General

Le regole: il nostro baluardo, quando la scusa dei migranti cadrà

GIANCARLO GUARINO 
Le regole, le norme, le leggi, le costituzioni, fatte e scritte prima di questi giorni di stupidità sono gli unici baluardi, quelle scritte per battere gli avversari sono il primo passo verso la dittatura.


In un qualunque Paese mediamente civile, un Ministro che risponde (tra l’altro non richiesto) all’iniziativa di indossare una maglietta rossa in memoria dei bambini morti in mare per venire da noi, dicendo, nel solito insulso tweet, che non ne ha, sarebbe cacciato immediatamente, con disgusto e a furor di popolo. Se non altro per la rivelazione del livello di bestialità della ‘cultura’ del barbuto ‘papà’.
Da noi, purtroppo, no. Da noi, ormai, lo sdegno, lo schifo sono scomparsi. Sarebbe interessante capire per colpa di chi, ma certo non manca chi esclude di avere colpe del genere, anzi di avere colpe: ieri, tanto per non far nomi, Matteo Renzi attribuisce la colpa della sconfitta ai dissensi interni, cioè alla mancata completa omologazione in un pensiero unico, affermando la propria distanza dai M5S, cioè proprio da coloro che, a suo dispetto, l’hanno realizzata.


Buon per lui, Renzi e chi la pena come lui. Mi ha, però, sorpreso la ‘risposta’ di don Luigi Ciotti (peraltro troppo sempre presente, tuttologo sentenzioso alla Saviano), persona che ammiro e rispetto e di alto livello morale, ma che cade nella trappola della polemica facile e futile, come sempre urlata e sguaiata. A simili cose non si risponde altro che con il disprezzo, altrimenti chi ‘vince’ è proprio lui, al suo livello, ma lui e i suoi biliosi (non a caso verdi) con-soci.


Ma il punto centrale è che ormai il tema dei migranti, e -fateci caso-, ogni giorno di più, degli stranieri e dei ‘diversi’ (ma chi stabilisce chi è ‘diverso’ da chi, in termini eticamente discendenti, l’Onorevole Lorenzo Fontana, magari o Mario Borghezio o Luigi Di Maio?) è diventato il tema centrale di questo Governo, che accredita, ad un popolo sempre più rozzamente consapevole e male informato, che questo è il problema centrale del nostro Paese; anzi, questo, insieme al tema (questo sì demenziale) del ‘a casa mia decido io, faccio quello che voglio’, che poi presuppone che si sappia quale è ‘casa tua’ … ma su ciò un’altra volta.


Non si parla, invece, dello spread, che ci è già costato ad oggi 5 miliardi tondi tondi; della disoccupazione e della sotto-occupazione che ci si propone da incentivare con i voucher; del sistematicamente mancato pagamento delle tasse, 120.000.000.000 di euro l’anno, cui si risponde abbassandole e condonandole piuttosto che inasprendo la ricerca degli evasori, mentre si dota la Polizia, e non la Guardia di Finanza, di strane macchinette immobilizzatrici di non meglio identificati criminali in strada, che in realtà, per il pensare comune così indotto, sono di nuovo gli stranieri -la criminalità in Italia è diminuita, Salvini lo dovrebbe sapere!

Ma nemmeno il tema è lamancanza di investimenti specialmente privati; l’insofferenza di moltissimi imprenditori al rispetto delle regole del diritto del lavoro; il lavoro nero; l’inefficienza ormai mostruosa della macchina statale malata innanzitutto di accidia e disorganizzazione, spesso deliberate e magari usata ‘burosauramente’ come nella ipocrita circolare Salvini tesa ‘solo’ ad una ‘migliore ed efficiente’ gestione amministrativa,, ma che dice in pratica ‘cacciatene di più senza andare troppo per il sottile’; la corruzione sistematica, asfissiante, permanente, devastante, onnipresente, quotidiana: dal caffè per ottenere un certificato alle tenute con cavalli per qualche appalto.

E, in nome di quelle ‘idee’ si contribuisce allegramente e incoscientemente a indebolire l’Europa come struttura organizzativa e di coordinamento, certamente colpevole (ma per nostra colpa!) di tedeschismo ossessivo e ottuso, oggi alle prese con la vera e propria guerra economica lanciata da Trump e certamente, non facciamo i finti tonti, facilitata e ‘giustificata’ dai troppi aggiramenti delle regole da parte cinese ma non solo, fino ai non dimenticati allevatori filo-leghisti.


Mai come oggi, l’Europa dovrebbe essere una corazzata irta di cannoni, lanciata contro chi non vuole più il libero mercato, che è anche la ‘globalizzazione’, certo, ma di nuovo prima di tutto per colpa nostra (magari stavolta, non solo o principalmente dell’Italia, ma le regole per rallentarla o impedirla si potevano fare e, deliberatamente, non si sono fatte) e cerca di mettere in ginocchio le nostre economie. Ma come si fa a non capire che da soli (ivi compresa la Germania, che si illude) non abbiamo una sola probabilità di ‘vincere’ la guerra scatenata da Trump, e che non vincerla ci porta guai, ma guai grossi … altro che i migranti!
Ma anche, come si fa a non capire che la guerra di Trump ha due aspetti e due obiettivi evidenti, che perfino Salvini e Di Maio potrebbero comprendere. Primo, colpire e indebolire l’economia europea e, più in generale, non statunitense, per poi tonare indietro tra qualche tempo, con una Europa ridimensionata e divisa e con nuove regole imposte da chi avrà vinto. Secondo, affermare (e questo durerà di più, molto di più) ciò che con lo stupidario linguistico italiota si chiama ‘sovranismo’, che c’è, cioè, chi fa ciò che crede, alla faccia delle regole, o che impone le regole che gli convengono, innanzitutto ai sovranisti nostrani, apprendisti stregoni infantili, prossimo pasto dei sovranisti veri, anzi, dei sovrani, perché, e mi auguro di sbagliare, l’obiettivo finale è quello.
Le regole, le norme, le leggi, le costituzioni, fatte e scritte prima, sono gli unici baluardi, proprio perché scritte prima, non finalizzate, cioè, all’immediato. Le regole scritte per battere gli avversari si rivelano, prima o poi ma invariabilmente, il primo passo verso le dittature o si ritorcono contro i loro autori -Robespierre insegna.
E invece, pare proprio così, ci si illude di usare regole ad hoc per far valere oggi i propri interessi, miopi e striminziti, o addirittura solo banalmente e brutalmente, il proprio potere, anzi la propria brama di potere, nutrita di incompetenza e, spesso, sempre più spesso, di banale cattiveria.