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Si parla di un referendum sull’aborto anche in Irlanda del Nord

Il Post, 28
maggio 2018

Dove le
regole per interrompere la gravidanza sono molto più rigide che nel resto del
Regno Unito: ma ci sono diversi problemi
Dublino,
Irlanda (Paul Faith/AFP/Getty Images)
Il referendum
sull’aborto
che si è tenuto in Irlanda venerdì scorso ha provocato
diverse discussioni nel Regno Unito sulla possibilità di approvare una nuova
legislazione sul tema anche in Irlanda del Nord. Negli ultimi giorni, hanno
scritto i giornali britannici, diversi parlamentari britannici e organizzazioni
non governative hanno chiesto infatti
alla prima ministra Theresa May di fare qualcosa al riguardo: permettere una
votazione nel Parlamento di Londra oppure organizzare un referendum in Irlanda
del Nord per decidere se introdurre una legge sull’aborto meno restrittiva di
quella attualmente in vigore. È un tema molto grande ma anche difficile da
sbrogliare: c’entrano i rapporti tra governo centrale britannico e Irlanda del
Nord, e una cultura molto tradizionalista che condiziona ancora le posizioni
dei partiti politici nord irlandesi.

L’Irlanda
del Nord non ha la stessa legge sull’aborto di Inghilterra, Scozia e Galles,
dove è in vigore l’Abortion Act,
norma che nel 1967 legalizzò l’aborto in Gran Bretagna. In Irlanda del Nord
l’aborto è permesso solo se c’è il rischio per la vita della madre o per la sua
salute fisica o mentale, mentre non è consentito in caso di stupro, incesto o
malformazioni gravi del feto. Non ci sono invece limitazioni per le donne che
vogliono andare in altre parti del paese per abortire in maniera legale.
Dopo che
l’Irlanda ha votato per abrogare la legge costituzionale che proibiva
l’interruzione di gravidanza, diversi parlamentari britannici – sia Laburisti
che Conservatori – hanno sostenuto che i diritti per le donne riconosciuti in
Gran Bretagna dovessero essere estesi anche in Irlanda del Nord e hanno chiesto
che la questione fosse sottoposta al voto del Parlamento britannico. La
proposta, però, ha trovato l’opposizione sia di Theresa May che del suo
principale alleato in Irlanda del Nord, il Partito
Democratico Unionista (DUP)
, piccola formazione di destra populista
e molto conservatrice che appoggia il governo May.
May ha
sostenuto che, anche volendo, non sarebbe possibile far votare su una materia
del genere il Parlamento britannico, visto che l’aborto fa parte dei temi di
cui sono competenti il Parlamento e il governo nordirlandesi. Arlene Foster, la
leader di DUP, ha appoggiato
le dichiarazioni di May e ha sostenuto che la legislazione sull’aborto è
competenza esclusiva del Parlamento dell’Irlanda del Nord.
A
complicare tutta la faccenda è il fatto che l’Irlanda del Nord è senza un
governo da quasi 18 mesi. Nel gennaio 2017, infatti, saltò l’accordo di
condivisione del potere tra DUP e i repubblicani del Sinn Féin, il principale
partito degli irlandesi cattolici, e i colloqui successivi per tentare di
aggiustare le cose non portarono a niente. Il vuoto di potere in Irlanda del
Nord – che tra le altre cose ha
trasformato
i palazzi del potere a Belfast in una “città fantasma” –
ha portato il governo britannico a farsi carico di questioni che sulla carta
non sarebbero state di sua competenza: per esempio nel novembre 2017 il governo
di Londra approvò il bilancio dell’Irlanda del Nord al posto del Parlamento e
del governo locali.
Per
questa ragione, sostengono parlamentari e organizzazioni non governative
britanniche, May potrebbe intervenire sul tema dell’aborto in Irlanda del Nord,
magari autorizzando un referendum e aggirando quindi l’ostacolo istituzionale
di un voto del Parlamento. Il problema, dicono diversi osservatori, è che
facendolo May rischierebbe di giocarsi l’appoggio di DUP, fondamentale per la
sopravvivenza del suo governo. Secondo Arlene Foster, inoltre, in Irlanda
del Nord ci sarebbero condizioni molto diverse da quelle che erano presenti in
Irlanda prima del voto: nel secondo caso l’interruzione di gravidanza era prevista
da una norma costituzionale, mentre nel primo i limiti all’aborto sono
stabiliti in una legge ordinaria, che quindi potrebbe essere cambiata
tramite l’approvazione di un’altra legge in Parlamento, e non con un
referendum.
Il Guardian ha
scritto
che se si tenesse un referendum sull’aborto in Irlanda del
Nord, molto probabilmente vincerebbe con largo margine la posizione di chi
sostiene una legislazione meno restrittiva. Anche gli ultimi sondaggi
realizzati tra gli aventi diritto nordirlandesi mostrano un ampio sostegno a
favore di leggi meno rigide, per lo meno in alcune circostanze considerate
eccezionali.