General

Napoli accoglie la Freedom Flotilla diretta a Gaza

Nena News 12 lug 2018
Trecento attivisti hanno salutato ieri l’arrivo nel porto della città campana di due (delle quattro) imbarcazioni che proveranno a violare l’assedio israeliano sulla Striscia. Una corte di Gerusalemme, intanto, ha stabilito ieri che due delle navi della Freedom dovrebbero essere usate come ricompensa per la famiglia Gavish che nel 2002 ha perso 4 membri in un attacco rivendicato da Hamas.

Trecento attivisti solidali con la causa palestinese hanno accolto ieri due delle quattro imbarcazioni che compongono la “Freedom Flotilla” che anche quest’anno tenterà di forzare pacificamente l’assedio imposto da 11 anni da Israele sulla Striscia di Gaza. Il corteo, partito dalla centrale Piazza Municipio e accompagnato dai suoni della banda Basaglia, ha attraversato parte del centro storico fino a raggiungere il porto dove stazionano le barche al-Awda (“Ritorno” in arabo) e Freedom. L’iniziativa di ieri, organizzata dal Comitato d’accoglienza napoletano per la Freedom Flottilla e dal Coordinamento Napoli Palestina, è parte di un programma fitto di appuntamenti a favore della Palestina che avranno luogo nel capoluogo campano dall’11 fino al 15 luglio.
Si continua stasera con un concerto(suoneranno Franco Ricciardi, Tommaso Primo, Gnut, Capone, Ciccio Merolla, Marzouk, Alan Wurzburger, Francesco Sansalone, Oyoshe, Peppoh, la bandarotta Bagnoli e altri ancora) e si proseguirà nei prossimi giorni con assemblee e raccolta fondi per l’acquisto di medicinali per la popolazione gazawi stremata per il blocco israeliano (e, in misura minore, egiziano). Una situazione resa insostenibile per i gazawi, però, anche dalle misure anti-Hamas decise dall’Autorità nazionale palestinese. Le navi, partite due mesi fa dalla Norvegia e dalla Svezia, si sposteranno la prossima settimana in direzione di Palermo e poi Messina e da lì proveranno a raggiungere le coste di Gaza, un impresa ad oggi mai riuscita a causa dell’intervento della marina israeliana. Un intervento che, il 31 maggio del 2010, ha causato l’uccisione di nove attivisti pro-Palestina a bordo dell’imbarcazione “Mavi Marmara” battente bandiera turca. Tel Aviv giustifica le sue azioni – compiute in acque internazionali e non israeliane – con il pretesto della difesa dei suoi confini e ritiene queste iniziative collegate ad Hamas, il movimento islamico palestinese considerato da Tel Aviv una organizzazione terroristica.
Di tutt’altro avviso sono gli attivisti: “La Freedom Flotilla Coalition è una delle principali iniziative di solidarietà internazionale a sostegno della causa del popolo palestinese oppresso da oltre settanta anni di occupazione israeliana. Comprende attivisti di diversi paesi impegnati nella denuncia del blocco disumano imposto da Israele sulla Striscia di Gaza da più di dieci anni, che ha ridotto la popolazione allo stremo, con la mancanza di acqua, luce, farmaci e generi di prima necessità” si legge in un loro comunicato. “Con la complicità delle grandi potenze (USA e EU in prima linea) – continuano gli attivisti – lo stato sionista di Israele mette in atto quotidianamente una politica genocida e coloniale… Non possiamo lasciare solo il popolo palestinese che con coraggio fronteggia l’embargo, l’apartheid e i cecchini dell’esercito israeliano, schierati lungo il confine della Striscia di Gaza”. Proprio le “Manifestazioni del Ritorno” sono al centro della Freedom Flottilla di quest’anno: una delle imbarcazioni non a caso si chiama al-Awda (il Ritorno”) in riferimento alle proteste che hanno luogo a partire dallo scorso 30 marzo nella Striscia e che sono (e sono state) represse sanguinosamente da Israele (sono oltre 131 i morti palestinesi, oltre 13.000 i feriti).
In vista dell’avvicinamento delle barche degli attivisti a Gaza, intanto, la corte distrettuale di Gerusalemme ha emesso ieri un ordine di confisca temporanea per due delle imbarcazioni che compongono la Flotilla. Secondo il tribunale, la Karstein e la Freedom, il cui valore è stimato intorno ai 75.000 euro, dovrebbero essere usate come ricompensa per il “terrorismo” di Hamas. La petizione è stata promossa dall’ong israeliana di destra Shurat HaDin a nome delle famiglie Weistein e Gavish, vittime di due attentati compiuti rispettivamente nel 2001 e 2002 da Hamas. Le famiglie chiedono da tempo una ricompensa da parte del movimento islamico palestinese e ora sembrano averla trovata sulla base dei pareri dell’ex Brigadier Generale Noam Feig e dello studioso del Medio Oriente Aryeh Spitzen secondo cui le imbarcazioni della Flotilla servono solo ad Hamas per rafforzare la sua forza marina.l’attacco palestinese). Quella di Weinstein, invece, aspetta ancora la sentenza. Non ricevendo nulla in questi anni, ora i Gavish hanno fatto causa alla Flottilla. “Gli organizzatori della Flottilla vengono qui ogni anno nel tentativo di rompere il blocco navale sulla Striscia e di violare
la sovranità d’Israele”, ha detto il direttore di Shurat HaDin Nitzana Darshan Leitner. “Ogni anno – continua l’associazione – vengono fermati dall’esercito israeliano e le loro navi trasportate al porto di Ashdod [in Israele, ndr] per poi essere rimandati a casa come se nulla fosse successo. Questa volta le navi verranno consegnate alle vittime del terrorismo così gli organizzatori impareranno che c’è un prezzo da pagare per le provocazioni, per il sostegno ad una organizzazione terroristica [Hamas, ndr] e per una sistematica violazione del diritto internazionale”.