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Una classe di bambini rom in visita alla regina di Svezia

Valeriu
Nicolae
, Dilema Veche,
Internazionale, 22 giugno 2018

“Stiamo
andando a incontrare la regina di Svezia!”. 
Mariefred,
Svezia. (Roine Magnusson, Getty Images)

Il
signore dell’aeroporto guarda Ric
ă come fosse l’incarnazione bruna
dell’ultimo modello di Boeing Dreamliner. Ric
ă mostra un sorriso a trentadue
denti. Anche Pavel sorride. Entrambi hanno poco più di 14 anni ma me dimostrano
12. Sono belli come il sole, ma è evidente che non sono proprio dei romeni
etnicamente puri.

L’uomo
sembra preoccupato. Poi guarda me. Mi sorride. Mi stringe la mano e si
complimenta per quello che faccio. Mi dice che legge i miei articoli. La cosa
mi imbarazza. Passiamo rapidamente il controllo passaporti. I bambini
spalancano gli occhi increduli per la gente che incontrano, per l’eleganza del
posto. Poi se la svignano e si piazzano davanti a una finestra a guardare gli
aerei. Rimangono appiccicati al vetro per almeno mezz’ora.
Il
viaggio in aereo è un’avventura. Ric
ă e Pavel sono eccitati per quanto
va veloce l’aereo ed entusiasti alla vista delle nuvole. A un certo punto si
addormentano. Li sveglio poco prima di atterrare a Stoccolma. Sono
impressionati e incuriositi da tutto e mi fanno decine di domande, alle quali
devo per forza rispondere.
È pieno
di oche e di anatre e Ric
ă è abbastanza stupito del fatto che nessuno pensi a
organizzare una grigliata
Ad
aspettarci c’è una decina di bambini biondi che sventolano una bandiera della
Romania e una della fondazione World’s
children’s prize
, che ha organizzato il nostro viaggio. Vogliono
farsi le foto insieme a noi. Pavel scherza e mi dice che probabilmente mi hanno
confuso con il cantante Florin Salam.
Viaggiamo
per una novantina di minuti sull’autostrada, a bordo di un furgoncino Mercedes
che ha il cambio automatico, come mi fa notare Ric
ă in continuazione. I bambini fanno a gara a indovinare i modelli e le
marche delle macchine che vedono per strada. Gli racconto della Volvo e
parliamo di automobili. Pavel si annoia e chiede della musica, ma rimane un po’
deluso quando scopre che qui che non hanno il manele.
Passiamo
vicino a Stoccolma e il panorama li lascia a bocca aperta.
Arriviamo
a Mariefred. La cittadina sembra uscita da una favola. È pieno di oche e di
anatre e Ric
ă, che ha vissuto gran parte della sua vita nel
parco di Vacare
şti, alla periferia di Bucarest, rimane abbastanza
stupito del fatto che nessuno pensi a organizzare una grigliata. Sul lago, più
lontani, si vedono anche parecchi cigni, ma la cosa lo lascia indifferente. Le
anatre, invece, sono proprio sul sentiero dove camminiano noi.
Anche il
palazzo sembra ritagliato dai cartoni animati, come osserva Pavel. Mi chiedono
se nel canale che circonda il castello ci sono gli squali e i coccodrilli.
Perfino l’albergo dove alloggiamo sembra finto: è una casetta di legno, con
l’interno arredato come una vecchia casa svedese e tutte le comodità del caso,
il tutto concepito con grande raffinatezza.
Dopo aver
mangiato quanto tre famiglie svedesi, i bambini si addormentano profondamente.
Ci svegliamo alle sei e mezza di mattina. Alla colazione finiscono tutto il
pane e rimangono colpiti da quanti tipi di marmellate e succhi di frutta
abbiamo a disposizione, anche se sono un po’ delusi perché sono tutte naturali.
Una
scuola normale

Andiamo a visitare una scuola e lì ho uno shock assoluto. Circa centocinquanta
bambini ci aspettano come fossimo la reincarnazione degli Abba. I piccoli hanno
già parlato di noi in classe e sanno quello che facciamo. Ci fanno un sacco di
domande, poi giochiamo a pallone, a basket, a ping pong e infine cantiamo. A
dire il vero canta solo Pavel: quello che facciamo io e Ric
ă non si può definire tale.
I bambini
svedesi parlano inglese in modo incredibile. Chiedo se si tratta di una scuola
privata o per ricconi. Mi rispondono che è una scuola di quartiere,
assolutamente normale.
I servizi
e le strutture sono stupefacenti. Sala da musica, atelier per la lavorazione
del legno, studio d’arte, laboratorio di cucito. Ogni ventisei bambini ci sono
due insegnanti e due assistenti. Gli scolari stanno in calzini, tutti seduti
per terra. Lavorano su pc portatili, utilizzando ogni sorta di gioco educativo.
Hanno perfino un ambulatorio medico che farebbe invidia alle migliori cliniche
private di Bucarest.
Anche la
mensa potrebbe passare per un ristorante di buon livello da noi in Romania. Ci
sono due tipi di bevande: acqua e latte. Il menù include verdure, pesce, zuppe
e un piatto cinese. Non hanno dolci, ma in compenso c’è la frutta.
In serata
torniamo a Mariefred. Veniamo fermati da decine di bambini e adulti che
vogliono congratularsi con noi. Le anatre non ci chiedono niente, ma da come
sono andate le cose finora non ci sorprenderemmo se anche loro volessero
scattarsi un selfie con noi. Le nostre avventure in Svezia non finiscono qui,
ve ne parlerò anche nel prossimo pezzo.