 luglio un altro legale, Mostafa Daneshjoo, specializzato nella difesa della minoranza derviscia dei gonabadi, cui egli stesso appartiene, è stato arrestato nella sua abitazione, sventrata dalle forze di polizia di fronte all’anziana madre, alla moglie e alla figlia.
Alla fine del mese Mostafa Tork Hamadani è stato arrestato, interrogato sulle critiche rivolte al potere giudiziario che gli aveva impedito di assumere la difesa di alcuni ambientalisti e poi rilasciato. Sarà processato per “diffusione di propaganda contro il sistema”.