General

Uscita di scena in grande stile in Nigeria

Elnathan
John, Internazionale, 27 maggio 201

Un grande
uomo disse che se bisogna fare qualcosa, tanto vale farla bene. Ok, questa l’ho
inventata. Ma è vero. 
Un camion
che trasporta le bare di persone uccise da pastori peul a Makurdi, in Nigeria,
gennaio 2018. (Afolabi Sotunde, Reuters/Contrasto)
In
qualche modo tutti dobbiamo morire. Non chiedetemi la causa di questo difetto
di fabbrica, nessuno può farci nulla. Ma il modo in cui moriamo, questo è assai
più importante del morire di per sé. Morire senza agitare le acque, senza fare
clamore, è come non aver vissuto. La morte non è né un nome né uno stato, è un
evento il cui successo dipende dall’accuratezza con cui lo si pianifica.
Ecco come
morire in Nigeria.
Santità
incontrovertibile

Un modo di morire è assicurarsi di aver compiuto qualcosa che valga la pena
ricordare. Questa azione non deve essere a fin di bene né esemplare: in Nigeria
quando muori non importa a nessuno se sei stato buono o cattivo. L’unico vero
crimine è morire senza aver fatto qualcosa degno di nota. Come morire talmente
povero che nessuno sa il tuo nome.
In
Nigeria la morte, soprattutto se di qualcuno ricco o potente, conferisce
automaticamente una incontrovertibile santità. Golpisti e ladri del governo
assurgono al titolo di statisti ed eroi della nazione. Scavare nel tuo empio
passato diverrà cosa proibita e sarai beatificato. Potresti addirittura
ricevere onorificenze postume o vederti intitolare strade e università. E, cosa
più importante, i giornali scriveranno della tua sfortunata uscita di scena o
“chiamata alla gloria”. Così la tua morte acquisterà significato. Quindi, per
cortesia, se devi morire in Nigeria acquisisci prima potere e ricchezza. Come
lo otterrai non interessa a me né a nessun altro.
La morte
in un incidente aereo è la più rispettabile per chi non ha titoli da anteporre
al suo nome
Non
morire in compagnia di persone importanti se non hai raggiunto tu stesso
notorietà e ricchezza. Questo è fondamentale! Se te ne vai in giro a morire in
compagnia di un ex capo di governo o di un ex militante, i notiziari
riporteranno che il tale ex presidente è morto in un terribile incidente
automobilistico. Poi magari il resoconto potrebbe continuare con “tra le
vittime anche due persone che viaggiavano con il convoglio”. Nessuno saprà mai
quale delle due persone non identificate fossi tu, o se fossi un uomo o una
donna. Sarai relegato all’oblio senza nemmeno un trafiletto sul giornale.
Non
morire mai insieme a cittadini stranieri, soprattutto se cittadini di nazioni
più ricche della Nigeria o, peggio, insieme a personalità di interesse per il
mendicante governo nigeriano. Perché in Nigeria se non sei importante sei solo
un numero. Che Dio non voglia che ciò accada a te.
L’unica
eccezione a tutto ciò è la morte in un incidente aereo. Questa è la morte più
rispettabile per chi non ha titoli da anteporre al suo nome. Il registro di
volo – tra i pochissimi registri sempre disponibili per la consultazione su
richiesta in Nigeria – permette di conoscere la lista completa dei passeggeri
di un dato volo. Di solito questa lista viene pubblicata e in qualche modo così
il mondo verrà a conoscenza della tua prematura dipartita. Il tuo nome
comparirà per esteso nei notiziari e sui giornali. La tua morte varrà qualcosa.
Evita le
alluvioni e i terroristi

