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Grazie Ungheria, ci hai fatto vedere il vero Parlamento dell’Europa dei popoli

GIANCARLO GUARINO 13 SETTEMBRE 2018
Al Parlamento UE si è votato indipendentemente dalla Nazione di provenienza dei parlamentari e dei loro raggruppamenti politici, gli eurodeputati hanno votato secondo coscienza. Questa è democrazia.

Ieri il Parlamento Europeo ha votato la relazione sullo Stato di diritto in Ungheria e ha dato il via libera all’applicazione dell’articolo 7 dei Trattati, ora la parola passa al Consiglio europeo, cioè i capi di Stato e di Governo dell’Unione. L’Ungheria potrebbe essere sospesa dal diritto di voto nel Consiglio stesso, dove, lo si voglia o meno, vengono adottate, per lo più all’unanimità, tutte le decisioni operative della UE (Regolamenti, Direttive, ecc.), venendo in pratica ‘sterilizzata’ in termini di partecipazione alle decisioni, ma non esentata dal rispettare le regole europee.
L’articolo 7 del Trattato sulla Unione Europea, prevede l’attivazione di una procedura complessa e articolata, tendente a sanzionare lo Stato membro che non rispetti reiteratamente gli obblighi fondamentali indicati all’articolo 2 del trattato, gli obblighi, cioè, del rispetto delle regole e dei meccanismi dello Stato democratico di diritto. L’articolo 2, infatti, recita: «L’Unione si fonda sui valori del rispetto della dignità umana, della libertà, della democrazia, dell’uguaglianza, dello Stato di diritto e del rispetto dei diritti umani, compresi i diritti delle persone appartenenti a minoranze. Questi valori sono comuni agli Stati membri in una società caratterizzata dal pluralismo, dalla non discriminazione, dalla tolleranza, dalla giustizia, dalla solidarietà e dalla parità tra donne e uomini».
La frase, come spesso accade nei documenti normativi internazionali, è un po’ involuta dato che si propone di soddisfare esigenze e sensibilità diverse nei vari Stati membri dell’UE: valori e sensibilità, però, che si propone di avvicinare al massimo, nell’intento di realizzare quello che è il fine reale e profondo della UE, anche se, per evidenti motivi politici, quel fine non viene esplicitato.
Mi limiterò, dunque, nella forma meno ‘giuridichese’ che mi sarà possibile, a chiarire quei fini e quegli obiettivi. Il motivo, per così dire, estrinseco è il voto di ieri del Parlamento. Il motivo intrinseco, sempre per dire così, è che ciò mi permette di chiarire bene a chi voglia leggermi cosa sia, o voglia essere, realmente l’UE, ed in che maniera le sue norme vanno interpretate.
Siamo, come ben si vede, ad una fase molto preliminare della procedura, che in realtà è stata iniziata solo un’altra volta (minacciata e discussa altre volte, ma iniziata concretamente solo una) in riferimento all’Austria del razzista e fascistoide Jörg Haider. Allora, la questione fu affidata, prima della decisione, ad una commissione di esperti, che concluse per la non gravità sufficiente della situazione, anche a causa del fatto che intanto Haider era scomparso dalla scena politica. Ancora prima, ma a livello di Consiglio d’Europa (una organizzazione europea diversa dalla UE, ma i cui Membri sono tutti anche membri del CdE, e particolarmente attiva sul piano dei diritti dell’uomo) fu la Grecia dei colonnelli dopo il colpo di Stato (voluto dagli usa) ad essere sottoposta ad un procedimento simile, ma si ritirò dal CdE prima che la decisione venisse adottata.


Non è solo una notazione ‘istruita’ -di quelle odiate dal comico-Grillo-, perché il fatto che in entrambi i casi ad una decisione non si giunse, attesta di quanto, sul piano dell’immagine se non altro, ma non solo,una decisione del genere sia temuta.


Il ‘capo d’accusa’ (vedasi la ‘Relazione’ oggetto del voto -Documento A8-0250/2018-) predisposto dal Parlamento europeo è imponente e prende in considerazione non solo, questo è il punto, le questioni indicate all’articolo 2 che ho riportato più sopra, ma molti altri punti, che sono tutti da ricomprendere nel più generale concetto dello Stato di diritto, democratico storicamente europeo, dove, ad esempio, sono compresi sia la libertà di stampa che quella di pensiero e quindi di autonomia dell’Università.


