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Giusi Nicolini sui migranti: «Salvini sta conducendo una guerra contro la povertà»

Nadine
Solano, Lettera Donna, 27 giugno 2018

L’ex
sindaca di Lampedusa ha commentato con noi le politiche del ministro
dell’Interno sugli sbarchi: «Vuole mandare la gente a morire. Barbara
violazione delle norme sul soccorso in mare che non risolverà il problema».

«Da
quando è stata eletta sindaca di Lampedusa nel 2012 si è distinta per la sua
grande umanità e il suo impegno costante nella gestione della crisi dei
rifugiati e della loro integrazione dopo l’arrivo in migliaia sulle coste di
Lampedusa e altrove in Italia»: questa la motivazione con cui, nell’aprile
2017, Giusi
Nicolini
ha ricevuto il Premio Houphouet-Boigny per la ricerca della
pace dell’Unesco. E lei, quel premio, l’ha dedicato «a tutti coloro che il mare
non sono riusciti ad attraversarlo perché ci sono rimasti dentro».



Due mesi
dopo, alle elezioni amministrative, non è stata rieletta: un risultato che in
molti hanno accolto con delusione e sconforto. La Nicolini ha dovuto quindi
interrompere il suo lavoro sull’isola, ma non ha smesso di avere a cuore l’emergenza
immigrazione in Italia e di dedicare sia tempo che cuore alla gente africana
che combatte quotidianamente con la disperazione.



Naturalmente
sta seguendo con attenzione l’operato del nuovo Governo italiano relativo alla gestione
degli sbarchi e più in generale dei migranti, e di certo è tutt’altro che
contenta. Con noi ha condiviso la sua lettura dei fatti, la voce accesa
d’indignazione e i gesti animati da una rabbia che nasconde un sentimento del
tutto diverso: l’amore. Perché dinanzi al dolore di queste persone, la
Nicolini, non è mai riuscita a star ferma.
Adesso, per molti versi, è costretta a esserlo. E questo brucia. Eccome se
brucia.
DOMANDA:
Lei è una delle figure simbolo dell’accoglienza, da sempre sostenitrice delle
frontiere aperte: come giudica la presa di posizione di Matteo Salvini?

RISPOSTA: Era scontata. Ha costruito la sua fortuna politica sulla concezione
del migrante come nemico e invasore, come causa di tutti i mali del nostro
tempo. Inevitabile, quindi, che stia basando la sua attività da ministro su
questa guerra contro la povertà, contro chi chiede aiuto. È disarmante che il
nostro Paese, dopo aver sempre rispettato pienamente i valori fondanti della
comunità europea, adesso stia diventando uno dei Paesi sovranisti che negano
l’accesso ai migranti.
D:
L’Italia sta violando le norme del diritto internazionale e del diritto di
asilo?

R: Assolutamente. E mi aspetto che la Corte europea dei diritti dell’uomo e gli
organismi sovranazionali si facciano sentire al più presto in riferimento alle
grande ingiustizie di cui l’Italia sta diventando responsabile. Assistiamo a
una barbara violazione delle norme sul soccorso in mare che, tra l’altro, di
certo non condurrà alla risoluzione del problema. Urge cambiare le politiche di
asilo e di accoglienza, superare l’accordo di Dublino.

D: Quindi
in questo è d’accordo con il premier Giuseppe Conte?

R: Per niente. Conte risponde agli ordini di un partito che, bisogna
ricordarlo, al Parlamento europeo ha votato contro la riforma del regolamento
di Dublino e di un partito che si è astenuto. Non ci sono convinzioni
autentiche, loro stanno definendo un disegno che consiste nel perpetuare questo
sistema, nel continuare a ‘sventolare’ migrazioni forzate, nel negare la
possibilità ai rifugiati di approdare nel posto più vicino e ricevere soccorso.
Non vogliono risolvere il problema davvero.
D:
Salvini sta facendo dichiarazioni più o meno discutibili. Però, di certo, è
vero che l’Italia, così come gli altri Paesi che rappresentano i porti meglio
raggiungibili, non può farcela da sola.

R: E dov’è la novità? Da 20 anni diciamo che l’Italia, la Grecia, la Spagna non
possono farcela da sole. Il punto è trovare la maggioranza nel Consiglio
d’Europa e individuare i meccanismi giuridici e politici giusti, che non
prescindano dall’umanità e dal rispetto. Ma che presupposto è chiudere i porti?
D: Cosa
pensa degli hotspot?

R: Penso che dovrebbero essere gestiti dalle comunità internazionali, così come
potrebbero essere in parte affidati alle ambasciate. Per far questo, per
aiutare queste persone che scappano dalla guerra, dal terrorismo, dai
cambiamenti climatici, è necessario che l’Europa apra tutte le frontiere. E
Salvini non vuole nulla di tutto questo: basti pensare che descrive i centri di
accoglienza in Libia quasi come luoghi paradisiaci. Vuole mandare la gente a
morire e continua a manipolare la verità. Ma non lo sta facendo soltanto lui:
ripeto che la proposta di cambiare l’accordo di Dublino era stata fatta e il Movimento
5 stelle non si è dichiarato d’accordo, mentre la Lega ha taciuto.
D: Cosa
si potrebbe fare per risolvere questa situazione, a dir poco complessa?

R: Partiamo dal presupposto che ci sono in atto migrazioni forzate dall’Africa,
causate da fatti non contingenti, bensì strutturali. Sono processi che possono
ancora essere governati, prima cioè che diventino inarrestabili, ma l’Europa
deve mostrarsi maggiormente responsabile. E tutti dovrebbero dire la verità,
invece di raccontare – per esempio – di un’invasione che non c’è e non c’è mai
stata.

