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YEMEN. Schiaffo all’Onu, sauditi ed emiratini attaccano

Nena News, 13 giu 2018

Non è
valso a nulla il negoziato d’urgenza delle Nazioni Unite per evitare
l’operazione sul porto della città, da cui entra il 70% degli aiuti umanitari
alla popolazione: 250mila persone rischiano la vita, 500mila lo sfollamento. Ma
per Riyadh è il punto di svolta della guerra
Le forze
governative pronte all’assalto di Hodeidah (Foto: Epa/Najeeb Almahboobi)
Appelli, negoziati d’urgenza, rapporti delle
organizzazioni umanitarie non sono serviti a nulla: la richiesta della comunità
internazionale ai governi di Arabia Saudita ed Emirati Arabi di non attaccare
la città portuale di Hodeidah, lungo le coste occidentali dello Yemen, è caduta
nel vuoto.
Questa
mattina le forze della coalizione sunnita a guida saudita hanno lanciato
l’offensiva, annunciata nei giorni scorsi, contro le forze dei ribelli Houthi
che controllano la città. L’operazione su Hodeidah è in realtà in corso da
tempo: da mesi la città portuale è oggetto di pesanti raid aerei, mentre a
terra avanzano – coperti dalle bombe – le forze governative del presidente
Hadi, alleato saudita. Ora è circondata: l’obiettivo è strappare Hodeidah al
movimento Ansar Allah, riferimento politico della minoranza Houthi, tanto
strategica da poter cambiare il corso della guerra.
Da
settimane i civili sono in fuga, a decine di migliaia, e lo sfollamento è
destinato a proseguire insieme alle perdite civili. Questa è la preoccupazione
delle organizzazioni internazionali che denunciano la brutalità dell’offensiva
saudita: sono 600mila i residenti nella città, secondo l’Onu almeno 250mila a
rischio di perdere la vita. Non solo: ad Hodeidah si trova il maggior numero di
malati e feriti del paese, oltre il 70% della sua popolazione  soprattutto
bambini – è a rischio malnutrizione.
Infine,
dal porto di Hodeidah, il principale scalo insieme ad Aden, a sud, del paese
già prima della guerra, entra il 70% degli aiuti umanitari che l’Arabia Saudita
autorizza. Pochi cargo a causa del blocco aereo e navale imposto da Riyadh ma
comunque necessario ad alleviare l’enorme crisi umanitaria che attanaglia lo
Yemen.
Quella di
Hodeidah è destinata a diventare la più grande battaglia del conflitto iniziato
tre anni fa: i bombardamenti aerei, come spiega in un comunicato il governo
yemenita in esilio, copriranno l’avanzata delle forze via terra. “La liberazione
del porto di Hodeidah è un punto di svolta della nostra lotta per riprendere lo
Yemen dalle milizie che lo hanno occupato per servire forze straniere”, si
legge nella nota, ovvio riferimento all’Iran accusata di sostenere i ribelli
Houthi e di far arrivare armi proprio attraverso Hodeidah.
Nei
giorni scorsi l’inviato speciale dell’Onu per lo Yemen, Martin Griffiths, ha
incontrato tutte le parti coinvolte per impedire l’assalto proponendo la
consegna del porto e della città alle Nazioni Unite. Appelli inascoltati perché
Riyadh, impantanata in un conflitto che non riesce a vincere e che pesa ogni
giorno di più sulle casse reali, sa quanto importante è questa vittoria per
piegare la resistenza Houthi.
Intervengono
anche gli Emirati Arabi che hanno lanciato un ultimatum agli Houthi per
lasciare la città entro la giornata di oggi. Pare dunque rientrata, almeno
temporaneamente, la faida interna alla coalizione sunnita: i mesi scorsi sono
stati caratterizzati dalla rottura tra il governo Hadi e Abu Dhabi che ha stretto
contatti stretti con i movimenti secessionisti meridionali con l’obiettivo di
assumere il controllo solitario del sud del paese, via di transito – grazie
allo stretto di Bab al-Mandeb – della maggior parte dei cargo petroliferi
diretti in Europa via Suez. Una faida che si è palesata nell’isola di Socotra,
nella pratica occupata dagli Emirati arabi che hanno cacciato le forze
governative per poi riammetterle pochi giorni fa.
In mezzo
il lavoro diplomatico di Riyadh che ha imposto ad Hadi di negoziare con Abu
Dhabi per far rientrare la crisi, una pax temporanea ma necessaria
all’operazione in corso ad Hodeidah.
La
disperazione dei civili è invisibile. Questa operazione sarà catastrofica per
un paese già collassato. Undici ong, tra cui Oxfam e Save the Children, hanno
scritto al segretario agli Esteri britannico Boris Johnson perché impedisse,
minacciando di togliere sostegno alla coalizione a guida saudita, l’attacco su
Hodeidah. “L’uso di armi esplosive avranno un effetto devastante sui civili –
scrive Save the Children, secondo cui 100mila bambini sotto i 5 anni soffrono
di malnutrizione nella città costiera – Il conflitto sfollerà mezzo milione di
persone da Hodeidah. Sono già 100mila gli sfollati, molti sono fuggiti a Ibb e
Taiz”. Anche questo appello è caduto nel vuoto.