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Migranti, un nemico costruito ad arte. Ma la vera emergenza la vivono loro

Susanna Marietti 13 luglio 2018
Succedono tante cose che hanno a che fare con i temi di questo blog– il Senato ha dato parere negativo alla riforma delle carceri, si allarga la sperimentazione delle pistole taser, il ministro della Giustizia propone la sua linea programmatica al Parlamento, si ripensa la legittima difesa, si scopre una nuova vergognosa mistificazione nel caso Cucchi – ma non mi sento a mio agio nel commentarle adesso. 

Tornerò a farlo dopo aver detto una parola su altro. Mi sentirei come se stessi scrivendo un articolo, per quanto sul più importante degli argomenti, proprio mentre si è scoperto che un asteroide sta per abbattersi sulla Terra e decimarne la popolazione. Una circostanza che si imporrebbe su qualsiasi altra, anche la più rilevante.

Questa circostanza è il tema dell’immigrazione. La tragedia di chi attraversa un deserto, viene rinchiuso in campi di prigionia, sopravvive a mesi o anni di torture, si imbarca su un gommone e finisce per affogare a pochi metri da casa nostra. Una vera emergenza. Per loro, non per noi. Le 119mila 369 persone sbarcate nel 2017, così come le 181mila 436 del 2016 o le 16mila 984 di questi primi mesi del 2018, non possono costituire alcuna emergenza per un Paese forte come l’Italia. Anzi, come ha raccontato numeri alla mano il presidente dell’Inps Tito Boeri, sono una risorsa.
Costruire la finta emergenza è stato tuttavia il gioco praticato da tutte le forze politiche negli ultimi anni. Si è giocato a fare i cattivi, a fare la voce dura contro un nemico costruito ad arte, così da guadagnare consenso presso i tanti che di nemici e di voci dure avevano bisogno. Fino a quando il gioco è sfuggito di mano e la partita l’ha vinta il più cattivo di tutti. Non ho niente di nuovo da dire o da commentare. Tutto è già stato detto. Ma non mi sentirei onesta se non unissi la mia voce a quella dei tanti che nei giorni scorsi hanno indossato una maglietta rossa e sono sgomenti da quanto in basso è caduto il nostro Paese.
Per non dire di coloro che mettono in gioco il loro stesso corpo per andare a tirar fuori vite dal mare. Hanno tutta la mia stima e tutta la mia solidarietà. Ricordo che meno di un mese fa la Procura di Palermo ha archiviato l’inchiesta sulle associazioni Golfo azzurro e Sea watch. Dalle indagini era risultato il comportamento impeccabile delle due Ong e la totale assenza di collegamenti con scafisti libici. La stessa Direzione nazionale antimafia si era espressa in questa direzione. Nelle scorse ore invece la Procura di Trapani ha mandato avvisi di garanzia a circa 20 persone che nel 2016 facevano parte dell’equipaggio di navi utilizzate dalle Ong Jugend Rettet, Medici senza frontiere e Save the children.
Aspetteremo che la giustizia faccia il proprio corso e staremo a vedere cosa verrà fuori. La Procura ha comunque fatto sapere che in nessun modo dalle indagini è emerso qualche secondo fine delle Ong diverso da quello umanitario. Se hanno violato qualche regola, dicono i magistrati, è stato solo per salvare vite umane.
Il più cattivo di tutti sta forse diventando troppo cattivo anche per i suoi stessi alleati di governo. Si comincia a sentire nell’aria un clima diverso. Speriamo. La storia ci giudicherà per quel che oggi facciamo di fronte alla strage cui stiamo assistendo. I nostri nipoti ricorderanno con orrore il tempo in cui chi provava dolore per unbambino affogato veniva schernito come buonista e non semplicemente riconosciuto un normale essere umano. Non c’entrano più le politiche migratorie, i disegni economici, le strategie mondiali. Ormai si tratta solo di odio lasciato crescere in libertà. Prima o poi, tra chissà quanti morti, ci sveglieremo da questa ubriacatura. Ma allora avremo tanti tasselli di democrazia da ricostruire.