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La blasfemia non può essere un reato. Dopo quello sull’aborto, l’Irlanda verso un nuovo referendum di civiltà

Michela
Iaccarino, Left, 13 giugno 2018

Nell’Europa
dei referendum, un altro è alle porte. L’Irlanda che è già cambiata, vuole
continuare a farlo.

Il
governo di Dublino ha annunciato che si andrà alle urne per decidere se la
blasfemia sarà ancora reato. In caso di vittoria dei No occorrerà cambiare la
Costituzione sarà il
popolo
irlandese.
In
discussione è l’articolo 40 della Carta emanata nel 1937 che recita: «La
pubblicazione o espressione di materiale blasfemo, sedizioso o indecente è
reato che va punito per legge». Nel 2009, con il Defamation act, è stato
inoltre stabilito che una multa per blasfemia, nell’isola a maggioranza
cattolica, poteva ammontare a 21mila sterline, cioè 25mila euro. Una
Costituzione che, stando a quel che dicono esponenti di governo oggi, «dava
solo ai cristiani protezione legale per il loro credo».
«Per la
reputazione internazionale dell’Irlanda, questo è un passo importante” ha detto
Charlie Flanagan, ministro della Giustizia. «Eliminando questa legge dalla
nostra Costituzione, mandiamo un forte messaggio al mondo. La legge contro la
blasfemia non riguarda i valori irlandesi, noi non crediamo che tali leggi
debbano esistere. La criminalizzazione del sacrilegio non riflette i valori
irlandesi» ha detto
ancora, rafforzando il concetto, il Governo di Dublino.
Molto
probabilmente i cittadini irlandesi andranno al referendum nello stesso giorno
delle elezioni presidenziali, che si terranno in ottobre. A promettere che
accadrà è stata la coalizione laburista.
Dopo la
vittoria storica di fine maggio, dove il si per legalizzare l’aborto ha
registrato nel paese oltre il 66% dei voti, l’Irlanda diventa l’isola delle
riforme costituzionali in perpetuo fieri. Una pietra miliare dopo l’altra. Dopo
l’articolo 40, il 41. Dopo la blasfemia, ancora le donne: il governo irlandese
intende rimuovere dalla Costituzione anche quanto scritto riguardo «il ruolo
della vita della donna nel focolare domestico».