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Manganelli e squadracce ‘goliardiche’ nell’Italia dei rigurgiti razzisti pentaleghsiti

17 agosto 2018
E’ un venticello trasformatosi in tempesta. E’ un rigurgito maleodorante fuoriuscito dalla fogne della storia: invade, pervade e ammorba l’aria.

Un virus endemico, dormiente. Una micosi ideologica di un Paese che non ha mai fatto i conti con il suo tragico passato. C’è un travestimento ipocrita, una vernice giustificatoria, una sorta di autoassoluzione. E’ stato un “gesto goliardico”, “miravo a un piccione”, “provavo l’arma”, “le uova? Lanciavamo per noia”, “è una ragazzata”. E’, invece, un film dell’orrore, tre mesi di rappresaglie.

Al grido ‘Salvini, Salvini’ nel mirino finiscono due ragazzi maliani, feriti a colpi di pistola. C’è l’ex dipendente del Senato – versione cecchino – che dal tetto di casa spara con una carabina modificata ad aria compressa e centra alla vertebra una bambina rom di 15 mesi in braccio alla mamma. Sulla vicenda, le parole dure del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella.
C’è il disoccupato che punta il suo fucile a piombini contro un operaio di Capo Verde che sta montando delle luminarie. C’è il lancio di uova contro la campionessa Daisy Osakue che per poco non ci rimette un occhio. Poi le scorribande di due 13enni armati di scacciacane che giocano per ‘goliardata’ alla caccia al nero. Ci va di mezzo un migrante gambiano mentre fa jogging inseguito e terrorizzato. A Napoli viene gambizzato un migrante e la cosa si liquida con: “E’ stata la camorra”. E poi ci scappa il morto, si tratta di Hady Zaitouni, marocchino, 43 anni, trucidato ad Aprilia in provincia di Latina perché sospettato di essere un ladro. Gli assalti ai centri d’accoglienza.
E’ un’estate calda e nulla c’entra la colonnina di mercurio. Episodi vergognosi, tollerati e digeriti che trovano l’indifferenza di cittadini inerti, disorientati, ipnotizzati, silenti. E’ paradossale discutere se in Italia c’è razzismo: ce n’è tantissimo, più che sotto al fascismo. Non l’ha portato il nuovo governo penta-leghista, diciamo che l’ha incoraggiato a venire a galla come del resto ha fatto il precedente esecutivo con la punta avanzata del ministro Marco Minniti.
E’ il conato dell’ideologia populista, semplificatoria narconarcisistica che trova nel ministro dell’Interno Matteo Salvini, il suo naturale condottiero. Senza alcun ombra di dubbio il capo del Viminale con le sue pittoresche uscite ci ha messo un bel bollo istituzionale.
E’ una spirale pericolosa, fa accapponare la pelle, neppure fanno più notizia le manifestazione di ferocia verso migranti, rifugiati e rom. E’ un crescendo di attacchi verbali, minacce e aggressioni fisiche. C’è una legittimazione politica-parlamentare degli istinti rancorosi xenofobi che si stratificano nella quotidianità sociale: l’anziana nel bus stringe la borsa non appena vede il ‘negro’ e lo ‘zingaro’ oppure il signore distinto che per principio – impone – alla donna di colore di cedergli il posto a sedere.
E’ un mostro che avanza. E’ la continuità con gli anni maledetti del berlusconismo spinto, propulsore di disinteresse, allontanamento e abbandono del civismo. Il problema non è mai stato Silvio Berlusconi ma è il Silvio Berlusconi che è dentro di noi. Questo razzismo – da sempre – cova ed è nascosto negli italiandioti. I social poi sono ormai le ‘agenzie del veleno’.
Basta dare un’occhiata al sito cronachediordinariorazzismo.org, un prezioso osservatorio per capire, comprendere e rendersi conto di come l’impennata d’intolleranza in Italia cominci ad essere fuori controllo. La legge Mancino non a caso è a rischio. Qualcuno nell’esecutivo ne ipotizza la cancellazione. In verità occorrerebbe applicarla e perseguire i reati sull’apologia del fascismo.
Accade nel corso di una passeggiata serale – in una località calabrese – di fermarsi e sbirciare tra la mercanzia esposta in un emporio. C’è un cartello che pubblicizza la vendita di manganelli a 7 euro. Sono la riproduzione perfetta di quelli adoperati nel ventennio dalle squadracce nere. Strabuzzo gli occhi dalle orbite, arresto il fiato, sudo freddo. Motti e slogan fascisti, come “Boia chi molla”, “Dux Mussolini”, “Credere obbedire combattere”, e anche “Me ne frego”, “Molti nemici molto onore”, twittati di recente dal ministro Salvini. Sulla mazza di legno massiccio, l’effige di Mussolini con elmetto e simboli nazi-fascisti. Non fa scandalo. Anzi, si vendono.
In vetrina anche tirapugni di metallo al costo 14,90 euro e coltelli serramanico di varie misure a partire da 5 euro. Sono gadget? Souvenir? Perché sono in commercio? Propagandare simboli fascisti non è un reato? Perché il ministro dell’Interno – tanto solerte con le circolari contro i venditori ambulanti da spiaggia – non emana una direttiva e chiede il sequestro di questo materiale e il perseguimento di chi produce, vende e acquista? Il silenzio del Movimento 5 Stelle, il suo essere supino verso l’alleato di governo, il fornirne l’alibi, lo strizzare l’occhietto al mio paese si chiama collaborazionismo e non esenta per niente dalle responsabilità.