General

In Tanzania le ragazze madri devono lasciare la scuola, per punizione

Il Post, 18
giugno 2018

Non è
l’unico paese africano in cui succede, ma il presidente John Magufuli ha
peggiorato ancora la situazione
Due
studentesse e due studenti di una scuola superiore della provincia di Kilolo,
circa 500 chilometri a sud-ovest di Dar es Salaam, in Tanzania,
il primo
settembre 2008 (Tony Karumba/AFP/Getty Images)
In Africa
c’è il più alto tasso di gravidanze adolescenziali al mondo, e in molti paesi
alle ragazze incinte viene proibito di proseguire gli studi. È il caso della
Tanzania, un paese dell’Africa orientale in cui circa il 60
per cento
della popolazione è cristiano e il 35 per cento musulmano.
Un anno fa il presidente John
Magufuli
, eletto nel 2015, ha ribadito che le ragazze incinte devono
lasciare gli studi, dicendo che finché sarà il capo dello stato nessuna ragazza
madre sarà autorizzata a tornare a scuola.
In
Tanzania le regole che limitano il diritto all’istruzione per le adolescenti
incinte e le ragazze madri risalgono al 1961, anno in cui il paese divenne
indipendente dal Regno Unito. Una legge dell’epoca dice in modo vago che gli
studenti possono essere espulsi per «un’offesa alla morale» – una gravidanza è
tradizionalmente interpretata come tale – e un aggiornamento del 2002 prevede
che le ragazze madri non possano tornare a scuola anche dopo aver partorito.
Queste
regole hanno conseguenze pesanti sulla vita di moltissime ragazze. Secondo
il Tanzania Bureau of Statistics tra il 2015 e il 2016 il 27 per cento
delle ragazze con età compresa tra i 15 e i 19 anni erano incinte o madri. Nel
2010 erano il 23 per cento. Secondo l’ong internazionale Center for
Reproductive Rights, tra il 2003 e il 2011 più di 55mila ragazze in
Tanzania sono state
espulse
da scuola perché incinte. Un articolo dell’Economist spiega
che probabilmente è un numero
più basso di quello vero
, perché molti casi vengono registrati come
semplici abbandoni degli studi.
Il
presidente Magufuli è noto per le sue idee arcaiche, repressive e illiberali,
ma prima che riconfermasse le limitazioni all’istruzione delle ragazze madri,
sembrava che le cose si stessero mettendo meglio per le ragazze tanzaniane: nel
2017 il ministero dell’istruzione aveva presentato una bozza di linee guida per
far tornare a scuola le ragazze rimaste incinte. La linea ufficiale del partito
di governo, il Chama Cha Mapinduzi, che è al potere fin dall’indipendenza,
era che le ragazze che ancora non avevano completato il percorso di istruzione
primaria dovessero finirlo. Inoltre, nonostante le regole sulle espulsioni
fossero rispettate, molte scuole riammettevano le ragazze dopo il parto; ora
invece nessuna si arrischia a farlo e le studentesse vengono anche controllate
periodicamente con test di gravidanza obbligatori.
Dopo le
nuove dichiarazioni di Magufuli – approvate anche dall’arcivescovo
cattolico Damian Dallu, secondo cui permettere alle ragazze incinte di
studiare «non fa parte della cultura africana» – le cose sono cambiate e
peggiorate anche in altri modi. La deputata dell’opposizione Halima Mdee,
che aveva criticato Magufuli dicendogli che le regole sulle espulsioni delle
ragazze incinte dalle scuole violavano la Costituzione della Tanzania e alcuni
trattati internazionali, è stata arrestata con l’accusa di aver insultato il
presidente e ora è sotto processo.
Anche
alcune organizzazioni non governative hanno criticato Magufuli, facendo notare
che peraltro parte delle gravidanze tra le adolescenti sono dovute a stupri
(secondo dati governativi, l’11 per cento delle ragazze tra i 15 e i 19 anni
hanno subìto una forma di violenza sessuale). La conseguenza: il ministro
dell’Interno, Mwigulu Nchemba, ha minacciato di toglierle dal registro
ufficiale delle ong del paese e di licenziare i presidi che non avessero
rispettato la legge sulle espulsioni. A ottobre molte ong tanzaniane che si
occupano di difesa dell’infanzia e dell’istruzione si sono rifiutate di
commentare la questione con il Financial
Times
per paura di ripercussioni.
A
gennaio, poi, cinque ragazze incinte di età comprese tra i 16 e i 19 anni sono state
arrestate
 e tenute temporaneamente in stato di fermo perché
rivelassero i nomi degli uomini con cui avevano avuto rapporti sessuali e «dare
una lezione» alle loro compagne, come ha detto un funzionario locale. Tutto
questo dopo l’espulsione da scuola.
L’unico
modo che le ragazze madri tanzaniane hanno per proseguire la propria istruzione
è iscriversi a una scuola privata o seguire un corso di formazione
professionale: l’unico passo indietro è stato prevedere questa possibilità, che
però è accessibile solo in alcune zone del paese e troppo onerosa per molte
famiglie. A oggi molte ragazze costrette a lasciare la scuola devono poi
sposarsi; alcune cercano di interrompere la gravidanza ma illegalmente e con
gravi rischi, visto che in Tanzania non si può abortire. Alcune ragazze vengono
rifiutate dalle proprie famiglie dopo essere rimaste incinte e si ritrovano
costrette a prostituirsi pur di sopravvivere.
Finora le
misure repressive non hanno avuto effetti positivi nel limitare il numero di
gravidanze tra le adolescenti: in Tanzania la percentuale relativa è più alta
che in Kenya, uno dei paesi confinanti, dove dopo aver partorito le ragazze
madri possono continuare a studiare. Anche altri paesi africani hanno regole
simili su gravidanze e scuole: in Sierra Leone e nella Guinea Equatoriale
funziona come in Tanzania; in Malawi le ragazze vengono sospese per un anno;
anche in Senegal sono sospese, ma possono tornare a scuola dopo aver mostrato
un certificato medico che certifichi la loro salute. In altri paesi a decidere
sono le singole scuole, mentre in Ruanda e in Gabon le ragazze sono
incoraggiate a studiare anche quando diventano madri.
Secondo
gli esperti, il governo tanzaniano dovrebbe cercare di ridurre il tasso di
gravidanze tra le adolescenti con altre diverse iniziative. Molto spesso le
ragazze restano incinte perché non hanno ricevuto nessuna forma di educazione
sessuale: anche solo parlare di sesso è considerato sbagliato. Alcune di loro
offrono rapporti sessuali in cambio di passaggi per andare a scuola – le scuole
spesso distano chilometri e l’unico modo per raggiungerle non camminando è
prendere un boda boda, cioè una motocicletta-taxi – o beni necessari che per
cui i loro genitori non hanno soldi. Altre ragazze hanno
raccontato
di aver avuto dei rapporti sessuali con i propri
insegnanti in cambio di buoni voti.