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L’Irlanda vuole rivedere il ruolo della donna nella Costituzione

Francesca
Lozito, Lettera Donna, 21 giugno 2018

Dopo il
via libera alla legalizzazione dell’aborto, un nuovo referendum chiederà di
abrogare l’articolo 41.2 per cancellare una visione femminile domestica
decisamente arcaica.

Le donne
tornano ad essere protagoniste di una consultazione politica in Irlanda. Dopo
l’abrogazione dell’ottavo emendamento dell’articolo 40, con il Referendum del
25 maggio 2018 che ha dato il via libera
alla legalizzazione dell’aborto
, fino ad allora vietato, in autunno
una nuova parte della Costituzione sarà sottoposta alla consultazione popolare
per essere cambiata. Si tratta dell’’articolo 41.2 che «riconosce che
attraverso la loro vita in casa, le donne danno allo Stato un supporto senza il
quale non potrebbe essere raggiunto l’obiettivo del bene comune. Lo Stato per
questo deve cercare di assicurare alle madri di non essere obbligate a lavorare
per necessità economiche trascurando i propri doveri domestici».



Letto
oggi questo articolo della Costituzione sembra un passaggio di un libro di
storia. E invece è ancora in vigore. Per questo, il Governo ha deciso che è tempo
di abrogarlo e, a ottobre ha indetto un referendum in cui oltre un quesito che
riguarderà la legge sulla blasfemia ne proporrà uno per cancellare questa visione
femminile domestica.

Il premier Leo Vardakar sostiene da tempo che occorra cancellare questo
anacronismo. Il prossimo passaggio è blindare il quesito facendolo sostenere da
maggioranza e opposizioni. Sinn Féin, all’opposizione in Parlamento, per bocca
della presidente MaryLou Mc Donald si è già espressa a favore.
Le donne
erano già più avanti
Nel 1990
Mary Robinson vinse le elezioni e divenne la prima presidente donna della
Repubblica di Irlanda. Dichiarò che le donne irlandesi quella volta invece di
far dondolare le culle avevano dato una scossa al sistema. In inglese il verbo
usato per entrambe le espressioni è «to rock».
  

Rocking
the system
La neo
presidente non aveva usato questo verbo in modo casuale: l’Irlanda usciva
allora dagli anni della crisi economica per cavalcare la tigre celtica, ovvero
vivere il primo periodo di vero sviluppo della Repubblica a partire dalla
fondazione nel 1916. E anche le donne si rendevano conto che era il momento di
uscire da quello stereotipo in cui fino ad allora sono state rinchiuse.
Il paese
ideale
Se si va
a guardare la storia della stessa Robinson c’é un retroterra conservatore a
cominciare dalla famiglia, molto cattolica. Da cui ha saputo smarcarsi
diventando un avvocato attivista per i diritti umani, il cui valore nel 2009 è
stato riconosciuto anche da Barack Obama che di lei dice: «Ha acceso una luce
per un futuro migliore nel suo Paese». D’altronde il modello di donna che viene
descritto dalla Costituzione viene da quel ‘Paese ideale’ che voleva
allontanarsi dai legami con il mondo britannico praticando il paternalismo
tanto caro ad Eamon De Valera. Lo stesso fondatore del Fianna Fàil, comandante
nella Rivoluzione del 1916 sosteneva che la Costituzione con questo articolo
volesse proteggere le donne.
  

Non solo
country girl
E invece
loro, le «country girl», che a differenza della scrittrice Edna O’Brien non se
ne sono andate dall’Irlanda hanno lottato per affermarsi e oggi possono dire di
avere dei ruoli chiave nella politica, nella cultura e nella società. L’ultima
è Sinéad McSweeeney capo da due anni di Twitter Irlanda. Ma potremmo citare
Catherine Zappone, ministro per l’infanzia e soprattutto fautrice con la
compagna Anne Louise Gillian del gesto di rottura che diede il via alla
campagna per il matrimonio egualitario in Irlanda: si sono sposate in Canada e
sono stat una delle coppie che durante la campagna referendaria del 2015 si è
battuta più strenuamente per la vittoria.
In prima
fila per i diritti umani
Ma che
dire allora della poetessa Paula Meehan, attivista per i diritti della working
class? O di suor Stanislaus Kennedy che partendo dalla consapevolezza del
trattamento riservato alle madri single nella vicenda delle cosidette
Magdalenes ha deciso negli Anni ‘80 che occorreva dare loro una casa e una
dignità e ha fondato una delle organizzazioni più importanti per la lotta
all’emergenza degli homeless, Focus Ireland? Le donne d’Irlanda vanno ben oltre
il posto in cui la Costituzione le ha ingabbiate in questi primi cento anni di
vita della Repubblica. E c’é da aspettarsi che sapranno prendersi ancora di più
lo spazio che meritano nella vita del Paese.