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Recuperati in mare i corpicini di tre bambini mentre Salvini e Meloni si vantano di aver chiuso i porti

di Antonietta Chiodo, 1 luglio 2018. Ricordo
ancora le mie inchieste tra il 2015 e il 2017 dai porti del sud Italia documentando
i naufragi delle imbarcazioni della speranza verso le nostre coste, ad oggi posso
asserire che nulla appare mutato. La domanda che dalla coscienza e dallo
sgomento nasce è questa: Hanno realmente un peso ad oggi su di noi queste
morti?






La risposta
è molto semplice, no. Siamo invece intenti a preoccuparci di quante persone potremmo
accogliere e se la risposta non è chiara è per il nostro governo semplice
rispedirle come un pacco in giacenza all’ufficio postale… al mittente.  I politichelli sono molto persuasivi nel far
credere alla popolazione italiana che siano profughi e rifugiati il motivo per
cui la nostra economia sia in continuo declino, spostando così l’attenzione dai
miliardari costi che ci carichiamo annualmente per armamenti e spese militari
che impieghiamo nel bombardamento e nel massacro di queste popolazioni,
costringendole così ad una ovvia fuga per la sopravvivenza.
Dall’
inizio del 2018 i dati divulgati dall’ Oim dovrebbero rasserenarci evidenziando
un calo delle morti in mare che ad oggi ammontano a 1.000, mentre nello stesso
periodo il numero era pari a 2.172.
Singolare
è l’opinione pubblica nel rammaricarsi di fronte ai corpicini innocenti e senza
vita di bambini, riemersi dalle onde del mare e trascinati a riva dagli addetti
al salvataggio. Dopo l’elezione del nuovo governo ci siamo trovati di fronte ad
una vera e propria crisi umanitaria e dei diritti umani, ma soprattutto una
crisi di coscienza globale in cui la vita è oramai chiaro non ha più alcun più peso.
 Proviamo quindi a porci un’altra
domanda: Questi diritti umani tanto acclamati, esistono realmente o servono
solamente a intortarci di bugie per poterci sentire ancora umani e cavalcare così
l’onda dell’opinione pubblica in periodo elettorale?
Possiamo
dichiarare ad oggi una sconfitta di fronte alle asserzioni dei nostri
rappresentanti politici, nella persona del ministro dell’interno Domenico
Pozzallo che ha definito il nostro paese un “grande campo profughi”, pur
sapendo con dati alla mano che così non è.
L’ultima
tragedia che sporca le nostre acque di sangue è avvenuta poche ore fa, il
portavoce della marina libica Ayob Amr ha dichiarato pubblicamente l’ennesimo
gruppo di dispersi pari a 100 persone, nel frattempo sono tre i corpi recuperati
tra le onde e sono quelli di tre bambini. Tutto è talmente veloce che non ci
soffermiamo minimamente a pensare cosa possa accadere in quelle ore di
disperazione, dopo i lunghi e sfiancati tragitti che hanno portato madri e
padri a cercare di mettere in salvo le proprie vite e quelle dei propri
bambini. Quando una imbarcazione si rovescia al largo comporta se accade nel
cuore della notte che i soccorsi possano attivarsi dopo molte ore, immaginate
quindi le acque gelide scontrarsi contro i loro corpi ed i corpicini di questi
bambini che per molto tempo sono obbligati per sopravvivere a muovere i loro
muscoli con la sola intenzione di restare a galla e non annegare. Sono quindi
100 i morti dell’ultimo naufragio e solamente 20 sono riusciti a salvarsi dopo
avere attraversato l’inferno libico documentato per mesi dalle agenzie di
stampa e dalle Ong impegnate nella tutela dei diritti umani. Sconvolgente
leggere le dichiarazioni della guardia costiera libica che indica l’età dei
corpicini recuperati di soli pochi mesi di vita e di origine marocchina. Il
salvataggio dei pochi sopravvissuti è avvenuto grazie ad un gommone partito dal
porto di Tripoli.