D: Per
l’accoglienza migranti lo Stato ha accumulato nel 2017 debiti fuori bilancio
pari a mezzo miliardo di euro; dal 2014 fino al 2017 la spesa si è
quadruplicata: da 640 milioni a 2,4 miliardi. Come commenta queste cifre?

R: Ecco, lo vede? Torniamo al discorso della verità. Quando il nuovo Governo
sottolinea queste cifre, perché non ricorda quanto denaro l’Europa ha versato
all’Italia? Perché non fa presente che questi soldi non pesano sul bilancio
nazionale, non arrivano dai cittadini e non saranno loro a coprire eventuali
buchi? Noi siamo noi a dare questi famosi 35 euro al giorno; sono soldi che
prendono i gestori dei centri di accoglienza e che in gran parte aumentano
l’economia nostrana: basti pensare che nei centri lavorano operatori italiani,
medici italiani, mediatori culturali italiani e via dicendo. Stanno costruendo
una campagna d’odio del tutto priva di fondamento.
D:
Ritiene che la Bossi-Fini debba essere riformata?

R: Sarebbe necessario, sì. L’attuale modello di accoglienza italiano è quello
voluto dalla destra. Invece di palesare questa grande insofferenza, dovrebbero
ammettere che la loro ricetta non ha funzionato e correggere il tiro. Il
problema dei migranti non si risolve dall’oggi al domani, ci sono tanti passi
da fare.
D: Per
esempio?

R: I Comuni che aderiscono allo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti
asilo e rifugiati, ndr) sono pochi, 8 mila. Se la rete si ampliasse, sarebbe
possibile accogliere queste persone in modo molto più organizzato. La strada è
questa. Alzare la voce contro gli altri Paese europei non serve a nulla. Noi
subiamo gli sbarchi, anziché gestirli, e tale rotta deve essere invertita al
più presto.
D: Lei ha
firmato la petizione inviata al Comando generale delle Capitanerie di Porto per
chiedere il ripristino delle operazioni di soccorso in mare nei riguardi delle
Ong: sarà utile?

R: Sì, ne sono certa. Ho conosciuto Giovanni Pettorino, attuale comandante
generale della Guardia costiera, quando ero sindaca di Lampedusa e ho avuto
modo di apprezzare la sua umanità, così come quella di gran parte degli
operatori della Guardia Costiera. Con queste persone ho condiviso un pezzo di
vita, so cosa fanno e come la pensano. Ed è per questo che aspettavo, ed è
arrivata puntuale, la dichiarazione di Pettorino. («Abbiamo risposto sempre,
sempre rispondiamo e sempre risponderemo ad ogni chiamata di soccorso. È un
obbligo giuridico ma prima ancora morale. Tutti gli uomini di mare, da sempre e
anche in assenza di convenzioni, hanno soccorso e aiutato chi si trova in
difficoltà»).
D:
Moltissimi italiani, tramite i social media, condannano l’operato di Salvini.
Mentre tanti altri lo approvano, a prescindere dallo schieramento politico. E
proliferano messaggi colmi di odio nei confronti degli stranieri.

R: Lo so. Sono arrivati anche a me, in passato sono stata insultata e
minacciata. Questo si spiega, credo, con l’uso che si fa dei social. Chiunque
può sentirsi Dio, emettere sentenze, sfogare frustrazioni e rabbia contro chi
viene indicato come nemico.
D: I
cittadini sono influenzabili, quindi?

R: Sì, anche a causa di una grande disinformazione di fondo. In questo momento,
i nemici sono gli ultimi della terra. Poi vedremo.
D: Di
recente è stata in Uganda per documentare i progetti di sviluppo portati avanti
da Amref. Un più forte intervento dei Paesi europei in questi luoghi potrebbe
effettivamente essere utile?

R: Gli aiuti allo sviluppo dovrebbero avere un ruolo preponderate e invece
diminuiscono. Spesso vengono consegnati a dittatori che impoveriscono
ulteriormente i loro popoli. Soltanto le Ong sono realmente operative in queste
terre costruiscono ospedali dove c’è la guerra, campi sportivi, centri di
animazione per bambini. Questo la dice lunga sulla battaglia assurda e
insensata portata avanti contro le Ong. È grave, gravissimo.
D: Un
bilancio della esperienza come sindaca di Lampedusa e sulla mancata rielezione,
che ha davvero stupito.

R: Ha stupito voi, non me… Io sono amareggiata, più che altro. Il mio lavoro è
stato enorme: quando sono stata eletta, mancavano a Lampedusa tutti i
depuratori, non c’era l’autonomia idrica. Ho realizzato il piano per il nuovo
polo scolastico, sono state aperte due scuole secondarie; sono aumentati i
servizi sanitari per le donne e i bambini, sia dell’isola che arrivati con le
navi dall’Africa; sono stati raddoppiati i collegamenti marittimi, è stato
messo un volo in più per la Sicilia.
D: Ma?
R: Volevo completare il lavoro, fare tutto il resto che mi stava a cuore e non
me l’hanno permesso. Il motivo va ricercato in dinamiche locali: parte dei
cittadini ha rifiutato il mio approccio basato sulla tutela del suolo e
dell’ambiente, sullo stop all’abusivismo, su un’accoglienza turistica basata
più sulla qualità che sulla quantità. La partita si giocava su queste
tematiche.
D:
Un’ultima domanda: che effetto le hanno fatto le dichiarazioni di Salvini circa
la scorta di Saviano?

R: Abominevoli. Inqualificabili. Si tratta di un messaggio mandato alla mafia,
non a Saviano.