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RUSSIA: Da Sentsov ai mondiali. Di boicottaggi falliti e scioperi della fame

Claudia
Bettiol, East Journal,  20 giugno 2018

Cinque
sono le reti segnate dalla squadra russa all’Arabia Saudita in occasione della
prima partita dei mondiali di
calcio
che ha inaugurato, allo stadio Lu
žniki
di Mosca, la prima di tutta una serie che incolleranno migliaia di persone
davanti agli schermi fino al 15 luglio. Non si può dire lo stesso per
l’attenzione che il mondo sembra portare al quadro politico del paese che
ospita questo grande evento.

Sono
trascorsi ormai più di quattro anni dall’annessione della Crimea da parte della
Russia, eppure sembra che tutti i crimini commessi durante quest’arco di tempo
e le vittime che ne sono (state) oggetto passino inosservati o vengano
velocemente dimenticati dal resto del mondo, nonostante i numerosi sforzi nel
ricordarli e nel lottare per porre fine a queste ingiustizie.
L’invisibile
Oleg Sentsov
Un lume
di speranza per mostrare queste verità sembra ancora brillare, ma di una luce
fioca, anzi fiochissima (se non letteralmente morente), dalla colonia penale
siberiana di Labytnangi, dove il regista e attivista ucraino Oleg Sentsov (di
cui East Journal ha parlato qui)
sta scontando la sua accusa di terrorismo dall’ottobre del 2017 (sebbene
detenuto in Russia da ormai 4 anni).
Lo scorso
14 maggio Sentsov ha intrapreso uno sciopero della fame per richiedere la
scarcerazione di tutti i prigionieri politici ucraini detenuti in Russia
(Crimea compresa). La lista ne enumera 64, senza contare
Oleg
, il quale non ha voluto includere se stesso.
Una
scelta, quella dello sciopero, che tiene la vita di Oleg appesa ad un filo,
date le gravi condizioni registrate dai medici negli ultimi giorni: Sentsov ha,
infatti, perso circa 17 chili e i suoi organi vitali sono in grave pericolo. Ma
a chi importa di questo regista ucraino, in fin dei conti, quando si stanno
giocando partite ben più interessanti negli stadi più nuovi e costosi del
mondo?
La morte di
questo prigioniero, che non dovrebbe scontare questa pena ingiusta e per lo più
in un paese altri che il suo, potrebbe avvenire in ogni momento. Vladimir Putin
dovrebbe perciò vedersela, magari addirittura nel mezzo di questo evento
mondiale clamoroso, con le spiegazioni della morte di questo uomo coraggioso,
che lotta per quei diritti umani che sembrano non essere ancora di casa in
Russia.
In moltissimi
paesi
sono stati organizzati manifestazioni e raduni per domandare
al presidente del Cremlino il rilascio di questo prigioniero politico e di
tutti gli altri, sostenuti anche da figure più o meno di spicco, quali il
presidente dell’Eliseo Emmanuel Macron e Ksenja Sob
čak, la quale ha sottoscritto con altri concittadini un breve messaggio diretto
a Vladimir Putin a riguardo. Perfino il ministro della cultura russo Vladimir
Medinskij ha recentemente sollevato la questione, definendo lo sciopero della
fame di Sentsov una tragedia dal punto di vista umanitario e dichiarando
al canale Do
žd’ di essere realmente preoccupato, sebbene la questione
non rientri tra le competenze del ministero. Anche il Parlamento
Europeo
, lo scorso 14 giugno (al calcio d’inizio dei mondiali) ha
chiesto alla Russia di rispettare i diritti umani, sollecitandola a liberare
Sentsov e gli altri detenuti politici. Tuttavia non sembrano elementi
sufficienti a cambiare le carte in tavola.
La Russia
ha avuto diverse occasioni per risolvere le tensioni internazionali a riguardo
e sistemare, almeno in parte, i suoi rapporti con la vicina Ucraina.
Quest’ultima ha, da parte sua, proposto uno scambio di prigionieri che avrebbe
scarcerato 23 russi condannati per crimini in Ucraina, liberando così Sentsov e
diversi altri, sempre trattenuti ingiustamente in territorio russo. Ma Putin è
sordo a qualsiasi proposta e, come ha già dimostrato il caso Skripal, sembra non
curarsi molto delle relazioni internazionali con l’Occidente.
Un
boicottaggio a suon di poster
Lo stesso
giorno in cui Oleg Sentsov ha iniziato lo sciopero della fame, l’artista
ucraino Andriy Yermolenko ha
lanciato la sua campagna di boicottaggio del campionato mondiale di calcio
tramite la diffusione di alcuni poster alternativi.
Lo scopo,
oltre al caloroso invito a boicottare l’evento e a chiedere la liberazione di
Sentsov (motivo da cui la campagna è nata), è di far puntare i riflettori
internazionali non sulla Russia del mondiale, che sembra accogliere turisti e
tifosi nel miglior modo possibile, ma sulla Russia di tutti i giorni, quella
che viola i diritti umani dei suoi concittadini e non solo. Una stravagante
idea per far luce sui crimini e non rimanere in silenzio.
Le
immagini che Yermolenko pubblica nella sua pagina Facebook personale sono
davvero audaci
e non dimenticano nessun crimine: in una un calciatore tira un pallone su un
aereo che esplode per simboleggiare l’abbattimento del volo MH17 della Malaysia Airlines;
in un’altra un giocatore commette fallo su un avversario, il quale porta tra le
braccia un bambino sanguinante, simboleggiando la strage di Aleppo. Un poster
dedicato al caso Sentsov non manca: l’ombra di un uomo che viene imboccato con
un cucchiaio colmo di sangue appare in uno sfondo rosso, in cui troneggia la
scritta “Who went on hunger strike?” accompagnata dall’hashtag FreeSentsov. La
più diretta, però, è quella che raffigura un Putin in tuta da ginnastica,
accovacciato su una pila di teschi e con le mani intrise di sangue, che
sogghigna dicendo “You can’t stop me, suckers!”.
Ispirato
dall’annessione illegale della Crimea e sostenendo la liberazione di Sentsov e
di tutti i prigioneri politici, Yermolenko ha creato questa raccolta di poster
provocatori, che hanno preso d’assalto le reti internet ucraine e non solo
(guadagnandosi ovviamente una censura tra i social russi).
Il
presidente ucraino Petro Porošenko e il ministro degli esteri Pavlo Klimkin
hanno appoggiato la campagna dell’artista, esortando con
un messaggio
la comunità internazionale a boicottare la Coppa del
mondo e sottolineando come la Russia stia violando il diritto internazionale
tra i fatti di Crimea e Donbass e a cui si aggiunge il Mar d’Azov. Ma l’appello
di Kiev sembra essere caduto nel vuoto. Probabilmente si dovrà aspettare la
finale di Coppa per risollevare la questione, sempre se questa non viene
preceduta dalla morte di Sentsov.