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LINGUAE: Quale lingua per le scuole della Federazione Russa

Martina
Napolitano, East Journal, 15 giugno 2018

Sono 277
le lingue e i dialetti registrati nella Federazione Russa.

Stando al
censimento
del 2010, 39 lingue venivano utilizzate come veicolari in almeno un istituto
scolastico e ben 50 insegnate come materia. L’articolo 14
della legge “Sull’istruzione in Russia” prevede infatti che la lingua veicolare
di istruzione sia quella ufficiale di stato (il russo) e, per le repubbliche
con altre lingue ufficiali oltre al russo, ammette anche la lingua minoritaria
ufficiale. Tuttavia, “l’insegnamento e lo studio delle lingue ufficiali delle
repubbliche della Federazione Russa non devono avvenire a discapito
dell’insegnamento e dello studio della lingua ufficiale della Federazione”,
recita il terzo comma. Ciò significa che la lingua russa deve essere appresa
allo stesso modo della lingua minoritaria della repubblica. Dal 2009 infatti l’esame
di “maturità” (in russo EGE, Edinyj gosudarstvennyj ekzamen) in tutto il
territorio della Federazione viene sostenuto esclusivamente in lingua russa
(decisione criticata, soprattutto
nella Repubblica del Tatarstan), cosa che rende necessaria una perfetta
conoscenza della lingua da parte di tutti gli studenti della Federazione.
Stando al
vice-rettore dell’Istituto di Lingua Russa Puškin Michail Osad
čij, il numero di lingue utilizzate come veicolari nelle scuole è oggi
in costante diminuzione. “Nel 2015 erano 18, nel 2016 già 13. Con tutta
probabilità tra qualche anno saranno solo 4-5 le lingue veicolari negli
istituti scolastici”, ha affermato a Ria Novosti.
Uno dei
maggiori problemi è quello dei manuali: mancano del tutto, oppure non sono
adatti o aggiornati. “Finché i fondi statali non verranno impiegati nella
stesura di manuali, il processo di estinzione di queste lingue non si fermerà”,
ha detto l’esperto. Stando ai dati ufficiali elaborati dalla Duma, i manuali
scolastici accettati ad oggi sono solo cinque: in lingua tatara, baškira,
altai, chakassa e cecena.
Anche per
questo motivo è oggi in discussione in prima lettura un progetto di modifica della
legge sull’istruzione. Vja
česlav Nikonov, capogruppo della
squadra che lavora a questo progetto, propone di istituire un vero e proprio
fondo speciale che si occupi della preparazione dei supporti manualistici per
queste lingue, anche perché allo stato attuale le repubbliche della Federazione
non sono in condizione di provvedere a questo problema economicamente da sé.
Tuttavia,
sembra che questo aspetto secondario voglia più che altro indorare la pillola
di una proposta di modifica ampiamente criticata. Il progetto promette di
consolidare e mantenere lo status quo delle lingue delle repubbliche oggi
utilizzate come veicolari, ma introduce la possibilità di scelta da parte dei
genitori, che potranno indicare in quale lingua far studiare il proprio figlio,
“in modo da evitare casi in cui gli alunni sono costretti a imparare una lingua
che per loro non è materna”, affermano.
“L’apprendimento della madrelingua deve essere obbligatorio solo per coloro che
lo scelgono”, ha dichiarato
Nikonov.
Il
progetto di legge infatti prevede di rendere “volontaria” la scelta di studiare
nella lingua minoritaria ufficiale della repubblica. Inoltre, viene anche proposto
di rinominare la lingua russa come lingua “materna” e non più “ufficiale di
stato”: “in questo modo potrà essere indicata come madrelingua nell’atto della
scelta”, ha affermato il deputato Andrej Isaev.
La
proposta ha sollevato diverse critiche, soprattutto provenienti dalla
repubblica del Tatarstan, dalla Baschiria e dalla Ciuvascia. Da Kazan’ è giunto
un appello al portavoce della Duma Volodin, nel quale la nuova legge in
discussione viene comparata addirittura all’Olocausto e alle repressioni
staliniane: “la via dell’inferno è lastricata di buone intenzioni. In passato
sono stati legalizzati la schiavitù, l’Olocausto, le repressioni al tempo di
Stalin. Non dobbiamo accettare che ciò che non viene approvato dal popolo
diventi legge. Le leggi devono essere giuste”, scrivono. Similmente dalla
Baschiria denunciano
la proposta come contraria ai principi della Costituzione, mentre dalla
Ciuvascia una petizione
pubblica ha accusato di tradimento i deputati, originari dalla repubblica,
Alena Aršinovaja e Oleg Nikolaev che hanno sottoscritto il progetto.