Dopo il “no” dell’Argentina al match a Gerusalemme, la ministra Regev suona la carica
Nena News, 07 giu 2018
La
ministra dello sport e della cultura Miri Regev ha minacciato il ritiro di
Israele dall’Eurovision se la competizione canora non si terrà a Gerusalemme
come vuole il governo Netanyahu
La ministra israeliana Miri Regev (foto Yossi Zeliger/Flash90) |
Regev,
ritenuta la principale responsabile della rinuncia dell’Argentina al match in
Israele per aver imposto lo spostamento della partita da Haifa a Gerusalemme, ora
minaccia di ritirare Israele dall’Eurovisione se il prossimo anno la
competizione canora europea non si terrà a Gerusalemme. “Chiederò al governo
che se l’Eurovisione non sarà a Gerusalemme, allora non la ospiteremo”, ha
proclamato oggi durante una intervista la ministra, una dei falchi del governo
di destra religiosa al potere in Israele. “Ci costa 50 milioni di shekel (14
milioni di dollari) e non è giusto spendere tanti fondi pubblici se
l’Eurovisione non si terrà a Gerusalemme. Lo stato di Israele ha una capitale,
si chiama Gerusalemme e non dovremmo vergognarcene”, ha aggiunto Regev.
Israele
ha vinto l’edizione 2018 dell’Eurovisione – con la canzone “Toy” della
cantante nazionalista Netta Barzilai – e secondo le regole della competizione annuale
il Paese vincitore ospita il concorso dell’anno successivo. Dopo la vittoria
israeliana erano circolate voci di riunioni tra i dirigenti dell’European
Broadcasting Union (EBU) con quelli dell’emittente radiotelevisiva israeliana
Kan durante le quali da parte europea è stato espresso il timore che diversi
Paesi ritireranno la loro partecipazione se l’evento nel 2019 si terrà a
Gerusalemme, che Israele ha proclamato unilateralmente sua capitale – ottenendo
lo scorso dicembre il riconoscimento del presidente americano Donald Trump – ma
che resta una città con uno status internazionale per il resto della comunità
mondiale.
Il
portale d’informazione Ynet ieri aveva riferito che gli organizzatori europei
hanno chiesto agli omologhi israeliani di evitare che la competizione canora
diventi una fonte di dispute politiche e di considerare che l’evento si tenga
altrove e non a Gerusalemme. “Il nostro obiettivo è che i paesi non boicottino
la sede”, hanno spiegato gli europei agli israeliani, secondo Ynet.
In Islanda,
oltre 25.000 persone hanno firmato una petizione per chiedere che l’Eurovisone
non si tenga nello Stato ebraico, “alla luce delle violazioni dei diritti umani
commesse da Israele contro il popolo palestinese”. Il sindaco di Dublino Micheal
Mac Donncha ha annunciato che sosterrà un boicottaggio irlandese della
competizione canora a Gerusalemme. Posizioni analoghe sono state espresse da
formazioni della sinistra e laburiste in Svezia e Gran Bretagna.
Da qui
l’intenzione affermata oggi dalla ministra Miri Regev di insistere affinchè
l’Eurovisione si svolga obbligatoriamente a Gerusalemme il prossimo anno per
riaffermare il controllo israeliano sull’intera città e mettere a tacere
critiche e condanne internazionali.