EGITTO. Raid contro l’iftar delle opposizioni ad al-Sisi
Chiara
Cruciati, Nena News, 07 giu 2018
Sostenitori
del presidente hanno aggredito 70 rappresentanti di partiti laici e di
sinistra, riuniti per la rottura del digiuno, in un paese sempre più povero
dove il mese sacro è diventato specchio dei non-risultati del regime
Dalla
pagina Fb “Al Mawkef al Masry”
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C’erano
esponenti del Partito socialdemocratico egiziano, di al-Dustour, del movimento
Riforma e sviluppo, di Pane e libertà, dell’Alleanza popolare socialista e di
Karama, riporta Agenzia Nova.
Si erano
ritrovati al tramonto, quando sono stati aggrediti: «Hanno cominciato a colpire
con sedie e bicchieri tutti gli invitati, compreso Farid Zahran, il presidente
del Partito democratico egiziano, Khaled Dawood, ex presidente di Dustour,
Abdel Azim Hamad, ex direttore del quotidiano al Ahram e l’avvocato per i
diritti Ahmed Fawzy», raccontano gli attivisti. Che aggiungono: picchiavano
mentre gridavano «Viva l’Egitto, viva al-Sisi».
Il raid
ha un profondo significato politico: arriva mentre al-Sisi giurava per la
seconda volta come presidente. E arriva in un periodo particolare, che ricorda
agli egiziani gli amari «risultati» archiviati dal regime. Il mese sacro del
Ramadan, con il suo clima di festa e condivisione, in Egitto è da anni specchio
della miseria in cui versano milioni di persone: le misure di austerity hanno
alzato sopra il 27% l’asticella del tasso di povertà, fatto lievitare
l’inflazione e mangiato i magri salari delle classi medie e basse.
La
polizia si è presentata un’ora dopo rifiutandosi di registrare la denuncia: gli
aggressori sono ignoti, hanno detto gli agenti al Movimento civile democratico,
federazione di partiti laici e di sinistra che aveva organizzato l’iftar. «L’attacco
era pianificato – dice all’Ap Mohammed Zaree, avvocato per i diritti umani
– La corrente è andata via quando l’assalto è iniziato ed è tornata quando gli
assalitori se ne sono andati». Una pratica nota in Egitto: si mandano avanti
militanti non legati ufficialmente al governo per non doversene assumere la
responsabilità.
In un
simile contesto, con un governo assente, sono le organizzazioni a provare a
mettere una pezza: decine di associazioni (tra cui anche movimenti cristiani
copti) stanno offrendo cibo ai più poveri, sotto forma di cartoni pieni di
riso, pasta, zucchero, orzo, farina e consegnati alle famiglie e di tende nelle
piazze dove consumare insieme l’iftar.
Non va
meglio nel Sinai dimenticato, dove dal 9 febbraio l’esercito porta avanti una
brutale campagna militare anti-islamista che ha di fatto isolato le comunità,
impedendo a cose e persone di entrare e uscire. Chi riesce a contattare
l’esterno, parla di città devastate e affamate.
Una
pentola in ebollizione che le forze armate tentano di smorzare: lunedì 120
bambini di Arish sono stati invitati a consumare l’iftar, «gentilmente» offerto
dall’amministrazione locale del Sinai del Nord, circondati dalle armi di
soldati e poliziotti.