La norma chiave, infatti, più che l’articolo 2 è l’articolo 6, dove si affermano i principi realmente fondanti dell’Europa: i diritti fondamentali dell’umo, così come indicati nella Convenzione europea sui diritti dell’uomo e nei Patti delle Nazioni Unite in materia di diritti dell’uomo, quelli, in altre parole, che sono effettivamente ex art. 2 «valori … comuni agli Stati membri». Chiaro? E’ come dire: se fai così non sei uno Stato europeo e quindi non hai ragione di stare in Europa e quindi, come a suo tempo la Grecia,vattene, dato che il Trattato non contempla, formalmente, l’espulsione!
L’Ungheria (e presto probabilmente la Polonia), non è come dice qualche giornalista, accusata di avere violato l’articolo 7, ma di avere violato e di violare quotidianamente i principi fondanti della UE, come dire di non essere uno Stato europeo.
L’Europa, infatti, nasce, nel pensiero tra gli altri di Altiero Spinelli e di Robert Schumann, come lo strumento per superare gli Stati nazionali a favore di una struttura universale europea, nella quale i cittadini in quanto tali sono parte democratica dell’intera Europa, indipendentemente dalla loro nazionalità. In altre parole, non solo per escludere quelli che oggi si chiamano ‘sovranismi’, ma che in realtà non sono altro che i vecchi deleteri nazionalismi che hanno portato morte e distruzione, ma anche per riportare ai margini le, oggi ridicole, pretese alla ‘indipendenza’, cioè alla creazione di staterelli sempre più piccoli, avanzate da certe regioni d’Europa come la Catalogna e, tempo fa, la Lombardia e il Veneto. L’indipendenza di questo o quello Stato, sempre più piccolo, non serve a nulla in una Europa che vuole (o almeno voleva) essere l’Europa dei popoli o, per usare il linguaggio europeo, l’Europa delle Regioni. È perciò che il ritorno becero e rozzo (e non certo solo in Ungheria, se solo si pensa a Matteo Salvini o Mario Borghezio, o anche, sia chiaro, Beppe Grillo) al nazionalismo di un tempo, serve solo a smantellare l’Europa a danno di tutti, sia chiaro, tutti gli Stati europei, che individualmente (anche la stessa Germania) non conterebbero nulla nella competizione mondiale.


Per ironia della sorte, o se si preferisce per lungimiranza di chi l’Europa la ha fondata e sperava di fondare quella vera, oggi il voto del Parlamento scopre brutalmente le carte. Per dirla come lo dicono le persone istruite: ‘il re è nudo’. Che voglio dire?
L’Europa dei popoli (non la ‘cretinata’ di Salvini e Di Maio, che leggono popolo e scrivono Stato) è quella per cui al Parlamento europeo ieri si è votato indipendentemente dalla Nazione di provenienza dei parlamentari, come prescrivono le norme, ma per scelte di appartenenza politica. Anzi, a ben vedere –e questa è secondo me la vera rivincita dell’Europa di Spinelli, Schumann e Gaetano Martino–nemmeno per quelle. Mi spiego meglio. La regola vuole che i parlamentari al Parlamento europeo, si raggruppino per consonanze politiche, non nazionali: i socialisti con i socialisti, i popolari con i popolari, ecc. Ieri, quindi, si sarebbe potuto votare così, per rappresentanze politiche, e cioè con un voto perfettamente prevedibile (come piacerebbe a Casaleggio, per intenderci) e invece non è andata affatto così: i singoli parlamentari hanno votato secondo coscienza. Questa è democrazia, non il vincolo di mandato! Quindi, non tutti i membri del gruppo del PPE, del quale fa parte anche Viktor Orban, hanno votato ‘a favore’ di Orban. Lo hanno fatto alcuni, ma non tutti, per cui il risultato del voto è stato clamorosamente schiacciante contro i nazionalismi.
Se l’Europa fosse e potesse essere sempre così, ogni giorno tutti i giorni, il momento di difficoltà dell’Unione sarebbe superato. E sarebbero spazzati via non solo Salvini, Marine Le Pen, Orban, ecc., ma, udite udite!, anche Angela Merkel, Wolfgang Schäuble, il sorridente biondo Jens Weidmann, ma ancheEmmanuel Macron e Grillo.


L’Europa potrebbe diventare, veramente, l’Europa dei cittadini: ma molta parte degli attuali governanti andrebbero spazzati via.


Questo, secondo me, è il vero tema di discussione politica, umana, sociale e culturale di domani e non, che avvilimento!, ora che farà Giuseppe Conte, voterà in Consiglio UE contro Orban o a suo favore? i dioscuri della politica italiana hanno votato diversamente. Mi tremano le vene e i polsi … e la pancia dal gran ridere.