Non commettere l’errore di morire in un incidente su un autobus. Non vorrai
mica essere ricordato con il titolo “A dozzine perdono la vita in un autobus
coinvolto in un incidente”. Perché morire è una cosa, perdere la vita, perire,
un’altra. Se sei sfortunato, il reporter dirà qualcosa del genere “In 25 sono
stati letteralmente stritolati” mettendo l’accento sullo stritolamento
piuttosto che sulla morte. Tutto ciò che la gente vedrà saranno le carni
maciullate. Nessuna faccia. Niente identità. Niente nomi.
Morire in
un’alluvione, un’epidemia di colera, il crollo di un edificio, sono cose
inaccettabili. Piuttosto, meglio morire nel bel mezzo di un amplesso, nel quale
caso almeno un tabloid o un sito di gossip scoprirà il tuo nome e tramanderà la
tua storia. Alla tua famiglia la cosa potrebbe non piacere, ma almeno la gente
saprà il tuo nome.
Uno dei
peggiori modi di morire, comunque, è coinvolti in un attacco terroristico. La
Nigeria non è uno di quei paesi dove le vittime di un attacco terroristico sono
rispettosamente identificate. Dio li giudicherà per aver provato a metterci in
cattiva luce. Noi un tale lusso non possiamo permettercelo. Qui, quando un
terrorista ti uccide, che tu sia uno studente in una scuola o un viaggiatore
per strada, vai a far parte di una cifra o frazione. Un funzionario
dell’Agenzia nazionale per la gestione delle emergenze (Nema) ha dichiarato una
volta che, quando si verificano morti durante un conflitto, l’agenzia ha il
dovere morale di ridurre le cifre per non fomentare la situazione di crisi.
Che
pensiero saggio. Così, se ci sono 200 morti, la Nema potrebbe dichiararne 60.
Oppure cancellare uno zero e dire direttamente 20. Immaginate di finire tra
quelli “ridotti”. Neanche il diritto di contare come uno. Quindi se ti
capitasse di imbatterti in un terrorista deciso a prendere la tua vita,
imploralo. Digli che non hai nulla in contrario a morire per la sua causa.
Pregalo di provare qualcos’altro, magari fare un video o cose del genere.
Perché sarebbe una tragedia dissolversi nell’oblio, senza fanfare.
In
diretta

Un modo grandioso di morire è davanti alla telecamera. Centinaia di persone,
inclusi i bambini nelle loro scuole, possono morire o essere trucidati ogni
mese a Maiduguri senza che ciò turbi lo svolgimento delle attività quotidiane
dei nigeriani. Nelle loro teste, Maiduguri è in un lontano stato del nordest
che potrebbe essere scambiato come una parte del Niger o del Ciad. Nelle loro
teste 160 uccisi nel Borno sono ciò che sono, un numero. Ma se la tua morte
viene catturata dall’obiettivo, perfetto. Allora le organizzazioni non
governative potranno richiedere a gran voce una legge per mettere al bando
qualsiasi tipo di coltello sia stato usato per pugnalarti.
Se sei
fortunato, il tuo nome farà tendenza su Twitter e spunteranno hashtag tipo
#mettiamoifalcettialbando, #victormacellaioColfalcetto,
#albandogliassassinicolfalcettoora, #giustiziaxtolu, #maipiù oppure #ripkevin.
La gente rilascerà interviste e ci saranno centinaia di blog orrendamente
scritti su di te. E, credimi, un hashtag e un post scritto male in qualche blog
con un link al video della tua morte o una tua foto presa da Facebook sono
meglio, molto meglio, di morire come un numero.
L’unica eccezione
è se si muore in quanto persona di una qualche odiata minoranza. Come uno
sciita. O un manifestante del Biafra. Oppure un gay (povero). Se muori da
persona odiata, che ciò avvenga davanti alla telecamera o no, verremo a sputare
sulla tua tomba. Evita semplicemente di far parte di una minoranza. E se
proprio non puoi, allora fa’ del tuo meglio per non morire.
Possa tu
non essere colpito da una morte prematura, ma se ciò accadesse, rendila
abbastanza intrigante da meritare un hashtag.
Non puoi
lasciare la tua morte al caso. Perché, come si dice, morire è umano ma morire
bene è divino. Ok, ho inventato anche questa, ma ci siamo capiti, no?