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Sui diritti umani Riyadh va allo scontro duro con il Canada

Michele Giorgio 8 agosto 2018
Flette i muscoli Mohammed bin Salman. Il giovane erede al trono saudita, di fatto ‎già alla guida del regno, è andato all’escalation diplomatica con il Canada in ‎risposta al tweet con cui la ministra degli esteri canadese Chrystia Freeland venerdì ‎scorso aveva espresso ‎«estrema preoccupazione‎» per gli arresti di attivisti sauditi ‎per i diritti umani e dei diritti delle donne.

Tra cui nell’ultimo periodo Hatun al ‎Fassi, Nassima al Sada e l’influente Samar Badawi, sorella del blogger Raif ‎Badawi, condannato a 10 anni di carcere per aver criticato le autorità e la polizia ‎religiosa (la moglie e i tre figli sono esuli proprio in Canada).

Alla condanna di ‎Ottawa si è aggiunta quella di Amnesty: ‎«Il livello di persecuzione in Arabia ‎Saudita è senza precedenti. Le arrestate sono state minacciate e molestate». Altre ‎sette attiviste – in passato in prima fila contro il divieto di guidare per le donne ‎ufficialmente annullato due mesi fa – sono ora in carcere e rischiano fino a 20 anni ‎di prigione.‎
‎Per Riyadh le critiche canadesi non sarebbero altro che “interferenze” ‎inaccettabili nei suoi affari interni. E la monarchia wahabita ha reagito ‎richiamando il proprio inviato in Canada, espellendo l’ambasciatore canadese e ‎congelando gli scambi commerciali con il paese nordamericano. Quindi ha ‎annunciato l’interruzione dei voli della sua compagnia di bandiera da e per il ‎Canada e ha ordinato agli studenti sauditi (15mila) e ai loro famigliari (20mila) in ‎territorio di canadese di rientrare al più presto in patria.
Il Canada per ora non fa ‎retromarcia. Però segue con grande attenzione, se non con preoccupazione, le ‎mosse saudite. Anche perché sul piatto ci sono interessi economici importanti. La ‎crisi potrebbe portare all’annullamento del contratto con cui l’Arabia saudita si è ‎impegnata a comprare veicoli corazzati canadesi: un affare da 15 miliardi di ‎dollari.
E non si possono escludere mosse analoghe a quelle fatte da Riyadh da ‎parte i regni del Golfo. Gli Emirati e il Bahrain si sono subito schierati con ‎l’Arabia saudita. E altrettanto hanno fatto il “Parlamento arabo”, una istituzione ‎decorativa ed inutile creata dalla Lega araba, e, a sorpresa, il presidente dell’Anp ‎Abu Mazen. Quest’ultimo ha sorvolato, a dir poco, sulle dichiarazioni contro i ‎palestinesi fatte da Mohammed bin Salman durante il suo recente tour nel Nord ‎America, nonché la posizione filo-israeliana di Riyadh, favorevole al piano ‎dell’Amministrazione Trump per il Medio oriente (“Accordo del secolo”) respinto ‎proprio da Abu Mazen.‎
‎Perché Mohammed bin Salman ha scelto di andare allo scontro con il Canada? ‎In fondo le dichiarazioni della ministra Chrystia Freeland sono simili a quelle ‎blande e a bassa voce che talvolta rilasciano i governi occidentali a proposito delle ‎violazioni dei diritti umani in Arabia saudita mentre negoziano con i Saud ‎forniture militari per svariati miliardi di dollari. L’Italia non fa neanche quello. Il ‎governo M5S-Lega come quelli passati resta in silenzio di fronte a quanto accade ‎in Arabia saudita per non turbare le produzioni della Rwm di Domusnovas, nel ‎Sulcis, che vende a Riyadh le bombe che vengono sganciate in Yemen.
Il principe ‎saudita ha scelto di scatenare una crisi diplomatica con il Canada perché sa di ‎avere le spalle coperte dall’Amministrazione Trump che considera un “nemico” il ‎premier canadese Justin Trudeau. Per l’analista Ayham Kamel pesa anche il ‎disinteresse totale del presidente americano per i diritti umani. ‎«Alcuni leader ‎arabi, di fronte al silenzio degli Usa, sono sempre meno disposti ad ascoltare chi ‎chiede democrazia e riforme‎», ha detto Kamel alla rete Cnbc. ‎
‎Ieri il quotidiano arabo al Quds al Arabi scriveva che ‎«Riyadh ha preso di mira ‎Ottawa perché pensa che il Canada sia debole‎». Per il Washington Post la ‎reazione a dir poco esagerata dei sauditi sarebbe il riflesso di un lieve ‎indebolimento di Mohammed bin Salman in politica estera. Il principe avrebbe ‎abbracciato con troppo ardore i piani dell’Amministrazione Trump in Medio ‎oriente e stretto troppo i rapporti dietro le quinte con Israele costringendo re ‎Salman ad intervenire per correggere parzialmente la rotta ed evitare imbarazzi al ‎paese.
L’erede al trono comunque sullo scontro con il Canada ha dalla sua parte ‎l’opinione pubblica. Infographic KSA, un importante account twitter con 350mila ‎follower tra i quali diplomatici e funzionari governativi, ha pubblicato e poi ‎cancellato un minaccioso fotomontaggio in cui si vede un aereo di linea che vira ‎verso la CN Tower di Toronto, in evidente riferimento a quanto accaduto l’11 ‎settembre. ‎